Capitolo 5

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Zack lo invitò e seguirlo e insieme entrarono nella falegnameria che distava appena una casa dalla panetteria dove Tom aveva comprato marmellata e cioccolato. Ci era passato davanti prima ma non ci aveva prestato particolare attenzione, evidentemente se avesse saputo che quello era il posto dove Zack aiutava suo padre con il lavoro lo avrebbe tenuto sicuramente sott'occhio.
"Ho portato il materiale per domani, lo metto nella porta sul retro" esclamò Zack appena varcata la soglia dell'ingresso.
Il posto era anch'esso un luogo piccolo dalle pareti chiare, un bancone e sul retro un grande tavolo che probabilmente fungeva da piano di lavoro. C'era un piacevole odore di legno, travi, trucioli, cortecce, attrezzi e forme di tronchi intagliati di ogni tipo dappertutto e lo spazio per muoversi era ben poco. Bastava a malapena per far entrare un paio di clienti alla volta, pensò Tom.
C'era un altro ragazzo dietro al bancone, intento ad intagliare un rettangolo di legno.
"Bentornato Zack" gli disse distrattamente, troppo concentrato nelle sue attività per prestargli attenzione. Sembrava avessero più o meno la stessa età, forse anche lui non andava più a scuola e aveva scelto di cominciare a lavorare in falegnameria.
"Seguimi" gli disse, e Tom obbedì silenziosamente.
"hey hey!" Esclamò l'altro di punto in bianco, alzando la testa e guardando Zack.
"Chi è questo qui?" chiese contrariato.
"Un mio amico" rispose Zack come se portare qualcuno sul posto di lavoro all'improvviso fosse la cosa più normale del mondo. Tom aveva deciso di seguire Zack nella falegnameria, ma non aveva pensato al fatto che quello fosse un negozio dove la gente lavora e che quindi lui potesse essere di troppo disturbo, e a causa di questa sua inconsapevolezza si sentí a disagio.
"Zack non puoi portare qui chi ti pare e piace senza un motivo" gli disse.
"C'è un motivo"
"Tu dici? E quale sarebbe?"
"C'è... il gruppo" disse, marcando bene le ultime due parole quasi come se volesse sottolinearle in qualche modo, e l'espressione del ragazzo dietro al bancone parve mutare leggermente. Non rispose niente, ma incrociò le braccia aspettando che Zack continuasse e si spiegasse meglio.
"Lui non abita qui. Non conosce certe cose, vorrei che restasse con me fino a quando non abbiamo finito"
Tom non sapeva che cosa fossero queste "certe cose" che non conosceva, però l'altro sembrò capirlo perfettamente, come se fossero riferite a qualche ricordo o storia passata che lui e Zack condividevano e che Tom non sapeva.
"Tu..." continuò il tipo sospirando. Avrebbe voluto dire qualcos'altro, ma Zack aveva centrato perfettamente il punto e non gli venne in mente nulla con cui replicare.
"Se è mio padre che ti preoccupa, stai sicuro che non tornerà prima di stasera. Non lo verrà a sapere, e poi lui se ne starà buono e in silenzio, non ci darà nessun fastidio"
"Fate come volete" rispose il ragazzo dopo un breve pausa, e tornò a intagliare il suo pezzo di legno.
Tom non aveva compreso a pieno quel discorso, ma seguí Zack a testa bassa senza aprire bocca. Non doveva essere di alcun disturbo e comportarsi come lui gli diceva, almeno così si sarebbe sentito un po' meno in imbarazzo. Arrivarono nella stanza sul retro e Zack posò il sacco che aveva trasportato sulla spalla in un angolo. Tom si guardò intorno, osservando con attenzione gli attrezzi appesi al muro e le tavole di legno sul grande tavolo. Ai lati c'erano anche delle panche, anch'esse in legno, con altri sacchi posati sopra.
"Ti piace?" gli chiese Zack poi, notando il suo sguardo interessato.
"Non sono mai entrato in una falegnameria" rispose lui e Zack sorrise. Ora che si notava meglio, aveva ancora le gambe con qualche graffio e qualche livido sparsi qua e là. Forse erano il risultato di qualche piccolo incidente causato al lavoro.
"Io ho quasi finito, puoi sederti da qualche parte e stare tranquillo" gli riferì in tono gentile e Tom fece come gli era stato detto.
Zack continuò a uscire e rientrare da quella stanza per un'oretta circa, scambiando qualche battuta con il ragazzo dietro al bancone che però Tom non capiva e lo osservava attentamente quando spostava le travi di legno o quando sistemava i Sacchi uno accanto all'altro. Sembrava un lavoro molto faticoso ma Zack pareva svolgerlo con estrema facilità. Alla fine, lo invitò ad alzarsi e ad uscire insieme dal negozio, alla chiusura e alle ultime mansioni ci avrebbe pensato l'altro ragazzo. Fuori il cielo era già diventato scuro e l'aria gelida della tipica sera d'inverno cominció a farsi sentire.
Il villaggio era popolato solo dalle ultime persone che percorrevano la strada principale per tornare alle loro case e illuminato dalle luci dei negozi che di lì a poco avrebbero chiuso.
"Mi dispiace che sia già sera, purtroppo oggi c'erano parecchie cose da fare anche se speravo di finire un po' prima dal momento che eri qui" disse Zack notando che era già piuttosto tardi. Quando aveva visto Tom nel suo villaggio era rimasto abbastanza sorpreso. Era sicuro che fosse la sua prima volta dato che era un luogo abbastanza piccolo e dopo un po' finivi per imparare a memoria le facce di tutti coloro che ci abitavano o che venivano abitualmente da fuori come ad esempio i fornitori di farina e latte della panetteria, e Tom non lo aveva mai visto lí prima di quel giorno. Inoltre sembrava anche abbastanza spaesato, come se si trovasse in un ambiente totalmente diverso da quello che aveva sempre visto, ma d'altronde lui veniva dalla parte opposta del bosco dove c'era un villaggio decisamente più benestante e non era per niente abituato a quello stile di vita così differente.
Il gruppo di cinque ragazzi che se ne stava seduto alla panchina di legno era situato ancora nello stesso punto di prima, era molto probabile che non si fossero neanche mai spostati. Parlavano sottovoce di qualcosa, gli unici suoni in quella serata d'inverno.
"Ti accompagno a casa" gli disse poi.
Tom lo guardò incuriosito da quella frase improvvisa.
"Oh, non è necessario, non devi disturbarti" gli rispose.
"Non era una domanda" disse Zack fermo, mantenendo sempre quel suo tipico lieve tono di voce divertito.
"Ma Zack-" cercò di ribattere Tom, ma lui fu più veloce e lo interruppe.
"È tardi, e poi vorrei approfittarne per parlare un po' visto che oggi non ne abbiamo avuto modo" insistette lui.
"Zack davvero non voglio disturbarti" rispose ancora Tom. L'idea che Zack volesse addirittura accompagnarlo a casa gli sembrava assurda e lo rendeva nervoso. Si conoscevano appena da un paio di incontri e già stava succedendo tutto quello. Non che gli dispiacesse ovviamente, anzi, si trovava molto bene in compagnia di Zack, però non voleva causargli questo disturbo e spingersi così oltre. Era andato in quel villaggio soltanto per vederlo, ma tutto quello che era successo era già più che sufficiente per lui, non serviva che lo accompagnasse persino direttamente a casa. Non era ancora pronto.
" D'accordo allora, andiamo" disse sorridendo e cominciando ad avviarsi. Tom rimase fermo con il cuore che aveva iniziato a battergli forte nel petto. Aveva ignorato completamente le sue parole ed era anche molto deciso a portare a termine ciò che aveva detto.
"Il tuo villaggio dovrebbe essere di là, vero?" disse girandosi a guardare Tom. Era rimasto fermo davanti alla falegnameria con le gambe che tremavano dal freddo e le mani nelle tasche della giacca.
"Non cambierò idea, perciò cammina" e Tom obbedì. I due cominciarono a camminare fianco a fianco, Zack che ogni tanto dava un'occhiata al cielo con la giacca slacciata e le mani lungo i suoi fianchi e Tom con il naso affondato nel morbido tessuto della sua sciarpa.
"Zack" disse poi, mentre si avvicinavano al bosco.
"Dimmi" rispose allegro. Tom non aveva detto più nulla da quando si erano avviati ed era contento che avesse ricominciato a rivolgergli la parola.
"Perché hai voluto accompagnarmi fino a casa?" gli domandó a bassa voce.
"Te l'ho detto no? Perché volevo parlare un po' con te" rispose guardandolo.
"Però fino a poco fa non hai detto nulla. Se avessi voluto parlare con me avresti sicuramente tirato fuori qualcosa" continuò, sentendosi in colpa per ciò che aveva detto. Forse avrebbe dovuto semplicemente annuire e tenere la bocca chiusa.
"Noti tante cose, tu" continuò Zack impressionato da quell'osservazione. Era vero d'altronde, perché se lui aveva intenzione di parlare con qualcuno conversava tranquillamente di qualsiasi argomento e non si faceva problemi a cominciare tirando fuori qualcosa di cui parlare, anche se inutile o stupida.
"In realtà nel mio villaggio c'è un gruppo di ragazzi che ha causato alcuni problemi, diciamo cosí" aggiunse dopo una breve pausa. Non c'era bisogno di pensarci molto, era giusto che Tom sapesse a che cosa era dovuta la sua decisione e di dirglielo senza girarci troppo intorno o nasconderglielo. Aveva degli occhi che sembravano il riflesso totale dell'innocenza, però non era stupido e certe cose le avrebbe potute capire tranquillamente.
Tom pensó subito al gruppo di ragazzi seduto alla panca di legno che Zack aveva tenuto d'occhio. Forse si riferiva a quello, quando aveva detto al ragazzo dietro al bancone che c'era "il gruppo".
"Oh... quelli che stavano seduti sulla panchina?" chiese per sicurezza.
"Sí, loro. Se ti avessero notato, sono certo che ti avrebbero fatto qualcosa. Non sei una faccia conosciuta lí, è come se per loro tu fossi solo un nuovo arrivato che non conosce le regole"
Tom non sapeva che cosa fossero queste "regole" che non conosceva, ma preferiva non chiedere. Aveva capito però che probabilmente vedendolo da solo, quei ragazzi avrebbero potuto magari picchiarlo o rubargli qualcosa, anche se con se aveva appena qualche soldo e le cose comprate in panetteria. Ne aveva sentito parlare da suo padre, di queste persone che assalivano gli altri e rubavano loro tutto ciò che avevano e gli aveva sempre detto di fare attenzione, ma lui non ci aveva pensato più di tanto. Forse Zack gli stava parlando proprio di questo pericolo.
"Però se adesso stai accompagnando me, poi tu dovrai tornare da solo" gli fece notare.
"Non è un problema, non è la prima volta che mi capita, non può succedermi niente. Io sono una persona molto forte, lo sai?" disse in tono scherzoso. Tom sorrise, però lo aveva osservato lui stesso mentre sollevava quelle travi dall'aria pesante, perciò era vero.
Distolse lo sguardo e arrossì un po'.
"Cosa c'è, vuoi metterlo in dubbio forse?" lo stuzzicò Zack notando che non lo guardava più.
"No no, sono sicuro che tu sia la persona più forte del mondo" disse Tom divertito dalla sua reazione.
"Meglio per te"
"Zack" disse ancora Tom dopo una breve pausa di silenzio e Zack lo guardò. Quando lui lo chiamava per nome si sentiva come se gli stesse dando un'attenzione in più e gli piaceva. Si sentiva considerato, a differenza di quando stava con la sua famiglia. Suo padre lo teneva fisso nella falegnameria e gli rivolgeva la parola quasi solo per questioni di lavoro, quando non c'era andava a bere alcol con gli amici o se era a casa leggeva sempre il giornale o dormiva sul divano, escludendo tutte quelle volte che cominciava a urlare a volte senza neanche un motivo. Sua madre invece usciva raramente ma era costantemente indaffarata nelle faccende domestiche e non aveva voglia di parlare.
"Dimmi"
"Quando tornerai a casa che cosa farai?" gli chiese per curiosità. Era una domanda un po' campata per aria, però gli sembrava interessante sapere che cosa faceva Zack al di là del lavoro e forse avrebbe potuto aiutare a conoscerlo meglio.
"Non so. Mi butto sul letto e dormo, sono stanco morto" rispose alzando gli occhi al cielo e osservando le stelle sopra di loro. Tanti piccoli puntini luminosi che illuminavano il sentiero nel bosco che stavano seguendo per riportare Tom a casa.
"Non vorresti mangiare qualcosa prima? O non so... fare un bagno caldo?"
"Sí... forse" rispose Zack sbadigliando, ma pareva avere la testa altrove.
"Se hai voglia fallo. È molto utile per riposare meglio" gli consigliò.
"Ti preoccupi per me? Vuoi che io riposi meglio?" chiese Zack sorridendo ancora. Tom distolse lo sguardo e riprese a guardare le sue scarpe che passo dopo passo affondavano nella neve soffice e gelida.
"Un po' " rispose timidamente.
"Ma se non vuoi fa niente, era solo... era solo per dire" continuò a bassa voce, quasi come se si volesse scusare per la sua invadenza. In fin dei conti quello che Zack faceva una volta tornati a casa era affar suo e non spettava di certo a lui decidere.
Tra parole e pensieri, attraversarono con un salto il piccolo corso d'acqua, Zack con un semplice e abile balzo mentre Tom in modo più goffo e continuarono a camminare.
"Vedrò. Grazie per il consiglio comunque" gli rispose contento.
Giunsero al villaggio, dove si percepiva un'atmosfera più allegra e serena. I negozi erano tutti chiusi, ma la strada principale era illuminata da qualche lampione. C'era qualcuno che come loro camminava sotto il cielo stellato per godersi la tranquillità di quella serata. Tom guidò Zack fino al portone di casa sua ed entrambi si fermarono per dirsi le ultime parole di quella lunga giornata.
"Sono arrivato" disse leggermente imbarazzato. Zack osservò casa sua in un primo momento sgranando gli occhi, e poi riacquisendo gradualmente un'espressione di nuovo normale.
"Senti Tom, sabato sei libero? Nel fine settimana io non lavoro, se vuoi possiamo vederci" gli chiese.
"Sì!" rispose Tom, forse in modo più entusiasta di quanto avrebbe voluto. Era felice di incontrare Zack e trascorrere del tempo in sua compagnia, ma non voleva che si notasse troppo. Zack notando il suo entusiasmo sembrò rallegrarsi ancora di più.
"Incontriamoci nel bosco allora, allo stesso orario dell'ultima volta" propose, e Tom accettò di buon grado. Zack lo salutò con un cenno della mano e Tom lo ringraziò per essersi preso il disturbo di accompagnarlo fino a casa.
"Nessun disturbo" gli aveva risposto, ma lui si sentiva comunque un po' in colpa per averlo costretto a fare una cosa del genere. Alla fine però era troppo assonnato per pensarci, quindi rimase fermo sulla soglia della porta a guardarlo per qualche secondo mentre tornava indietro e quando la sua sagoma si dissolse assieme al buio della sera, rientrò.

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