capitolo 26

915 25 8
                                    

Da quando la direttrice ci ha convocati, io ed Edo stiamo attenti a non farci beccare da nessuno, quando siamo davanti agli altri, facciamo finta che tra noi c'è solo una forte amicizia. Questa cosa però anche se è l'unica soluzione, a me dà fastidio, perché giustamente io non posso dire nulla.

Flashback
La professoressa a lezione ci disse che nel pomeriggio sarebbe arrivata una nuova ragazza per farci il corso di scultura. Ero insieme a Ciro ed Edoardo e ci stavamo recando in laboratorio, fino a quando il comandante non chiamo ad Edoardo.
"Edoá vien Ca', aiuta la ragazza ad entrare l'argilla". Io insieme a Ciro notammo che era davvero una bellissima ragazza, Edoardo anche non perse tempo e subito si diresse ad aiutarla senza staccarle gli occhi di dosso. A me salí un nervoso, che Ciro notò che strinsi i pugni.
"Pccrè, lo so dà fastidio, ma non puoi fare o dire nulla, tranquilla che Edoardo non fa nulla, perché sa che poi intervengo io e non penso gli convenga più di tanto".
Io sorrisi alle parole di Ciro e mi calmai, senza però togliere gli occhi di dosso ad Edoardo.
Entrammo nel laboratorio, e subito notai questa ragazza ed Edoardo parlare, lei sorrideva ad ogni cosa che diceva e non smetteva di guardarlo.
In un momento, volevo andare lì e baciarlo davanti a lei, per farle capire che è off limits, ma non potevo fare nulla, solo guardare.
Mi sedetti al mio posto ed Edoardo si mise davanti a me, invece Ciro si sedette dietro di me.
Iniziammo la lezione e dopo un po' bussarono alla porta, entro la ragazza che disse che il disegno era pronto, non me ne fregava un cazzo e quindi iniziai a scarabocchiare il foglio, fino a quando non sentii "pccrè". Alzai la testa e notai che Edoardo, il mio Edoardo stava chiamando a quella Edoardo.
Non riuscivo a stare un minuto di più in quella stanza, alzai la mano e dopo che la professoressa mi diede il tempo di uscire, io mi alzai e uscii fuori.
Lui nemmeno se ne rese conto che fossi uscita, continuava a vedere lei e ascoltarla incantato.
Uscì fuori e presa dalla rabbia tirai un calcio al muro, per poi sedermi e accendermi una sigaretta.
"Sai che così ti saresti potuta fare male" alzai lo sguardo e notai un ragazzo vicino a me, davvero carino che non avevo mai visto prima. "Bhe, sono abituata" dissi io. "A farti male?" Chiese lui. "No, a soffrire" lui si sedette vicino a me e io lo guardai.
"Non ti conosco, ma posso dedurre sia per colpa di qualcuno" mi disse lui "si infatti, comunque io sono Grazia". "Sì lo so, mia sorella mi ha parlato di te" io corrucciai le sopracciglia. "Tua sorella?" "Sì mia sorella Silvia" era il fratello di Silvia, ecco perché aveva dei lineamenti conosciuti. "Piacere, comunque io sono Matteo" continuò poi porgendomi la mano, che io afferrai educatamente.
"Come mai sei qui?" Chiesi io. "Bhe sai, amicizie di merda, la scuola, un po' di cose" "vai a scuola?" Chiesi io portando la sigaretta alle labbra. "Sì, ultimo anno di liceo" ah quindi era più piccolino di me, eppure non sembrava. "Ah bhe ti capisco, io quando ho fatto l'ultimo anno di liceo sono uscita a stento, avevo un sacco di assenze, perché non avevo tanta voglia di andare" lui ridacchiò "si, anche io anche se penso che ormai il diploma non lo prenderò più" disse lui guardando davanti a sé. "No, anche qui studi, quindi potrai prenderlo tranquillamente".
"Non pensavo fossi più grande", disse lui. "Ah sì invece, ho 19 anni, io pensavo che tu fossi più grande invece" sorrisi guardandolo. "eh invece sono un ragazzino di 18 anni, brutto anche" io alzai un sopracciglio. "Perché dici così?" Lui mi guardò "ho sempre avuto problemi di autostima, poi le ragazzine mi mettevano da parte, perché dicevano che ero un camorrista brutto, solo perché mio padre lo è. Quindi questo mi ha portato a non credere in me stesso" "bhe io penso invece, che non sei brutto, anzi sei un bel ragazzo. Poi ti racconto una cosa, anche una persona a me speciale è un camorrista, e ormai da qualche anno è diventata la mia famiglia. Quindi lascia perdere il giudizio degli altri, anche io mi sento brutta alle volte, bhe spesso... Ma poi mi guardo allo specchio e mi dico: tu sei bella, sei bella interiormente ed è quello che conta" lui mi ascoltò e mi rispose "sai che anche tu sei molto bella, e anche se ti conosco da mezz'ora, penso che tu sia una ragazza bella anche interiormente" io gli sorrisi.
Continuammo a parlare e mi fece ridere, uno sconosciuto che mi ha fatto ridere, era difficile da credere ma era così. Ad un tratto sentimmo arrivare qualcuno, io buttai la sigaretta di corsa e alzando la testa notai che era Ciro. "Grazia, stavi fumando?" Mi chiese lui. "No, comunque lui è Matteo" feci le presentazioni cercando di cambiare discorso. "Matteo, lui è Ciro il mio migliore amico, colui di cui ti stavo parlando prima." Ciro mi disse "non la passi liscia, dopo ne parliamo" disse riferendosi alla sigaretta.  Matteo dopo un po' se ne andò in cella e io rimasi con Ciro fuori.
"La professoressa, ha visto che non stavi tornando e ha mandato a cercarti" "sto bene" dissi io "oh bhe sì... Ho visto, eri in dolce compagnia" ridacchiò ghignando. "Quanto sei cretino, era qui e si è fermato a parlare con me, sai è nuovo e non conosce nessuno"
Dopo un po' vedemmo uscire gli altri dalla classe e il mio sguardo subito cadde su di LUI.
Ciro mi girò la testa verso di lui "non gli guardare, ti fai solo del male" aveva ragione, ma non riuscivo a non guardarlo.
Mi alzai e seguita da Ciro, entrai nel campetto andando dalle altre, mentre Ciro entrò nel campetto dei ragazzi.
Stavo seduta sulla panchina mentre aspettavo le ragazze, fino a quando non mi si avvicinarono, le due oche. "Vedo che ti ha subito rimpiazzato Edoardo, sai adesso preferisce un altra ragazzina a te" io le risposi "hai detto bene Carmè, un altra ragazzina, evidentemente non gli interessano più le donne Troie" lei subito si avventò su di me, cercando di tirarmi i capelli, ma una voce dietro di lei la fermò.
"Carmé, vattin"
Era la sua voce e sentirla, anche se ero arrabbiata con lui, mi faceva sempre sorridere, solo che non posso essere sempre quella che lo cerca per prima e non posso cedere, ne va della mia dignità di donna.
Non mi girai nemmeno e me ne andai verso le celle, non volevo stare qui, perché se sarei rimasta ancora qui avrei ceduto da un momento all'altro e non potevo rischiare. Lui mi chiamava, ma io non mi girai, fino a quando non mi sentii afferrare dal polso ed essere trascinata vicino al muretto, il nostro muretto. "Pccrè, che hai?" Avrei voluto picchiarlo, ma mantenni la calma . "Allora che hai?" Insistette lui, ma io abbassai lo sguardo e non lo guardai. Lui subito mi alzò il mento. "Che hai Grazia?" Mi scansai da lui. "Che ho? Davvero me lo stai chiedendo? Non mi calcoli per tutto il giorno, stai con la ragazzina del laboratorio e per di più non ti sei nemmeno reso conto che io sono uscita. Ah e sai una cosa, ho conosciuto un ragazzo bellissimo chissà magari-" non mi diede il tempo di parlare che mi mise una mano intorno al collo, non mettendo pressione, ma solo per far si che lo guardarsi negli occhi e mi spinse vicino al muro guardandomi negli occhi. "Punto uno di calmi, punto due non potevo farmi vedere con te, anche se avevo voglia di sfilarti quei pantaloncini del cazzo che ti sei messa e farti urlare il mio nome davanti a tutta la classe. Punto terzo, tu non hai conosciuto nessuno, perché l'unico che può baciarti, toccarti o farti ridere sono io" si avventò sulle mie labbra e fu lì che mandai a puttane il mio orgoglio e ricambiai il mio bacio. Fortunatamente da qui non ci poteva vedere nessuno. Mi mise le mani sotto le cosce e io con un salto, mi avvinghiai intorno al suo bacino e appoggiai la schiena vicino al muro. Lui si staccò e mi disse: "sei mia Grazia Esposito, una volta caduta nella mia trappola non ne esci facilmente" "non voglio uscire dalla trappola, penso che questa sia la trappola più bella in cui sono entrata, Conte" dico sorridendo. Ci baciammo ancora e poi tornammo in cortile facendo finta di nulla, io dalle mie amiche e lui dai suoi amici.

Sei un caso perso Conte, ma penso di amarti anche per questo. Ci scambiammo un sorriso e subito tutta la giornata negativa me la buttai alle spalle. Era questo il potere che aveva lui, bastava un semplice bacio o sorriso e mi faceva dimenticare tutto. 

Sei solo mia- Edoardo ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora