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"Peter Pan non solo non aveva madre, ma non provava neppure il desiderio di averne una. Le riteneva persone sopravvalutate."


Zack sbuffò lentamente entrando dalla porta di casa chiudendola con velocità per poi posare le innumerevoli buste della spesa sul tavolino in legno, scansansando i diversi rifiuti lasciati dalla madre in giro per la casa.

"Zack!" venne richiamato con un filo di voce. Il roscio sospirò e strinse il bordo del tavolo, ignorando il richiamo. Sapeva cosa volesse.
Zack si sistemò i capelli scompigliati e sospirò afferrando una busta per raccogliere gli innumerevoli rifiuti, stando attendo ai vetri sporchi e alle siringhe usate.

"Zack" lo richiamò la donna dalla propria camera da letto. Zack la ignorò nuovamente ed iniziò a sistemare la spesa.
Osservò intorno a sé i mille aghi usati ed un cucchiaino sporco, deformato dalla fiamma ampia dei fornelli. Prese il bordo del manico con un fazzoletto e lo buttò nella busta nera che pian piano si colmava.
Pulì la cucina da cima a fondo stando attento a non pungersi o graffiarsi con le siringhe usate, buttando ogni convenzione di cibo, lavando ogni piatto sporco ed ogni fornello unto, mentre con pazienza iniziò a pulire il pavimento macchiato. Riordinò il salone e le camere, ripulendo con una pezzetta acetata il restante di cocaina sul tavolo in legno, buttando ogni striscia di carta ed ogni bottiglia di alcol. Sprimacciò i cuscini del divano, spolverò ogni mensola ed ogni scaffale, lavò i vetri, spazzò le scale e lavò le lenzuola ed i vestiti stendendoli sul piccolo balcone.
Osservò la madre dormire sul pavimento della propria camera con ancora il braccio segnato, macchiato da una puntina di sangue ampia e da lividi violacei, mentre il corpo sottile, magro tremava fra i sogni ed i capelli, sporchi, lunghi, trascurati le coprivano il viso scavato e gli occhi verdi, smeraldi scuri. La prese con fatica e la portò nella vasca ricolma di schiuma, facendola svegliare fra le lunghe strofinate e le morbide carezze.

"Zack" lo richiamò la donna dai folti capelli rossi. Zack gli sorrise tirato e continuò ad insaponargli il corpo segnato

"ho preparato la cena, mamma. Hai fame?" gli chiese dolcemente il ragazzo, sciaquandola con lentezza, stando attendo alle ferite ancora aperte ed ai lividi ancora doloranti.

"no" rispose assente la donna, tremando. Zack sospirò e le sciaquò I capelli mossi, uguali ad i suoi.

"non puoi non mangiare. Ti prego" la supplicò asciugandola. La donna sospirò e si sedette, con l'aiuto del figlio, sul water bianco

"dammi le braccia" affermò rassegnato il ragazzo, fascia do e disinfettando i buchi della donna, del ritratto della madre.
Zack respirò lentamente e con violenza sbattè una confezione di zuppa nel microonde, mandando al diavolo l'idea precoce di cucinare una cena decente. Con lentezza osservò le varie bollette da pagare e si mese a fare i conti tra una cucchiaiata e l'altra, ignorando a fatica quella bevanda più che insapore.
Iniziò a studiare con fatica, ripetendo sfariate volte per la strada di andata del pub in cui lavorava come cameriere, sbirciando il libro di tanto in tanto fra le piccole pause e tra un una birra e l'altra che serviva al bancone.
Odiava il rumore chiassoso di quel posto eppure non poteva che adeguarsi a ciò che la vita gli aveva riservato: abbandonato dal padre e figlio di una tossica che gli rubava sotto il naso. Una tossica è tutto ciò che aveva e tutto ciò a cui si appigliava pur di vivere.
Questo era il vero Zack.

"scusami?" lo richiamarono dalle righe sottolineate del libro, intento a ripetere da più di mezz'ora sotto le note di Ariana Grande.
Zack sobbalzò distratto e fine uno dei suoi sorrisi migliori osservando il ragazzo dagli occhi grigi.

"mi dica signore" pronunciò il ragazzo osservando curioso I capelli lisci, neri ricadergli sugli occhi grigi, chiari. Si perse in quel colore dannatamente familiare e si incantò davanti le labbra rosse e la pelle latte, ammirando i piccoli tatuaggi scoperti dalle maniche sollevate della camicia bianca.

Littles Peter Pan Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora