“Annastasia sbrigati, stiamo facendo tardi e siamo sole, dobbiamo tornare a casa”.
“Si amo, ora andiamo”. Ci avviamo verso casa a piedi, perché era tardi per poter prendere il pullman e come delle geni avevamo deciso di venire a piedi e no con la mia macchina. Appena varchiamo l’angolo però, vediamo un Gruppo di ragazzi che ci fischiavano e facevano commenti su di noi.
“Ragazze, che fate tutte sole, venite qui state con noi, possiamo passare il tempo insieme” Io e Annastasia aumentammo il passo per arrivare subito a casa, ma uno di loro afferrò la mia amica per il braccio e iniziava a toccarla. Io volevo reagire ma mi bloccarono e nel frattempo ridevano e dicevano cose pervertite. “lasciateci stare vi prego” disse Annastasia piangendo e dimenandosi. “e dove volete andare, ormai siete nostre per stasera” “noi non siamo di nessuno pezzi di merda”. Annastasia stava piangendo mentre uno di loro era riuscito ad insinuarsi nelle sue mutandine alzandole il vestito. Io presa dalla rabbia riuscì a liberarmi e prendendo un sasso lo lanciai in testa all’aggressore di Annastasia e prendendola per mano riuscimmo a scappare e arrivare a casa.
“Amò scusa è colpa mia” mi sentivo tremendamente in colpa per quello che era successo ad Annastasia. “ amò non è colpa tua, ma colpa loro che sono dei bastardi pervertiti”. Quella notte non riuscimmo a chiudere occhio e rimanemmo con il costante pensiero se quello fosse morto o vivo. “amò” mi chiamo Annastasia venendo nella mia stanza. “dimmi amò” “posso dormire qui con te?” lei era super spaventata e si vedeva che ancora era turbata, giurai a me stessa che se non fosse morto quel bastardo l’avrei ucciso io con le mie mani. “certo amò vieni qui” dissi io accogliendola sotto le coperte e abbracciandola. L’indomani decisi di uscire per andare a prendere la colazione e siccome Annastasia dormiva, decisi di uscire da sola.
Arrivata al bar, mi senti chiamare. “Grazia?” mi girai e rimasi sbalordita dalla persona che mi trovai davanti.
“Don Salvatore” dissi io correndo ad abbracciarlo “come sta?” “bene pccre e tu come stai?” Don Salvatore era il papà di Ciro il mio migliore amico, lo conosco da quando ero una bambina e fin da subito, mi ha voluto un bene pazzo come se fossi una sua figlia. “io sto bene e Ciro come sta? E da tanto che non lo sento” lui fece uno sguardo dispiaciuto e poi mi rispose con un sorriso amaro sul volto. “Ciro è stato arrestato” io a quelle parole ci rimasi male, ma non potevo giudicarlo, sapevo quello che faceva, lo so da quando l’ho conosciuto la prima volta.
Flashback (incontro fra Ciro e Grazia)
“non ce la faccio più Anna quando vieni qui? Mi manchi” dissi io alla mia amica al telefono. Avevo appena finito una giornata di scuola stressante, facevo la seconda media e siccome stavo aspettando il pullman, decisi di chiamare la mia amica al telefono.
“Amò ti chiamo fra un po’ che ora sto nel pullman, aspetta mezz’oretta” decisi di mettere le cuffie e aspettare il pullman. Ad un tratto a me si avvicinò un ragazzo, era molto carino, capelli neri e gli occhi neri, fin da subito capii che fosse più grande di me. “ehi pccre, che fai qui da sola?” “aspetto il pullman per tornare a casa e tu…” Non so perché ma mi metteva ansia.
“Cre tien paur e me?” “no” “e allor, come ti chiami?” decisi di rispondere alla fine pensai che non poteva avere cattive intenzioni con una bambina.
“Piacere Grazia Esposito” lui mi sorrise e si sedette affianco a me. “io sono Ciro Ricci, il figlio del boss, lo conosci?”
“No mi sono trasferita da poco qui, vengo dalla Basilicata io” “ah ecco perché hai l’accento diverso… quanti anni tien pccre” “dodici e tu?” “uaa sij pccrell, ij n teng sedici” Parlammo quando ad un tratto, lui si alzò e mi chiese di andare con lui.
“Dove andiamo?” chiesi io “Andiamo a casa mia, vieni ti faccio conoscere il boss” io ero spaventata all’idea, ma non sapevo per quale motivo, mi fidavo di lui. Andammo a casa sua e appena arrivammo ci venne ad aprire un ragazzo che ad occhio sembrava più grande di Ciro di qualche anno.
“pie e papà?” chiese Ciro. “ è in cucina trasit” Ciro entrò e mi tirò con se, mentre il fratello mi squadrava dalla testa ai piedi, giustamente… mi guardai intorno e avevano una casa enorme, a confronto la mia era una stalla. Ciro mi chiamò e mi invitò a seguirlo in cucina.
Entrammo in cucina e io mi sentivo in imbarazzo e fuori luogo in quel posto.
“ permesso” dissi io entrando. Un signore, che dedussi fosse il padre di Ciro, si alzò e mi sorrise. “tu chi sei?” metteva ansia ma decisi di non farmi vedere debole e mi presentai. “Sono Grazia Esposito signore” “ma non sei di Napoli vero?” possibile che si notava così tanto? B
“No non sono di qui signore” “sono Don Salvatore pccre, non signore, mi fa sentire vecchio” disse lui ridendo. Dopo si avvicinò a me il fratello di Ciro
“piacere io sono Pietro il fratello maggiore di Ciro, benvenuta” fin da subito mi sentii accolta e man mano che passavano i giorni io e Ciro legammo sempre di più, al punto che alcune volte rimanevo anche a dormire a casa sua.
Fine flashback
Dopo aver preso la colazione, tornai a casa, ma mentre arrivai, trovai i carabinieri che stavano parlando con Annastasia che stava piangendo.
“Grazia Esposito?” “si sono io” risposi in modo educato. "Mi deve seguire lei è in arresto per l’omicidio di Antonio de Luca".
Fu lì che capii che la mia vita sarebbe cambiata per sempre. Ma alla fine ero contenta che quella merda fosse morta, ora mancava solo un altro del gruppo che l’avrebbe pagata.
Questo era il primo capitolo, scusate ma non sono napoletana e quindi scusate se scrivo male le parti in napoletano.
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Sei solo mia- Edoardo Conte
Fanfiction"perché sei mia, non me ne frega un cazzo di nessuno, e se ci separano, sono capace a venirti a trovare in cima al mondo..." *linguaggio esplicito* *contiene parolacce* *Scene di violenza* 🔞🔥 Ci tengo a precisare che questa storia è interamente in...