Capitolo 15

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Quel giorno Tom e Zack avevano trascorso insieme un piacevole pomeriggio. Tom gli aveva raccontato della scuola e delle cose più interessanti che aveva imparato, mentre Zack lo teneva informato sull'andamento della falegnameria. Contro ogni sua aspettativa, quando ne parlava Tom lo ascoltava attentamente, perché quello era un modo di vivere completamente diverso dal suo e lo incuriosiva. D'altra parte, anche Zack non si annoiava a sentire l'amico parlare. Tom sapeva spiegare con entusiasmo gli argomenti che gli piacevano e questo riusciva a coinvolgere anche Zack. Dopo che Tom ebbe finito di lavare i piatti, andarono nella sua stanza e seduti sul letto continuarono animatamente a parlare e ridere, e la storia della discussione, ovvero il vero motivo per il quale si erano incontrati, sembrava già un lontano ricordo. Alla fine, tutti quei giorni senza vedersi erano serviti a collezionare tanti nuovi episodi di cui discutere fino al tardo pomeriggio, quando udirono la voce di un uomo salutare qualcuno dall'altro lato della strada.
"È mio padre" aveva detto Tom voltandosi verso la porta d'ingresso. Zack lo guardò un attimo, ma bastó per comprendere il suo stato d'animo. Si sentiva spaventato per quello che di lì a poco sarebbe potuto succedere se suo padre fosse entrato in casa e li avrebbe visti. Oltre a cacciare Zack fuori a suon di calci, probabilmente si sarebbe arrabbiato molto con Tom per aver invitato una persona a lui sconosciuta in casa e a quel punto, la loro amicizia sarebbe stata in pericolo veramente. Avevano parlato così a lungo che non si erano resi nemmeno conto del tempo che era passato, per fortuna però Zack aveva affrontato situazioni ben peggiori e non si lasciò trasportare dal panico di Tom.
"Sta salutando qualcuno, entrerà tra poco" disse con voce tremante.
"tranquillo, esco adesso dalla finestra" rispose Zack in tono calmo. Tom provò a balbettare qualcosa, ma l'altro si era già alzato.
"L'ho già fatto altre volte, non mi farò niente".
Poi aveva aperto la finestra e con un abile salto era già atterrato sul terreno. Era stato semplice perché la casa di Tom aveva solo un piano e non era molto alta, ma efficace. Zack era già fuori e sul retro, in direzione del bosco. Poco prima di andarsene gli aveva detto che si sarebbero rivisti sicuramente e gli aveva sorriso, poi un attimo dopo era entrato suo padre. Nonostante la preoccupazione di Tom, non aveva sospettato di nulla e a cena gli aveva raccontato la sua giornata come se l'avesse trascorsa disegnando e leggendo, stando ben attento a non accennare alla compagnia di Zack.

Qualche sera dopo, Tom si trovava inginocchiato sul pavimento del salotto e osservava attentamente i disegni sparsi di fronte a lui. Sistemando la sua libreria aveva trovato un libro letto qualche anno prima, dove la scrittrice, dopo un lungo viaggio molto pericoloso fra i demoni dei boschi aveva deciso di scriverci una storia di narrativa a riguardo, descrivendo anche le caratteristiche delle creature che aveva avuto modo di vedere e aggiungendo qualche dettaglio interessante sulla loro natura. Nelle ultime pagine vi erano pure delle immagini, e Tom, che ne era rimasto particolarmente colpito aveva voluto ricrearle con qualche particolarità proveniente dalla sua immaginazione. Per quanto si fosse impegnato però, c'era qualcosa nelle figure davanti a sè che non lo convinceva e facendo del suo meglio per concentrarsi, cercava di capire che cosa fosse. Suo padre quel pomeriggio era rimasto a casa e in cucina, in una grande bacinella piena d'acqua stava lavando accuratamente i vestiti. Ognuno sembrava preso dalla sua attività, quando poco dopo sentirono bussare alla porta. Il padre aveva le mani bagnate e le braccia immerse nell'acqua, quindi fu Tom ad alzarsi e ad andare ad aprire. Per un attimo si sentí agitato. Temeva che Zack avesse dimenticato qualcosa il pomeriggio precedente e fosse tornato per riprenderselo, oppure perché gli aveva detto che si sarebbero rivisti e quindi aveva ben pensato di tornare il giorno successivo, per questo prima di aprire la porta esitò per qualche secondo.
"È qualcuno che conosciamo?" chiese suo padre impaziente dalla cucina.
Tom non rispose e lentamente aprì la porta. Appena udí una voce femminile si tranquillizzó e fece un sospiro di sollievo.
"Sì, è Rose" gli rispose, accogliendo la ragazza in casa. Indossava un vestito beige che arrivava poco sotto al ginocchio con le maniche e il colletto bianco, e le spalle erano coperte dal suo solito cappotto nero. Aveva i capelli legati in due lunghe trecce, e un paio di piccoli orecchini di perle che pendevano dalle orecchie. Tom restò a fissarla per qualche secondo, incerto sul da farsi. Da quando Rose aveva incominciato le lezioni di pianoforte era molto raro che lei avesse il tempo di vederlo anche fuori da scuola, e ancora più raro era che lei venisse a trovarlo direttamente a casa sua.
"Guarda che puoi anche smetterla di guardarmi, sono sempre Rose" disse lei in tono divertito, guardando quanto l'amico fosse impacciato. Quelle sue parole però sembrarono staccarlo dai suoi pensieri. Ricambiò il suo sorriso imbarazzato e fu sul punto di chiederle se volesse appendere il cappotto dietro alla porta, quando vennero interrotti dal padre che stava uscendo dalla cucina asciugandosi le braccia con uno straccio.
"Rose! Non pensavo che venissi qui oggi" esclamò l'uomo contento. Rose gli era sempre piaciuta. Secondo lui era una ragazza carina, intelligente e determinata ed era felice che Tom fosse amico di una persona del genere, anche se lui sospettava che fosse così semplicemente perché gli ricordava la mamma quando era giovane, ma non glielo aveva mai detto. Era un pensiero che Tom aveva formulato senza nessuna base concreta in quanto sua mamma era morta poco dopo la sua nascita e non aveva avuto modo di conoscerla, perciò si era limitato a tenerlo per sè.
"Infatti non era previsto, mi dispiace di aver disturbato"
"Nessun disturbo, accomodati. Tom non ti ha detto che puoi appendere il cappotto proprio dietro la porta?" le disse, guardandolo.
"In realtà stavo proprio per-"
-dirglielo- avrebbe voluto dire Tom, ma Rose fu più veloce e lo interruppe.
"Non serve, volevo chiedere a Tom se poteva accompagnarmi alla boutique in fondo alla strada e magari dopo fare merenda insieme" propose. Tom sapeva che non era venuta fin lì per quello dato che quando doveva comprare dei nuovi vestiti chiedeva alle sue amiche di accompagnarla e non a lui, e anche se fosse, lo avrebbe informato almeno un giorno prima dandogli un punto preciso del villaggio dove incontrarsi. Se si era presentata a casa sua senza preavviso, c'era senz'altro un motivo che gli stava tenendo nascosto. Suo padre però non lo sapeva e non ci fece particolarmente caso, e annuí di buon grado. Dall'altra parte, anche Tom era curioso di sapere quale fosse la vera ragione della sua visita perciò si mise la giacca e la sciarpa intorno al collo, poi salutò il padre con un cenno della mano e uscirono.
Entrambi percorsero un breve tratto a piedi, fianco a fianco; svoltarono l'angolo e giunsero nella strada principale, laddove essendo giorno di riposo c'erano tanti giovani che ne approfittavano per trascorrere del tempo insieme o fare una passeggiata. Gli adulti preferivano riposare a casa magari riscaldandosi accanto ad un fuoco.
"Rose" la chiamò Tom tenendo lo sguardo basso.
"Dimmi" rispose lei, ma immaginava già ciò che l'amico voleva dirle.
"Dobbiamo andare veramente alla boutique?"
"Ovviamente no, se non vuoi. Era solo un pretesto per uscire da sola con te"
Tom arrossì imbarazzato.
"Volevi uscire da sola con me?" le chiese incredulo.
"Sì ma non in quel senso, non preoccuparti" lo rassicurò lei accennando un sorriso, notando la timida reazione dell'amico. Tom era sollevato dalla sua risposta, ma cercò di non darlo troppo a vedere e restò in silenzio.
"Volevo solo parlarti di una cosa a cui sto pensando già da un po' "
"È una cosa brutta?"
"Non lo so. Forse"
Tom alzò per un attimo il viso e guardò il cielo. Si chiese che cosa potesse avere Rose di tanto importante da comunicargli e che poteva somigliare ad una notizia brutta, ma non riuscì a pensare a niente. Se non si fosse comportato bene nei suoi confronti se lo sarebbe ricordato, oppure il problema riguardava la sua vita privata e non potendone parlare con nessuno aveva deciso di chiamarlo per chiedere un confronto.
"Non mi viene in mente niente" disse poi, sinceramente.
"Perché è una cosa che probabilmente hai fatto inconsapevolmente" rispose lei.
Tom percepí una lieve sensazione di disagio. Concluse che Rose voleva quindi parlargli di una cosa che aveva fatto, ma in modo inconsapevole. Si sentiva imbarazzato perché non voleva sembrare il tipo di persona che agiva danneggiando gli altri e che nemmeno se ne rendeva conto. Nonostante si sforzasse però, non ricordava un solo momento in cui avesse urtato la sensibilità di Rose in qualche modo, neanche se fosse stato inconsapevole come diceva lei.
"Di che cosa vuoi parlarmi?" chiese in preda alla curiosità e anche ad un pizzico di preoccupazione. Lei parve pensarci un attimo, probabilmente stava cercando un modo per esprimersi in modo breve e coinciso come era suo solito fare, e poi parlò.
"Chi era la persona che sei andato a salutare qualche giorno fa?"
"Quale persona?"
"Non ti ricordi?"
Tom la guardò confuso. Sentiva di aver perso il filo del discorso già in partenza.
"Eravamo fuori da scuola. Stavamo parlando tranquillamente fino a quando te non hai cominciato a perderti nei tuoi pensieri e a non ascoltarmi più"
"Me lo ricordo"
"Bene" continuò lei "in quel momento, stavi guardando un ragazzo che era di fronte a scuola".
Improvvisamente, la vivida immagine di un ragazzo dai capelli neri e i grandi occhi marroni si fece strada nella mente di Tom.
Quel giorno era uscito da scuola e proprio mentre si stava avviando verso casa con Rose, Zack era arrivato nel suo villaggio con le gambe ricoperte di graffi come al solito e le spalle coperte da una giacca con un colore ormai sbiadito che indicava che era stata utilizzata per molto tempo. Era in mezzo alle persone con le mani in tasca ad aspettarlo, ricordava il momento in cui lo aveva visto di fronte a scuola quasi come se fosse successo appena qualche minuto prima.
"Sì" disse Tom esitante, per confermare ciò che l'amica stava dicendo. Inventarsi una scusa per giustificare il suo comportamento sarebbe stato inutile.
"Dopo che io mi sono allontanata, sei andato direttamente da lui. Lo conoscevi già?"
A quella domanda, Tom si rese conto che il suo segreto non era più al sicuro. Probabilmente Rose si era resa conto che ultimamente aveva la testa altrove e quando lo aveva visto andare incontro ad un ragazzo che non conosceva aveva collegato entrambe le cose.
"È un amico"
"Non vive qui, vero?"
Tom annuí con un cenno.
"Si nota anche solo dal suo modo di vestire, davvero privo di gusto" .
Quell'affermazione non lo riguardava, tuttavia Tom si sentí offeso.
"Quando vi siete conosciuti?"
"Non mi ricordo"
"Vi siete visti altre volte, immagino"
"Sí, però quando l'ho visto di fronte a scuola sono rimasto sorpreso perché non lo incontravo da molti giorni"
"Perché è un tuo amico?" chiese lei sospettosa.
"Perché è una persona buona e gentile"
"Non penso, un ragazzo proveniente dai bassi ceti come lui non può essere buono e gentile con persone come noi. Deve avere per forza un motivo"
"Perché?"
"Non ti è mai passato per la testa che quello là possa essere tuo amico per approfittarsi?"
Tom rifletté un attimo. Non ci aveva mai pensato, ma Zack non gli sembrava quel tipo di persona. Ricordava che al loro primo incontro era stato proprio lui a stupirsi che una persona appartenente ad una famiglia benestante come quella di Tom parlasse con uno nelle sue condizioni senza infastidirsi, e insieme stavano bene.
"No"
"Tom, tu sei troppo ingenuo" rispose, e Tom si sentí irritato da quell'affermazione. Si rendeva conto che alcune volte poteva risultare poco sveglio, ma riguardo Zack era abbastanza sicuro e non voleva che Rose affermasse certe cose sulla sua reputazione quasi come se lo conoscesse da tutta la vita.
"Forse. Su questo però non è come hai detto te" disse, ma quando Rose poggió il suo sguardo su di lui arrossì e affondò il volto nella sciarpa. Non capitava spesso che lui la contraddicesse e non sembrava farle molto piacere.
"E invece sì" insistette lei "hai sentito la notizia di Oss?"
"Oss? Il signore che abita nella terza strada?"
"Sì lui"
Tom scosse la testa.
"Mentre tornava al villaggio insieme ad altri commercianti, al confine usò parte dei soldi che aveva per pagare un pedaggio e passare prima rispetto agli altri. Quelli che invece non potevano permetterselo hanno sbottato scontenti"
Tom questa storia non l'aveva mai sentita, anche se era convinto che suo padre invece la conosceva ma non gliel'aveva detto.
"Ho capito, ma che cosa c'entra con il discorso di prima?"
"Era per dirti quanto quelle persone sono scontente. Se non puoi permetterti di pagare è perché non lavori abbastanza, e devi restare al tuo posto. Lo segui il mio ragionamento?"
Tom annuí.
"Oss ha fatto bene ha superare gli altri. Poteva permetterselo, quindi perché avrebbe dovuto aspettare?"
"Perché pagare per passare prima non si può" rispose Tom. Lo sapeva perché suo padre da commerciante glielo aveva accennato. Ovviamente non aveva approfondito il discorso nonostante le domande di Tom, ma quel piccolo dettaglio se lo ricordava.
Rose sospirò spazientita, quasi come se quello che stesse cercando di dire all'amico fosse la cosa più ovvia del mondo.
"Non capisci"
"Non capisco" rispose lui alzando le spalle.
"Per riprendere il discorso di prima, c'è una differenza troppo grande tra te e quel ragazzo"
"Non mi ha mai fatto niente"
"Per ora"
"Per sempre" ribattè d'istinto Tom, contrariato dall'invadenza di Rose. Lei gli lanciò un'occhiata, colta alla sprovvista da quella risposta.
Un lato di lui era terrorizzato all'idea che lei si potesse arrabbiare, dall'altra parte conosceva Zack e sebbene non sapesse molto della sua vita privata etichettarlo come una persona da cui stare lontani come stava cercando di fare lei gli dava fastidio. Era come se stesse mettendo in dubbio la responsabilità di Tom e lo considerasse troppo ingenuo per badare a se stesso da solo.
"Tom, perché la pensi in questo modo? Non senti tutte le notizie che girano su quelle persone?" gli domandó esasperata dalla piega che stava prendendo la conversazione. Lei e Tom erano amici sin dall'infanzia ed era sicura che non avesse mai avuto un rapporto di amicizia così stretto con un ragazzo. Tom era timido e introverso, e il fatto che fosse andato a parlare con quella persona a lei sconosciuta rappresentava una novità poco piacevole. Si chiedeva in quali circostanze si fossero conosciuti, ma soprattutto perché Tom lo considerava un amico e ci teneva a difenderlo. Voleva proteggerlo, perché Tom stava entrando in contatto con un mondo che loro non avevano mai visto e temeva che un giorno, quella persona potesse approfittarsi di lui come era sicura che sarebbe successo e far soffrire Tom. Non se lo meritava.
"Le persone a cui ti riferisci tu sono tutt'altra cosa" rispose Tom. Sapeva che tra famiglie più benestanti e meno c'erano diversi conflitti, ma erano cose che succedevano spesso e ormai erano entrate a far parte della routine. Tuttavia,famiglie che collaboravano onestamente e gestivano insieme le loro attività erano ugualmente presenti.
"Non credo"
"Non sono tutti così, sarebbe come dire che loro sono i cattivi, mentre noi siamo tutti bravi, buoni e lavoratori"
"Che cosa vuoi dire?"
"Che non è vero. Noi non siamo tutti bravi buoni e lavoratori, così come loro non sono tutti cattivi che se ne approfittano"
"Te sei troppo ingenuo, non ti rendi conto"
"Io con lui sto bene, non abbiamo mai parlato della nostra situazione economica"
"Però quando si sente parlare di conflitti tra persone benestanti e altre che lo sono meno, è sempre perché non ci sono abbastanza ricchezze per gli ultimi. Questa situazione non gli va bene, ma non fanno niente per cambiare. Se le cose stanno così, due domande bisogna farsele"
"Che cosa dovrei fare?"
"Dovresti allontanarti da quel tipo prima che ti succeda qualcosa di brutto"
"Non mi succederà niente, sono consapevole di quello che sto facendo perciò non devi essere preoccupata"
"Non sono preoccupata, sto solo cercando di capire come fai ad essere così sciocco"
Tom non rispose. Aveva capito che Rose era preoccupata per ciò che sarebbe potuto accadergli, ma lei non conosceva Zack e non sapeva che tipo di persona era veramente, giudicava basandosi solo su pregiudizi comuni.
"Prendi le distanze, quello là non mi convince. Te lo dico da amica" disse poi abbassando il tono di voce.
"Se fossi mia amica, saresti felice" rispose Tom quasi in un sussurro. Era una cosa che voleva dire, ma sperava che Rose non la udisse.
"Sarei felice se ti fossi trovato un amico di questo villaggio"
Tom mantenne la testa bassa.
"So che sei mia amica, ma questi sono affari miei"
"Affari tuoi?" domandó lei indignata, ma Tom rimase in silenzio.
"Ti sto solo dicendo quello che sarebbe meglio fare"
"Non voglio"
"E se tuo padre lo venisse a sapere? Non sarebbe molto contento, e ti direbbe le stesse cose che ti sto dicendo io"
"Forse" rispose lui dopo un attimo di esitazione. Quella discussione aveva cominciato a farlo sentire stanco.
"Quindi forse dovresti-"
"Basta così" la interruppe Tom, successivamente, quasi come se il suo corpo si stesse muovendo da solo senza rispondere ai suoi comandi, le diede una lieve spinta con la spalla e camminando velocemente la superò di qualche passo. Aveva le lacrime agli occhi, ma nonostante il nodo che aveva in gola si sforzò di aspettare ancora un attimo, giusto il tempo di trovarsi sufficientemente lontano dalla ragazza e fare in modo che non lo vedesse. Si era permesso di contraddirla, e piangere davanti a lei non sarebbe stato un'atteggiamento abbastanza maturo. Svoltato l'angolo, sottili cristallini d'acqua iniziarono a rigargli il viso fino a quando non tornò a casa.
Rose sapeva che Tom si sarebbe messo a piangere. Aveva visto i suoi occhi lucidi poco prima che se ne andasse e capí che lo aveva ferito, tuttavia non era stata sua intenzione. Forse si era espressa male. Forse Tom aveva inteso le sue parole quasi come se lei avesse voluto porgli dei limiti e decidere come doveva vivere la sua vita, ma aveva avuto semplicemente l'intenzione di proteggerlo. Lo conosceva da abbastanza tempo per sapere che era una persona timida e ingenua, suo padre tentava di mantenere il figlio lontano da tutti i pericoli del mondo e non si era mai reso conto di quante volte il ragazzo fosse stato costretto ad affrontare pericoli ben più grandi di un gigante o di una creatura marina, come la solitudine e la sensazione di esser stato abbandonato a se stesso. Tom non ne aveva mai parlato apertamente, ma Rose lo sapeva e immaginava quanto il suo amico dovesse sentirsi triste. Anche per questo, magari, aveva permesso a quello sconosciuto di entrare nella sua vita. Pensava di poter colmare il vuoto che si era formato dentro al suo cuore, ma Rose non ne era tanto convinta. Apparteneva ad un villaggio diverso dal loro, e probabilmente era cresciuto con gente diversa e abitudini diverse. Non lo conosceva di persona, ma con tutte le cose che si sentivano riguardo alle persone come lui, temeva che potesse accadere qualcosa di simile anche a Tom e che poi lui ne soffrisse ulteriormente. Voleva aiutarlo in qualche modo, ma non le venne in mente nulla. Si disse che ci avrebbe pensato meglio nei giorni a venire, quando Tom si sarebbe calmato. Sapeva che un discorso del genere lo aveva colto alla sprovvista e sicuramente era troppo spaventato e sconvolto per affrontarlo un'altra volta.

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