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William mugugnò infastidito dalla luce che, penetrante, entrava dalla sua finestra a doppio vetro.
Era possibile che si fosse scordato di tirare le tende? Non gli tornava.
Era un gesto talmente solito, di rootine che, il pensiero di averlo scordato, lo confuse. Eppure si ricordava di averlo fatto. Si buttò il dubbio alle spalle e con lentezza osservò l'ora mattutina sul telefono, decidendo di alzarsi per chiudere le tende e dormire un altro po', ma a bloccarlo fu un peso sul suo fianco: Zack.
Da quanto era lì? Come aveva fatto ad non accorgersene?
Ed in un breve attimo gli tornò in mente ogni episodio di quella notte, notando solo in quel momento di non essere in camera sua, ma in quella del ragazzo.
Adesso si spiegava le tende. Quante volte ancora doveva dire al roscio di dover chiudere le tende quando andava a letto? Eppure erano lì, aperte, a piena vista sul centro di Londra.
Il maggiore, in uno sbadiglio, si alzò spostando leggermente il corpo di Zack da se e chiudendo le tende scure si rimise al suo posto, stringendo, finché avesse potuto, il corpo del ragazzo, osservandone i piccoli articolari che, nel lasso del tempo, aveva imparato a conoscere. Con le dita candide andò ad accarezzare le labbra sottili di Zack, baciandogli la fronte e le guance rossastre, osservando le ciglia lunghe, chiare, muoversi leggermente, infastidito da quei tocchi ripetuti che non lo facevano dormire. William ridacchiò e, rassegnato dai versetti irritati di Zack, smise di agitarlo, limitandosi ad osservandolo con un sorriso morbido. Ben presto, però, ad aumentare il contatto, fu proprio Zack, anche se inconsapevolmente, ad avvicinarsi maggiormente ad occhi grigi ed a sdraiarsi a pancia in giù sul suo petto, attorcigliando le gambe fra quelle di William, mentre una mano legata il collo e l'altra era chiusa in un pugno che stringeva con forza la magia verde del maggiore.
Occhi grigi sorrise a quel gesto, stentando nel credere ai suoi occhi, e socchiuse gli occhi appisolandosi poco dopo con il sottofondo del palpitare agitato del suo cuore.

"buongiorno" bofonchiò occhi grigi cominciando ad accarezzare i capelli rossi di Zack, cercando di svegliarlo dopo ore di sonno. Il minore mugugnò infastidito ed in uno sbuffo leggero aprì i suoi colori, scrutando la figura di William con occhi socchiusi e labbra secche, rosse fuoco. Ci vollero ben tre minuti per far sì che Zack capisse in che posizione si trovasse, ma soprattutto sopra chi si fosse addormentato, facendolo arrossire di botto e spostarsi con velocità. Il maggiore ridacchiò a tale reazione

"guarda che mica modo eh" lo prese ingiro occhi grigi, facendo arrossire maggiormente Zack, che abbassò il capo ed iniziò a giocare con le dita candide nel suo bel pigiamino di batman, comprato poco tempo prima da William in un supermercato.

"scusa... Io non sono abituato..." bofonchiò il ragazzo alzando leggermente lo sguardo per qualche secondo, mentre William non potè che sospirare amareggiato e sollevarlo da sotto le ascelle, portandolo ben stretto fra le sue braccia, seduto sulle sue gambe

"piano piano" gli sussurrò all'orecchio baciandogli il viso morbido e stringendolo a sé.
Zack sorrise lievemente e posò il capo sulla spalla di William mentre, con occhi socchiusi, lo sentiva parlare dolcemente. Di certo, il ragazzo, non era abituato a quei 'trattamenti', se così si potevano definire, di piena attenzione e considerazione, accudenti, e di certo William non gliene faceva una colpa se durante un abbraccio risultava restio o se faticava nell'essere preso in braccio, anzi cercava, anche se in piccoli gesti, di toccarlo spesso, lasciargli coccole leggere, aiutarlo nelle piccole difficoltà o momenti di imbarazzo; cercava di fargli capire che ormai non era più da solo, ma che c'era qualcuno con lui che lo avrebbe sempre aiutato e protetto nelle difficoltà.

"Zaz? Mi stai ascoltando?" Zack mugugnò al richiamo, non riuscendo a tenere gli occhi aperti sotto i tocchi morbidi di William fra i suoi capelli rossi, ricci. Il maggiore ridacchiò e, con un sorriso compiaciuto, gli punzecchiò i fianchi morbidi per farlo svegliare

"su, sveglia principino" lo prese ingiro il maggiore iniziando a recagli del leggero solletico sui fianchi paffuti.

"Williammm" si lamentò il minore divincolandosi fra le braccia di occhi grigi, ridacchiando ampiamente per poi cadere di schiena sul letto con un sorriso smagliante.

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