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Erano rimasti fuori.
La vergogna di Tom, per aver seguito Zack in quel posto senza farsi troppe domande, aveva lasciato spazio alla rabbia.
La ragazza aveva detto che quel posto era un "bordello", e che non era un luogo adatto a due ragazzini scappati di casa, perciò se era successo quello che era successo non era nient'altro che colpa loro. Forse aveva ragione, loro erano fuggiti dai rispettivi villaggi, per questo erano andati lì ignari del pericolo. Si erano fidati di un perfetto sconosciuto, privi di ogni consapevolezza, e ci stava che lei li ritenesse due irresponsabili. Ma aveva giustificato l'atteggiamento insistente e disgustoso di quell'uomo, dicendo che semplicemente Tom gli era piaciuto e lui se n'era approfittato. Aveva minimizzato la cosa, e questo lo innervosiva. Aveva anche detto che non volevano problemi e senza pensarci due volte li avevano letteralmente sbattuti fuori, perciò non c'era neanche modo di aprire un dialogo e farli ragionare. Si sentiva così irritato da quel comportamento.
"Non c'è più niente da fare" disse Zack tenendo lo sguardo fisso sulla porta chiusa.
"È colpa tua se siamo finiti in questa situazione" commentò Tom quasi in un sussurro, ma là fuori c'erano soltanto loro due e Zack lo sentí.
"Che cos'hai detto?"
È colpa tua se siamo finiti in questa situazione."
Zack era sconvolto. Non credeva alle sue orecchie.
"Perché?" chiese spalancando gli occhi per lo stupore. Era la prima volta che Tom lo accusava di qualcosa, e per di più quando gli aveva chiesto di ripetere lui lo aveva fatto senza pensarci due volte.
"Quando ti ho detto che non ero convinto di seguire il consiglio di quello sconosciuto, tu hai insistito dicendo che era una cosa che dovevamo fare, che sarebbe stato meglio per noi e tante belle cose."
"Non sapevo che sarebbe andata a finire in questo modo."
"Che cosa ti aspettavi? Era un luogo così nascosto, e per di più affittava stanze anche ai minorenni, è ovvio che non era posto per noi."
"Non dirlo come se fossi un esperto in queste cose, alla fine sei stato tu a lasciarti convincere senza fiatare."
"L'ho fatto perché non volevo rendere tutto più difficile!" ribattè Tom alzando il tono di voce.
"Hai reso già le cose difficili lasciandoti toccare così liberamente da un vecchio in calore!"
"Non è-"
"È colpa tua se siamo chiusi fuori al freddo!"
"STAI ZITTO" urlò Tom dandogli una leggera spinta alla spalla.
Si asciugò le lacrime con la manica della maglia e fece un respiro profondo.
Non era colpa sua, perché tutti invece ci tenevano a fargli notare il contrario? Perché il problema adesso era diventato lui? Non era forse stato peggio il signore, che si era permesso di toccarlo senza il suo consenso?
"Sei stato tu invece, che al posto di allontanarlo in modo pacifico gli hai tirato un pugno in piena faccia!"
Zack lo guardava ancora, incredulo.
"Sei stato tu l'irresponsabile! Non lo sai che nella vita non si può sempre picchiare la gente che ti fa un torto? Non lo sai che a volte è più sicuro gestire i problemi con la calma e la razionalità?!"
Zack rimase in silenzio. Forse per la prima volta non sapeva che cosa rispondergli. Non tanto perché non riusciva a pensare a qualcosa da dire, ma piuttosto era il modo in cui Tom si stava esprimendo a spiazzarlo.
Sembrava così deciso.
Convinto di ciò che stava dicendo.
Non era il Tom che diceva sempre di sì, che restava in silenzio e annuiva ad ogni proposta. Questo era un lato di Tom che Zack non aveva mai visto.
"Rispondimi qualcosa" disse, con un tono di voce più calmo.
"L'ho fatto perché mi aveva dato fastidio." ammise abbassando lo sguardo.
"Ti dava fastidio?"
"Sì."
"Che cosa ti dava fastidio? Quel signore?"
Zack non riusciva a guardarlo negli occhi.
Era... imbarazzato?
"Non mi dava fastidio il signore in sè, era ubriaco fradicio ed è bastato solo un pugno per stenderlo. Mi dava fastidio il fatto che ti avesse toccato in quel modo, tutto qui."
"Non è stata colpa mia, io non lo volevo."
"Lo so, prima l'ho detto senza pensarci."
Per qualche attimo rimasero entrambi uno di fronte all'altro, senza dire una parola.
Tom era ancora arrabbiato, ma si sentí felice dopo aver ascoltato quella confessione.
"Dobbiamo darci uno scopo" disse infine.
"In che senso?"
"Tutto quello che stiamo facendo è troppo casuale, dobbiamo progettare qualcosa."
Zack annuì con un cenno della testa.
"Cosa proponi di fare? Ormai è l'alba, possiamo andare dappertutto."
"Vorrei tornare al villaggio per comprare un paio di cose, poi ci penseremo meglio."
"D'accordo" acconsentí Zack incuriosito "ma dobbiamo fare presto, quei due uomini che abbiamo visto a cena saranno ancora da queste parti, approfittiamone che è mattina presto e i negozi stanno aprendo, poi ce ne andiamo."
"Sì era quello che volevo fare" rispose Tom accennando un sorriso.
L'atmosfera sembrava più piacevole.
La malinconia che aveva caratterizzato quella notte era scomparsa, e un barlume di speranza si era acceso nei cuori dei due ragazzi. Forse, c'era ancora qualche speranza che il viaggio andasse bene.
"Ah Zack, prima di cominciare qualsiasi altra cosa, volevo farti una domanda."
"Dimmi."
Tom arrossì lievemente sulle guance.
"Che cos'è un bordello?" chiese, e Zack scoppiò a ridere.
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Tom e Zack
FantasyEra una fredda mattinata d'inverno, e Tom se ne stava seduto su una sedia accanto al camino. Fuori nevicava, e i versanti delle montagne erano ricoperti da un manto bianco uniforme. Il calore del fuoco che ardeva sulla legna, era un sollievo per lui...