38
Dopo qualche altro giorno di viaggio Tom e Zack giunsero finalmente alla valle.
Avevano percorso tutto il versante della montagna, e mentre attraversavano il ponte di legno che conduceva all'ennesimo villaggio posizionato sul loro cammino si guardavano intorno meravigliati.
Il suolo non pendeva neanche un po', la neve era completamente assente e finito di percorrere un grande campo di fiori incoltivato si erano ritrovati davanti ad una distesa d' acqua, così immensa che pareva quasi non avere una fine, neanche laddove il mondo terminava all'orizzonte.
Il villaggio verso il quale si stavano dirigendo era costruito proprio su quella distesa di acqua calma e cristallina, e si manteneva grazie a delle palafitte collegate tra loro con ponti ampi in legno resistente.
Era una visione semplicemente stupenda.
Per quanto Tom avesse letto storie ambientate il luoghi fantastici al di là delle montagne, per quanto avesse provato a disegnarli su un foglio anonimo seguendo il flusso della sua immaginazione, mai aveva pensato a qualcosa di così particolare e funzionale. Era sorpreso da tutte quelle case sospese sull'acqua, che vivevano in armonia tra loro e si comportavano come se territori freddi e innevati, dove il suolo era in pendenza e la vita meno solare, non esistessero. Era un villaggio totalmente all'aperto, immerso nella frescura del mare e ammaliato dalla sua bellezza incontaminata.
"Il mare!" esclamò entusiasta, e Zack sussultò. Anche lui stava guardando quella stessa scena con gli occhi spalancati e il cuore pieno di curiosità, ma la voce di Tom l'aveva riportato per un attimo alla vita vera, su quel ponte che stavano ancora attraversando.
"Il mare?" chiese incredulo. Era una parola che gli suonava vagamente familiare, forse l'aveva sentita qualche volta nel contesto scolastico quando era piccolo, ma non riusciva a collegarla a niente.
"Il mare! Penso che quello sia il mare!"
"Dici? Non mi sembra di averne mai sentito parlare."
"L'ho letto in un libro. C'era scritto che ai piedi delle montagne si trova una grande distesa di acqua trasparente che riflette il colore del cielo, e si dice che sia così grande da essere infinita."
"È impossibile che sia infinita!"
"Guarda tu stesso!" insistette Tom con il viso illuminato dalla gioia. Un soggetto che lo aveva sempre accompagnato tra le pagine dei suoi libri, in quel momento si trovava proprio davanti a lui. Pochi passi e avrebbe potuto toccare qualcosa di infinitamente immenso con le dita della sua mano.
Zack riguardò con più attenzione, e si rese conto che effettivamente una fine non la vedeva. L'acqua continuava a estendersi senza lasciar intendere che prima o poi si sarebbe fermata, e pareva quasi raggiungere la riga perfetta dell'orizzonte. Che fosse veramente qualcosa di infinito, come aveva detto Tom?
"Allora ragazzi, vi decidete a muovervi o no?" disse un uomo dalla voce roca dietro di loro.
"Oh ci scusi" sussurrò Tom imbarazzato, spostandosi di lato per lasciargli libero il passaggio. Era un uomo di mezza età con una camicia a fiori così sgargiante che anche al buio non sarebbe passato inosservato. Si resero conto che erano rimasti fermi proprio nel bel mezzo del ponte bloccando il via vai di gente che doveva passare di lì, e decisero di proseguire per provare ad ambientarsi.
C'era una fila di bancarelle che vendevano pesci di tutti i tipi, tuttavia Zack e Tom non riuscirono a guardarne nemmeno uno perché il flusso di persone che andava avanti e indietro non faceva altro che sbatterli da una parte all'altra. Era come vedere una scia di formiche che tutte indaffarate se ne vanno alla ricerca di cibo per poi trasportarlo ordinatamente nella loro casa sotterranea.
Tom cominciò a sentirsi soffocato in mezzo a tutta quella gente. Gli pareva quasi che non ci fosse nemmeno uno spazientito vuoto in cui rifugiarsi per riprendere aria, e provó il forte impulso di prendere il braccio di Zack e allontanarsi.
Rischiando quasi di cadere nell'acqua, i due si avviarono sul retro di un negozio accanto ai bidoni dell'immondizia. L'odore non era di certo un granché, ma almeno nessuno aveva intenzione di andare lì per disturbarli e poterono analizzare la situazione con più calma.
"Dobbiamo vendere il cavallo" disse Tom.
"Ancora con questa storia?!" sbraitò Zack con un tono di voce più alto di quanto avesse voluto.
"So che ne abbiamo già parlato" riprese l'altro con il cuore che batteva nel petto, ma il forte tentativo di mostrarsi tranquillo e razionale. Se voleva convincere Zack, era necessario essere pazienti.
"Eccome se ne abbiamo già parlato! Non è che al minimo intoppo devi già partire in difesa e decidere di vendere il cavallo per campare! È assurdo!"
"Ascoltami."
"No Tom, non incominciare."
"Ascoltami Zack! Per favore!"
Zack lo guardò per un attimo. Se dovevano darsi da fare per continuare a vivere, era necessario che ci fosse collaborazione anche da parte sua. Osservò i grandi occhi color nocciola dell'amico e fece un respiro profondo, impaziente.
"Ti ascolto."
"Siamo arrivati alla valle e ci troviamo su un villaggio costruito sul mare. L'unico modo per proseguire da qui in poi è salire su una barca e approdare su un altro territorio."
"Come fai a dirlo?"
"L'ho letto una volta in un libro. Questi ponti prima o poi finiranno, e non ci estenderanno più le case di questo villaggio. Per spostarsi avanti bisognerà muoversi sull'acqua, e dato che l'acqua è molto profonda e magari piena di animali che nemmeno conosciamo, attraversarla a nuoto è fuori discussione."
"Secondo me possiamo trovare una strada per proseguire anche via terra."
"Ma così torniamo indietro! Siamo arrivati alla fine del versante, ai piedi della nostra montagna!"
"Mettiamo che adesso prendiamo sta barca di cui parli. Non possiamo portarci anche il cavallo?"
"Non potremmo pagare la barca se ci teniamo il cavallo. Abbiamo ancora qualcosa per vivere, quel cibo che ci ha preparato Margaret prima di andarcene, ma non abbiamo monete."
"Non possiamo guadagnarcele in qualche modo?"
Tom era spazientito. Come faceva Zack a non capire che l'unico modo per avere denaro immediato era vendere il cavallo?
"Sarebbe un procedimento troppo lungo Zack! Dovremmo trovarci un lavoro e aspettare molto prima di averle."
"Quindi la tua idea è avere qualcosa in mano subito, dico bene?"
"Sì!"
"Mmhh" fece Zack rivolgendo a lui un'occhiata maliziosa.
"Un modo c'è."
"Proponi allora."
"Rubiamo."
"Non se ne parla! Non lo rifaremo un'altra volta!"
Rimasero entrambi in silenzio a guardarsi imbarazzati per qualche secondo, poi Zack fece un passo avanti. Non si poteva andare avanti così, e anche se in fondo lui a quel cavallo si era affezionato, venderlo era la cosa migliore da fare. Girarono per i ponti di quel villaggio per qualche ora, evitando con molta attenzione la strada del mercato che appena arrivati li aveva accolti con estrema turbolenza, e in lontananza avevano intravisto qualcosa che somingiaca vagamente ad un'enorme stalla piena di cavalli. Si trattava semplicemente di un edificio di passaggio, spiegò loro il proprietario. Chi aveva bisogno poteva pagare per prendere in prestito un cavallo e riportarlo entro una data concordata, dando una piccola somma all'andata e pagando la restante parte al ritorno. Tom e Zack ne discusserò privatamente per qualche minuto, e decisero che l'uomo sembrava una brava persona, e comunque i cavalli servivano sempre perciò non aveva sicuramente problemi economici e scarse risorse per mantenerli. Nonostante pareva che l'affare stesse per essere concluso, l'uomo precisó che prima avrebbero dovuto fare un colloquio per parlarne con più calma e accertarsi che il cavallo fosse in salute, ma sarebbe stato disponibile soltanto nel fine settimana. C'era tanto lavoro da fare e per garantire la sicurezza dei suoi animali doveva restare sempre lì, presente e vigile, "non sia mai che qualche malintenzionato venga qua a rubarli", disse, e Zack commentò un vago "ha perfettamente ragione, non si sa mai quali pazzi ci sono in giro" come se non avesse proposto di rubare lui stesso appena qualche ora prima. Se ne andarono un po' sconsolati, con il cavallo ancora con loro e un'altra giornata che stava giungendo al termine senza che avessero trovato un posto sicuro dove riposare.
Erano angosciati.
Capitarono davanti ad un paio di piccoli alberghi, ma se ne erano subito allontanati scoraggiati perché non avevano nulla con cui pagare il soggiorno, e dal momento che ormai erano allo stremo decisero di provare a chiedere ospitalità ad una giovane ragazza che stava passando davanti a loro con un sacchetto legato al braccio. Era da sola e aveva l'aria di essere una persona umana e gentile, nel caso li avesse rifiutati almeno c'era una mezza possibilità che l'avrebbe fatto con calma senza urlargli contro.
Lei spiegò loro che abitava in un edificio un po' esterno al ponte principale, quello dove in mattinata si era svolto il mercato, ma se i due avessero avuto voglia di camminare ancora per poco lei li avrebbe ospitati volentieri. Poco prima di riavviarsi però, li guardò con aria sospettosa. Erano stanchi entrambi e si vedeva, ma non era sicura che avessero colto a pieno con che persona stavano avendo a che fare.
Specificò che di lì a poco avrebbe pure cominciato a lavorare, e che sarebbero venuti a trovarla diverse persone. Lei li avrebbe messi in un'altra stanza ovviamente, ma chiese ancora se non ne fossero infastiditi.
"Non lo siamo davvero, non ti preoccupare" disse Zack ancora una volta. In quella conversazione c'era qualcosa di strano: la ragazza aveva accettato subito appena i due l'avevano fermata per chiederle ospitalità quella notte, ma poi la sua spontaneità si era trasformata in esitazione nei loro confronti.
Non poteva biasimarla, in fondo erano comunque degli sconosciuti che lei stava per portare tra le sue mura, ma perché il suo atteggiamento era cambiato improvvisamente? Perché li guardava con un'aria così sospettosa?
"Non so se avete capito bene quello che vi sto dicendo."
"Sì, abbiamo capito bene e ti abbiamo pure risposto dicendo che non c'è problema. Attualmente non abbiamo nulla da darti ma a breve venderemo il cavallo, e ti pagheremo per questa notte."
"Sì questo l'ho capito, ma-"
"Cos'altro vuoi sapere? Davvero, siamo semplicemente stanchi di viaggiare ininterrottamente, e vorremmo approfittare della tua gentilezza soltanto per farci una dormita."
"Te ne saremmo veramente grati" aggiunse timidamente Tom, poi la sua bocca si aprí in un grande sbadiglio che cercò di nascondere dietro al palmo della mano.
"Io lavoro di notte ragazzi" ripetè la ragazza accennando un sorriso, divertita dal fatto che nessuno dei due arrivasse a capire che cosa stava cercando di dire. Inizialmente aveva pensato che quei due volevano approfittarsi di lei, ma era bastato parlarci qualche minuto per capire che in realtà si trattava semplicemente di due fuggiti di casa alla ricerca di un posto sicuro in cui riposare.
Da lei non volevano nient'altro.
"Va bene lo stesso, se devi lavorare" cercò di consolarla Tom "noi staremo tranquilli in un angolo senza disturbarti, veramente."
Era veramente gentile a rivolgersi in quel modo, pensò. Se nel mondo ci fossero state più persone così belle, non nel loro aspetto, non nelle loro parole, ma semplicemente nel loro cuore colmo di gioia e amore da dare al prossimo, sarebbe stato senz'altro un posto migliore.
"Sono una prostituita" confessò infine.
Senza troppi giri di parole.
Solo la verità, cruda e diretta esattamente così com'era.
Lei sapeva che cosa significava andarsene di casa alla ricerca di una vita migliore, e l'aveva ritrovata in quel tipo di routine. Se la sua ospitalità fosse stata utile anche soltanto ad una persona che per qualche motivo si era ritrovata fuori dal proprio villaggio priva di un posto in cui restare, lei sarebbe stata ben felice di accoglierla nella sua umile dimora, purché quella fosse a conoscenza di tutto e la accettasse.
Uno dei due l'aveva già capito in realtà, e le rivolse un cenno della testa che significava qualcosa come "lo avevo capito da come parlavi, ma continua a non interessarmi", tuttavia non espressero pareri.
"Io sono felice di avere qualcuno che mi faccia compagnia, e se ha voi sta bene andare a dormire a casa di una prostituta vi accolgo volentieri. Ma dovevate saperlo."
"D'accordo, a noi va bene" rispose Zack.
"Io però ho una domanda" disse Tom poco dopo.
"Chiedi pure."
"Che cos'è una prostituita?"
E la ragazza rise di gusto.
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Tom e Zack
FantasyEra una fredda mattinata d'inverno, e Tom se ne stava seduto su una sedia accanto al camino. Fuori nevicava, e i versanti delle montagne erano ricoperti da un manto bianco uniforme. Il calore del fuoco che ardeva sulla legna, era un sollievo per lui...