Capitolo 22

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Quel giorno Tom se lo sarebbe ricordato per il resto della sua vita.
"Chi è?" Aveva chiesto il padre subito dopo aver varcato la soglia della sua stanza, spalancando gli occhi e minacciando Tom con lo sguardo. La risposta la conosceva già, ma sfidava il figlio a dirglielo di persona.
Tante volte, da quando era venuto a sapere della sua amicizia con un ragazzo proveniente da un altro villaggio al di là del fiume, gli aveva detto di starne lontano.
Tom non conosceva ancora tutti i pericoli che c'erano nel mondo, e non sapeva quanto le persone potessero essere crudeli l'una con l'altra. Aveva sempre cercato di farlo vivere in modo agiato e tranquillo, alla larga da ogni cosa che avesse potuto scombussolarlo.
Tutte le vicende che si creavano tra persone di villaggi diversi, il padre non gliele aveva mai raccontate. Se Tom fosse rimasto con quelli come lui, non c'era bisogno di sapere in che modo vivevano gli altri. Eppure, tra tutti gli amici che poteva farsi al suo villaggio, lui aveva conosciuto Zack.
"Tom, ti ho chiesto chi è" ripetè scandendo bene ogni parola.
Quel ragazzo era troppo diverso, troppo lontano da loro. Lui lavorava, viveva in una famiglia dove probabilmente le violenze domestiche e i commenti dispregiativi verso quelli più benestanti erano all'ordine del giorno, era cresciuto in un villaggio dove i soldi non c'erano mai e veniva insegnato ai bambini che quelli che stanno meglio di loro sono dei ladri che sfruttano la gente comune per arricchirsi. C'erano troppe differenze, come poteva un'amicizia tra due persone così diverse sopravvivere?
Doveva finire male per forza.
Per forza un giorno, Tom sarebbe finito sul suo letto a piangere perché quel suo cosiddetto amico si era approfittato di lui. Erano così quelle persone. Perciò l'uomo aveva ben pensato di porgli qualche limite facendolo uscire solo per andare a scuola, in questo modo non lo avrebbe più potuto incontrare.
Ma mai si sarebbe aspettato, di trovarselo in casa sua.
Mai.
"L-lui è-"
"È LUI? QUELLO CHE TI AVEVO DETTO DI NON INCONTRARE MAI PIÙ?" Sbraitò agitando un braccio. Era furioso.
Tom restò in silenzio immobile. Era come se lo sguardo di suo padre fosse un incantesimo in grado di pietrificarlo. Anche volendo, non riusciva a muovere un muscolo.
Da quel momento in poi, tutti i ricordi gli apparivano parecchio confusi, tutti ammassati e offuscati tanto da non riuscire a capire quando finiva uno e quando ne incominciava un altro.
Se suo padre era furioso però, anche Zack lo era altrettanto. Dopo le parole violente dell'uomo non si era trattenuto e aveva iniziato ad urlargli contro. Gli aveva detto che quella che gli aveva imposto non era una vita vera, e che un ragazzo curioso e ingenuo come Tom meritava di uscire dalle quattro mura di casa sua per scoprire il mondo. Gli aveva detto che nascondergli ogni lato brutto delle cose non sarebbe servito a niente, e il padre in preda alla collera aveva tirato un forte pugno alla porta.
Per lui, era già assurdo che quel ragazzo si trovasse in casa sua. Sapere che una persona del genere si permetteva di dirgli che cosa fosse meglio per Tom lo faceva arrabbiare ancora di più.
"Uno straccio come te dovrebbe stare zitto e tornare al suo villaggio!" gli aveva urlato.
Tom avrebbe voluto mettersi in mezzo per farli smettere. Avrebbe voluto che quelle urla cessassero, così con calma avrebbe potuto presentare Zack a suo padre come si deve e mostrargli la persona bella e sincera che era.
Tuttavia la stanza tremava, e i due non avevano intenzione di placarsi. In mezzo ad un litigio del genere non sarebbe mai riuscito a far sentire la sua voce.
Poi il padre aveva preso Zack per un braccio e l'aveva trascinato al piano di sotto. Zack si divincolava ma la presa dell'uomo era troppo forte, quindi si limitò ad insultarlo usando parole molto sgarbate che Tom non aveva mai sentito. Avrebbe voluto corrergli dietro, dirgli che gli dispiaceva e che se l'avesse fatto sentire meglio non si sarebbe fatto più vedere. Sarebbe uscito dalla sua vita e non gli avrebbe causato più alcun tipo di problema, ma non riusciva a muoversi.
Il cuore batteva così forte nel petto che sarebbe potuto saltare fuori da un momento all'altro, e una sgradevole sensazione di nausea allo stomaco non smetteva di tormentarlo.
Si era accovacciato con le ginocchia al petto e aveva aspettato che le grida al piano di sotto cessassero. La stanza era vuota, eppure quelle voci tanto violente lo facevano tremare dalla paura. Avrebbe voluto piangere, abbandonarsi a se stesso e sfogarsi fino a quando non sarebbe riuscito a ritrovare un po' di calma e serenità, ma le lacrime non gli uscivano.
Era troppo spaventato per piangere.
Dopo poco, improvvisamente le urla cessarono. Si sentí la porta d'ingresso sbattere, ma non serviva essere lì presente per capire che suo padre aveva mandato fuori Zack e gli aveva chiuso la porta in faccia.
Se solo avessero avuto l'occasione di parlare, se solo fossero riusciti a consocersi un po' di più...
poi, a passo svelto l'uomo tornò al piano di sopra nella stanza di Tom. Non disse niente perché il suo sguardo parlava per lui.
Tom non ebbe il coraggio di guardarlo in faccia, percepiva già la rabbia del padre sulla sua pelle, pronta a divorarlo senza il bisogno di alcuna parola.
I due si guardarono per qualche istante, fino a quando il più vecchio se ne andò.
Non aveva parole per esprimere la delusione nei confronti del figlio.
Voleva solo proteggerlo ed evitare di vederlo soffrire, pensava che Tom questo lo avesse capito e invece, tornando prima dal lavoro, si era ritrovato quel ragazzo in casa sua senza aver ricevuto prima alcun permesso.
Era una cosa assurda, non riusciva neanche a realizzare che fosse successo sul serio.
Non era mai capitato che Tom gli disubbidisse. Trovava quel comportamento semplicemente disgustoso da parte sua.
Aveva riposto nel figlio totale fiducia, pensando che durante le sue assenze lui non avrebbe fatto nulla che gli fosse stato vietato, tuttavia tutte quelle raccomandazioni erano state ignorate. Si era messo d'impegno per fargli capire che quell'amicizia era sbagliata e non sarebbe mai arrivata da nessuna parte, che doveva fare pace con Rose perché lei sì che era un'amica degna di lui, eppure...
eppure l'immagine di Zack, in piedi, davanti a Tom continuava ad apparirgli nella mente quasi come se ce l'avesse davanti agli occhi.
Gli era bastata una semplice occhiata per sapere che tipo di persona fosse.
Gambe piene di graffi e lividi, perché probabilmente era un ragazzo che disubbidiva ai genitori, vestiti scoloriti e vecchi, perché la sua famiglia non se ne poteva permettere di nuovi, mani rovinate perché si sa, i giovani di quei villaggi devono andare a lavorare... era troppo diverso da Tom, e se lui non se ne rendeva conto era suo compito farglielo notare.
Più di dirglielo però non sapeva che cosa fare.
Tom aveva tutto ciò che un ragazzo della sua età necessitava, una vita agiata e benestante per farlo vivere nella tranquillità più assoluta. Perché doveva mettere il muso fuori dal villaggio, e impicciarsi in affari che riguardavano una vita lontana e opposta dalla sua?
Era già tanto che gli permetteva di leggere libri su giganti, demoni e gnomi. Quelle creature tanto pericolose quanto impossibili per lui da raggiungere e tantomeno vedere dal vivo. Sarebbe morto di certo, se si fosse ritrovato un demone del bosco davanti.
A quel punto però, se aveva già cominciato a fare le cose di nascosto, non era poi così improbabile.
Suo padre non sapeva che cosa fare.
Non sapeva come reagire.
Non capiva dove avesse sbagliato.

"Il mostro sotto al mio letto conosce tutto.
A volte lo guardo e gli parlo, ma non so se mi sta ascoltando. Forse però, non ne ha bisogno. Lui si nasconde là sotto nell'oscurità e non si fa vedere, ma io sono sicuro che c'è perché lo sento, dentro di me. Ascolto il suo respiro, e capisco che se ne sta lì acquattato ad osservarmi. Lui non ha bisogno che io gli racconti le cose, perché le conosce già.
Quando piango.
Quando guardò fuori dalla finestra.
Quando penso che vorrei uscire da queste quattro mura per volare nel cielo.
Quando vorrei trovarmi altrove, lontano dal mondo.
Quando tutto diventa cosí lontano e remoto che vorrei urlare e tirare fuori anche la mia anima.
Quando mi batte forte il cuore.
Quando voglio stare in silenzio.
Quando scrivo.
Quando penso.
Lui c'è sempre. Non mi lascia mai. Anche se io mi distraggo e non me ne accorgo, lui lentamente mi sta afferrando. Sta entrando nel mio corpo, nella mia testa.
Sento la sua voce. Mi guardo allo specchio e mi viene da vomitare. Vorrei graffiare il mio corpo, così in profondità da far scorrere il sangue così come scorre l'acqua tra le rocce di un torrente sul versante di una montagna. Vorrei tagliarlo. Vorrei bruciarlo, per non vederlo mai più. Se mi guardò allo specchio, dovrei vedere me stesso?
Sento la sua voce. Ancora nella mia testa, continua a sussurrare dolcemente al mio orecchio. Vorrei piangere. Non riesco a liberarmene, mi sta facendo impazzire.
Oh, lo sento. A quest'ora dovrebbe già aver raggiunto i miei pensieri più profondi e nascosti, le mie speranze, le mie emozioni, le sensazioni nascoste nell'ultimo cassetto del cuore. Mi penetra nell'anima, incurante di tutto il sangue nero che cola. Mi tormenta. Anche stanotte verrà a trovarmi, e mi permetterà di restare tra le sue braccia. Non so ancora che cosa raccontargli."

Questo aveva scritto Tom sul suo quaderno, quando Zack era venuto a trovarlo. Quel mostro che non faceva altro che seguirlo e divorarlo da dentro quasi come se non volesse lasciarlo andare via, Tom lo sentiva sempre vicino. Non c'era un solo attimo in cui non si sentisse tormentato da esso.
Quel mostro però, non era altro che un modo per rappresentare tutte quelle persone che volendolo proteggere non facevano altro che imporgli un limite dopo l'altro, una serie di cose che poteva o non poteva fare per il bene della sua vita, quasi come se Tom non fosse mai stato in grado di deciderlo da sé.
Ma forse la verità era che non era mai stato realmente libero di essere padrone della sua vita, e aveva sempre vissuto come le sue circostanze gli avevano permesso. Aveva sempre fatto domande sul mondo esterno, si era sempre interessanti alle vicende delle altre persone, non era mai stanco di conoscere e imparare qualcosa di nuovo, eppure nessuno glielo aveva mai spiegato.
"Lo saprai quando sarai grande"
"Il mondo è un posto pericoloso, qui hai tutto ciò di cui hai bisogno"
"Non ti serve saperlo"
"Perché vuoi impicciarti in cose che non ti riguardano?"
Gli ripeteva sempre suo padre.
Lui era un celebre commerciante di stoffe sempre in viaggio alla ricerca di nuove fortune, doveva sicuramente aver visto lati del mondo che Tom non riusciva neanche lontanamente ad immaginare, tuttavia mai gliene aveva parlato. Forse per non alimentare la sua curiosità. Forse per fargli capire che gli altri territori non sono poi così straordinari come dicono i libri e che tutto il necessario per una vita piena e felice si trovava già nel loro villaggio.
Ma la curiosità non è un qualcosa che può essere spento con le parole di qualcuno, per questo Tom leggeva tanto e a scuola cercava sempre uno spunto interessante tra le parole dei suoi professori.
Quel poco che gli era concesso sapere.
Ma quello era un periodo strano.
Era come se per tutto quel tempo fosse stato sul fondo di un pozzo, vivendo solo con ciò che gli passava la gente dall'alto con una lunga corda.
Gli sembrava di sentire costantemente le mani di suo padre, di Rose, della gente del villaggio, attorno al suo corpo.
"Fai questo"
"Fai quello"
Gli sembrava di sentire. Ma lui non voleva fare ne questo ne quello.
Era soffocante, eppure si era limitato ad obbedire. Sempre ad abbassare la testa e a eseguire.
Sua madre non l'aveva mai conosciuta e suo padre oltre qualche accenno non gliel'aveva mai descritta, eppure Tom era convinto che se fosse stata viva non si sarebbe mai comportata con lui in quel modo. Non gli avrebbe mai imposto niente e gli avrebbe permesso di conoscere tutto ciò che c'era nel mondo.
Come aveva potuto quell'uomo, tralasciare la storia di una persona così importante come la donna che lo aveva messo al mondo?
"Era una brava persona"
"Aveva un bel sorriso"
"Leggeva molto"
E qualche altro piccolo insignificante dettaglio. E Tom non aveva mai insistito.
La consapevolezza di non aver mai avuto veramente la libertà di scegliere faceva male al cuore.

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