Il matrimonio pt.3

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Adrian e Megan scesero i gradini del sagrato, stringendosi per mano. Uno stuolo di persone si era ammucchiato intorno ai due a lanciare riso e petali di fiori bianchi. Deglutii con forza e li guardai da lontano, Patrick mi stava stringendo la spalla. Voleva sostenermi, sapeva bene quello che stavo passando. William, con il suo bastone con la punta argento, si avvicinò agli sposi, sorridendo di buon gusto. Poi abbracciò Megan e subito dopo Adrian, voleva far capire che c'era la sua benedizione in quel matrimonio. Che lui aveva deciso che doveva essere fatto così.
James si affiancò a noi. -Mi dispiace che tu veda tutto questo.- Bisbigliò. Io mi guardai le punte dei piedi, cercando di non scoppiare in lacrime. Il cuore mi stava facendo male. -E mi dispiace aver messo in scena quella farsa con Megan tempo fa, ti ha soltanto fatto ancora più male...- Continuò, infilandosi le mani in tasca. Aveva la voce spezzata dall'emozione, ma non per la gioia di un fratello sposato, ma per la tristezza di un matrimonio costretto. -Non fa niente. È acqua passata ormai.-
Lui mi guardò, stringendo le labbra in una linea sottile. -Timothy voleva venire da te a sentire come stavi, ma aveva paura ad avvicinarsi.-
Alzai entrambe le sopracciglia, sorpresa. -Come mai?-
-Mio padre.-
Tutto divenne improvvisamente più chiaro e mi morsi la lingua per non imprecare. Quel bastardo aveva dato ordine di starmi alla larga e sicuramente aveva minacciato conseguenze gravi, in caso qualcuno avesse disobbedito. -Allora perché non ti allontani? Se ti vede, ti fa fuori come minimo.-
-Sa che non può darmi ordini.- Sospirò. -In quelle condizioni poi.-
Annuii lentamente. -Stasera ci sarà la gara.-
Lui si irrigidì improvvisamente, il suo respiro si era accelerato. I suoi muscoli si tesero sotto alla elegante camicia celeste chiaro. Si passò una mano sui capelli e tossicchiò. Era bello come il fratello. -Sì. Lo so.-
-Patrick gareggerà per me, ma non dirlo a William.-
Patrick imprecò ad alta voce. -Cristo, Mela! Perché gliel'hai detto?-
-Perché so che non è in buoni rapporti con suo padre e non vede l'ora di farlo mettere da parte. Giusto?- Mi rivolsi a James, che annuì con veemenza. -Se posso contribuire in qualcosa, ditemi pure.-
Mi scambiai una lunga occhiata con lo svedese, che alzò gli occhi al cielo. -Sai come modificare un motore di un'auto?-
Lui mi guardò come se avessi appena detto una cosa fuori dal mondo. Poi la sua faccia si aprì in un bellissimo sorriso. -Per chi mi hai preso? Certo che lo so fare!-
Freia ci aveva raggiunti, teneva in mano un cono pieno zeppo di riso. -Non l'hai buttati quelli?-
Lei scosse la testa. -Non c'è proprio un bel niente da festeggiare.- Sospirò. -Di cosa stavate parlando?-
Le spiegai il nostro piano e lei rimase a bocca aperta tutto il tempo. -Beh, decisione abbastanza coraggiosa. Se William lo scopre, siete morti. Ma comunque meglio morti che tra le gambe di un vecchio bavoso.- Rabbrividì e i chicchi di riso si riversarono per terra.
-Dobbiamo scoprire a chi William vuole affibbiarmi, così da manomettergli l'auto.- Intervenne Patrick. James raccolse le braccia sul petto. -Facile. Al senatore Young.-
Pestai un piede per terra. -Addirittura un senatore?-
-È un fottuto maiale, vuole portarsi a letto tutte giovani ragazze, possibilmente non sopra i venticinque anni.-
Freia fischiò. -Un porco a tutti gli effetti. Dobbiamo fare in modo che Melahel non vada a lui.-
Patrick strofinò le dita sulla cravatta. -Per questo ci sono io.-
-Manometto io il motore al senatore.- Disse James. -E Adrian non deve sapere nulla. Ucciderebbe nostro padre senza pensarci due volte.-
Mi si formò uno strano groppo alla gola e la vista mi si offuscò per un attimo. Guardai alla mia destra e vidi Adrian con le mani chiuse davanti a sé, che stava guardando verso di noi. Una strana luce attraversò i suoi occhi, inclinando, poi, lui la sua testa. -Ragazzi, stiamo attenti. Adrian si è già insospettito.- Bisbigliai. Tutti si voltarono ad osservarlo e James imprecò. -Adesso viene qui sicuramente.-
E infatti quel presagio ebbe riscontro subito. Con passo calmo e deciso si avvicinò a noi, scivolando a fianco a Freia, che lo guardò abbastanza male. -Cosa state complottando?-
-Ci stavamo soltanto chiedendo a che ora fosse il pranzo.- Improvvisò Patrick, accomodandosi per l'ennesima volta la cravatta, chiaramente troppo stretta. Adrian assottigliò le palpebre e prese un bel respiro. -Ah sì? Nient'altro?- Girò la testa verso di me ed io trattenni il respiro. Non potevo reggere il suo sguardo duro e serio, era troppo per me. Scossi la testa con veemenza e ingoiai la saliva. James interruppe quel momento di tensione tra di noi. -Ti stanno chiamando i fotografi. Vai o ti perderai lo shooting.-
Il fratello lo fulminò con gli occhi, per poi alzare il mento in aria. -Non è finita qui.- Sentenziò, prima di allontanarsi da noi. Rilasciai l'aria tutta insieme e mi toccai il petto tremante. -Non so se riesco a non farci scoprire.-
Freia mi diede una pacca sulla spalla. -Basta che non resti sola con lui.-
Patrick si schiarì la voce con un colpetto di tosse. -Ci penso io a questo. Al pranzo saremo come una cozza e uno scoglio.- Sorrise, poi abbassò la testa per guardarmi e strinse i denti. -Naturalmente la cozza sono io.-

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