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“Ogni volta che un bimbo dice: ‘Io non credo alle fate’, c’è una fatina che da qualche parte cade a terra morta.”

Louis socchiuse gli occhi e con passo pesante chiuse la porta alle sue spalle, aprendo l'acqua calda della doccia e togliendosi la maglietta grigia. Occhi azzurri non può che guardarsi allo specchio, toccando con ossessione le diverse cicatrici sulla sua schiena, sospirando con le lacrime agli occhi.
Portò la testa all'indietro e lasciò che il calore invadesse la stanza, permettendogli di accecare la sua vista.... Avrebbe fatto di tutto per non vederle più, per non averle più giacenti sulla sua schiena.... Avrebbe fatto di tutto per eliminare quel periodo dalla sua vita.
Occhi azzurri si ricompose e si abbassò i calzoncini e gli indumenti intimi, lasciando che le gocce d'acqua bagnassero il suo corpo formoso, percorrendo ogni difetto ed ogni pregio come un ago. Il 25enne posò il capo contro le mattonelle bianche e scivolò lungo esse, sentendo le gocce scorrere con vigore sul suo corpo martoriato, segnandolo a causa della temperatura troppo alta.
Lo faceva stare bene.
Il moretto aumentò il calore rendendo l'acqua bollente e si chiuse a riccio, stentando nel respirare, annaffando. L'acqua segnava la sua pelle con chiazze rosse, mentre i pensieri agghiaccianti percorreva la psiche del 25enne, facendo nascere mille lacrime mischiate ai singhiozzi limpidi. Le urla impregnavano i suoi ricordi come il profumo impregna una maglia e come un bacio impregna il cuore, drogandolo di oppiacei; il suono della cinghia percorse il suo corpo, fondendo le insucherezze ai respiri irregolari.
Dio se faceva male.
Il moretto portò le mani tra le ciocche dei capelli e li strinse con repressione, alzandosi di scatto e chiudendo l'acqua, boccheggiando in cerca d'aria.

"Louis, tutto okay?" a proclamare quella domanda fu Liam che da sotto la porta aveva visto uscire del fumo. Quella domanda arrivò alle orecchie del maggiore ovattata susseguiti da un fischio leggero

"s-si, tutto bene" rispose dopo diversi attimi, Louis, aprendo nuovamente l'acqua per far intendere al fratello di andarsene. Liam capì il gesto e ritornò nella sua camera.
Occhi azzurri entrò sotto il getto fresco della doccia ed iniziò ad insaponare i capelli sporchi, passando il sapone su tutto il corpo quasi stentando nel toccare le cicatrici rosee.
Le odiava.
Odiare
/o·dià·re/
Provare ostilità verso qualcuno; provare ripugnanza verso qualcuno, provare odio per se stessi, detestarsi.
Possiamo veramente detestarci, odiarci? È possibile odiare un pezzo di noi? Qualcosa che non sappiamo affrontare? Forse non odiamo veramente qualcosa, forse non odiamo noi stessi, forse temiamo l'impatto.
Louis temeva l'impatto e lo nascondeva nell'odio.... Nascondeva la paura degli occhi altrui su di lui, temeva che quel dannato trucco si potesse togliere durante un concerto, rilevando le sue più grandi insicurezze. Si guarda indietro, ma indietro non c'è niente.
Il tempo lo ha fregato perché infame è il suo mestiere e Louis non poteva che bramare ciò che non avrebbe mai potuto avere.
Louis non era un super eroe.
A volte non basta una vita per vivere ciò che si merita e anche se in un minuto ci sono cento secondi, essi non basteranno mai.
Louis avvolse la sua intimità in un asciugamano e si osservò allo specchio, notando come l'acqua gli avesse lasciato segni evidenti su tutto il corpo. Li toccò. Toccò ogni segno lasciato. Non facevano male, ma quel gesto lo attraeva malamente, quel gesto talmente lesionista gli piaceva, lo faceva sentire vivo, annebbiava i ricordi vispi e ruvidi come scomparissero in un 'puff'.
Era possibile sentirsi bene in un gesto malat-
Ad interrompere quel pensiero fu la voce di Zayn proveniente da dietro la porta

"Lou il pranzo è quasi pronto" lo avvertì il minore sotto ordine di Liam. Occhi azzurri e prese un altro asciugamano e lo passò tra i capelli bagnati, aprendo la porta di soprassalto

"grazie, piccolo; mi sistemo e arrivo, tu dai una mano a Liam ad apparecchiare" Zayn annuì al comando e si lasciò scompigliare i capelli cenere per poi scendere al piano sottostante.
Louis si chiuse nella sua stanza e si vestì al volo, aprendo vari cassetti in cerca del caricato per il suo cellulare

"ma è impossibile! Tutte le volte la stessa solfa. Neanche a dire che non glieli compro" bofonchiava tra se è se il ragazzo, buttando sul pavimento I diversi oggetti

"chi ha preso il mio caricatore!?" urlò a pieni polmoni per farsi sentire dal restante della famiglia. Dei 'io no' arrivarono alle orecchie del moretto, facendolo ridacchiare istintivamente, buttandosi di schiena sul letto rifatto. Ad attirare la sua attenzione fu una fotografia sul pavimento:

"1998" lesse il maggiore con un sorriso, osservando con rammarico gli occhi oceano della madre e il neonato tra le braccia della donna

"Niall, piccolo mio" pronunciò con un dolce sorriso il 25enne, accarezzando con il dito il volto del neonato

"eri così piccolo ed innocente... Era ancora tutto perfetto" quelle parole invasero le labbra del ragazzo come fosse aria. Ri-voleva quella perfezione, l'aveva sempre ri-voluta.

"È pronto!" urlò in un richiamo, Liam. Louis posò la foto sul comodino e a passo lento si diresse in salone, accomodandosi al suo posto con un languorino

"ecco a te" pronunciò occhi ambra verso il fratello, mettendoli davanti a sé un piatto di pasta fredda con mais, wurstel e pomodorini

"ti sei superato eh" lo prende in giro il maggiore, facendo ridacchiare i presenti

"in tanto se non ci fossi stato io neanche mangiavate" si atteggiò il 21enne. Louis ridacchiò ed iniziò a mangiare con lentezza e tranquillità, osservando i fratelli con un sorriso.
Era pur sempre un anno che vivevano con lui, ma ogni volta sembrava una visione averli davanti a sé al sicuro.

"Zay, che c'è? Non hai fame?" chiese Louis verso il mulatto, osservando come guardasse il contenuto del piatto come se superasse in un miracolo. Zayn rimase zitto e abbassò il capo, tacendo.

"ehi, che ti ho detto più volte? Voglio sentire quella bellissima vocina" addolcisce la voce occhi azzurri, afferra do per i fianchi il minore è portandolo seduto su di sé, abbracciandolo

"non ti piace?" continuò Louis. Zayn abbassò il capo e rimase zitto. Come aveva insegnato il padre. Questo Louis lo sapeva e stava cercando in tutti i modi di far capire ad ognuno di loro che esperire il loro pensiero, essere se stessi, parlare anche per dire una cazziata era un diritto.

"n-non mi va la pasta... " sussurrò intimorito il minore.
A piccoli passi ci riuscirò, li farò stare bene.

"e qual è il problema? Lo vuoi un ovetto?" gli propose con un dolce sorriso il maggiore. Zayn alzò il capo e annuì ancora indeciso se fidarsi o meno. Avevano paura.

"adesso LouLou te lo fa." continuò a parlare occhi azzurri, posando sulla sedia il fratello e alzandosi per esaudire la richiesta del minore. Zayn mangiava poco e niente, tanto voleva assecondarlo nelle sue richieste

"strapazzato con formaggio e pane tostato, come piace a te" Zayn gli sorrise e puntò lo sguardo verso il riccio come per dirgli: "è bravo".
Louis sa che quel sorriso vale più di mille parole e non può che custodito con fierezza.

Sono un fulmine! Comunque grazie davvero a tutti per il supporto in questo momento... Continuate a votare, a commentare e a condividere la storia, spargete la voce. Grazie

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