Capitolo 34

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Proseguirono a lungo, e si fermarono quando in lontananza videro un insieme di case abitate. Tom e Zack scesero dal cavallo ormai stanco, e si avvicinarono.
Non avevano niente, dopo l'incidente accaduto con quella strana creatura tutto ciò che si erano portati dietro era andato distrutto o perso, compresi i risparmi che avrebbero dovuto utilizzare per comprarsi acqua e cibo. E come se non bastasse, alle spese si era aggiunto pure un cavallo, che era utile certo, ma andava anche mantenuto in qualche modo, e l'idea di lasciarlo solo a morire era fuori discussione.
Poco prima di entrare al villaggio, Tom propose di vendere il cavallo e comprarsi dei viveri con i soldi ricavati, ma Zack non era d'accordo. Secondo lui il cavallo era indispensabile per spostarsi, poiché se fossero andati a piedi sarebbero stati troppo lenti, e chiedere un passaggio a qualche sconosciuto non si era rivelata una soluzione particolarmente brillante e per lui era fuori discussione sin dal principio, perciò si oppose.
Discussero animatamente per un po' di tempo, mentre camminavano verso quello che pareva proprio un centro abitato. Zack rimaneva fermo sulla sua posizione, "il cavallo non lo vendiamo" diceva, ma ciò non faceva altro che alterare Tom ancora di più. Sentirlo ripetere quella frase lo innervosiva, perché era come se non si rendesse conto della gravità della situazione in cui si erano cacciati. Il cavallo era un animale che andava mantenuto per poter essere utile a qualcosa, e se loro due erano i primi a non avere neanche la certezza che di lì a qualche giorno sarebbero rimasti ancora vivi, come potevano anche solo pensare di poterselo permettere?
Il fatto che Zack non ci arrivasse era assurdo. Morire per colpa di una creatura saltata fuori dal niente, dall'aspetto raccapricciante e due grandi occhi assetati di sangue era un conto, ma morire perché il tuo compagno di viaggio non vuole ascoltarti è un altro paio di maniche. Ad alimentare il cattivo umore di Tom, c'era anche la paura che se non avessero venduto il cavallo sarebbero rimasti in quella situazione per chissà quanto altro tempo ancora, e non sapeva se sarebbe stato in grado di sopportarlo.
Vivere in quell'incertezza era opprimente.
"Non abbiamo niente" ribadì Tom per l'ennesima volta.
"Lo so" rispose secco Zack.
"Se lo sai, perché non vuoi vendere il cavallo?!" domandò Tom ancora più adirato, indicando l'animale che li seguiva senza accennare il minimo entusiasmo. Tom ogni tanto lo coccolava con una carezza sul muso, ma sapeva che era molto stanco e che le forze lo stavano lentamente abbandonando.
"La pianti di farmi sempre la stessa domanda?!" sbraitò l'altro.
"Non mi hai ancora dato una risposta."
"Te l'ho data, il cavallo non lo vendiamo."
"Non possiamo continuare a vagare così all'infinito" disse Tom ancora, e Zack affrettò il passo.
"dobbiamo procurarci del cibo" continuò, ma Zack non stava ascoltando.

"e anche dei vestiti nuovi."

"E un cavallo va mantenuto! Dovremmo prendere qualcosa anche per lui se vogliamo tenerlo, ed è assurdo dato che ora come ora non abbiamo niente" disse, marcando l'ultima parola per accentuarla.
"Mi stai ascoltando?!" sbottó poi, stanco di parlare e vedere che Zack continuava a camminare frettolosamente davanti a lui senza dire una parola.
"Tom stai zitto!" urlò lui in tutta risposta, fermandosi.
Tom si fermò a sua volta, perplesso da quella reazione improvvisa.
"Sto pensando a che cosa fare" continuò abbassando il tono di voce.
Tom non capiva a che cosa doveva pensare, dato che la soluzione era critica e non c'erano molte altre possibilità se non vendere il cavallo a qualcuno in cambio di denaro, tuttavia Zack pareva pensarci sul serio.
"Facciamo così" disse dopo una breve pausa, e Tom spalancò gli occhi.
"Oggi rubiamo."
"Non se ne parla!"
"Il cavallo ci serve e non lo venderemo."
"Ma-"
"Non lo venderemo e basta!"
Tom si tacque.
"Devi fare quello che ti dico io, va bene?"
Tom fece segno di no con la testa. Non aveva mai rubato prima, e il solo pensiero lo faceva tremare come una foglia.
"Se fai come ti dico io, non corri nessun pericolo."
"Non dovremmo farlo."
"Lo so, ma attualmente mi sembra l'unica soluzione che ci conviene. Il cavallo dovremo tenerlo perché ci servirà per arrivare fino alla valle."
"Non sono capace."
"Non serve che tu sia capace, serve che tu sia solo silenzioso, e già lo sei."
"Non sono sicuro."
"Tom guardami" disse Zack mettendo due dita sotto al mento dell'amico, per costringerlo ad alzare il viso.
"È indispensabile che tu lo faccia, io ti guarderò le spalle" continuò guardandolo negli occhi, affinché assorbisse bene le sue parole.
"Non lo stai facendo perché vuoi, lo stai facendo perché ne hai bisogno, e fidati che la differenza è molta."
Tom ci pensò un attimo.
Aveva sempre sentito parlare di situazioni di furti, pettegolezzi in giro per il villaggio, ristoranti e signore anziane che periodicamente venivano derubate e se ne lamentavano con tutto il vicinato.
Eppure, mai nella vita aveva immaginato che un giorno si sarebbe ritrovato a doverlo fare.
"Zack io..."
Zack gli carezzò dolcemente la parte destra del volto, facendo scivolare due dita dalla guancia alla mandibola, fino ad arrivare al collo del più timido.
Si sentiva in colpa. Era come se Tom fosse una tela dipinta con tutti i colori dell'arcobaleno, e lui stesse rovinando quella meravigliosa armonia cominciando a passarci sopra un primo strato di vernice nera.
Avrebbe voluto proteggerlo, e invece si stava ritrovando a doverlo convincere nel tentativo di rubare per la loro sopravvivenza.
Si sentiva un totale fallimento.
Quando stavano strisciando per terra, con quella creatura ripugnante che li guardava e mostrava i lunghi denti affilati con ancora i pezzettini di carne umana incastrati, mentre loro vedevano nei suoi grandi occhi neri il riflesso della morte, era stato Tom a passargli il pugnale.
Se non ci fosse stato lui, probabilmente la "cosa" li avrebbe mangiati vivi.
Come poteva uno che non era in grado nemmeno di proteggere se stesso, dire che cosa era meglio o non era meglio fare per prendersi cura di qualcun altro?
"Non penso di poterlo fare" rispose Tom ancora una volta, scansando la mano di Zack con un gesto rapido e deciso.
"Tom per favore, non rendere le cose più difficili di quanto non lo siano già, ascoltami!"
Zack aveva rubato qualche volta con Oliver, e non era mai successo che li prendessero. Sapeva come muoversi, ed era certo che una volta messo in atto il piano sarebbe andato a buon fine, ma senza convincere Tom non sarebbero andati molto lontano.
Forse, un altro motivo per cui continuava ad insistere, era che voleva dimostrare di essere in grado di cavarsela e trovare delle soluzioni altrettanto valide, anche se sbagliate. Voleva sentirsi utile. Voleva che Tom fosse contento di trovarsi con lui, e non pentito.
"Giuro" cominciò in tono solenne, attirando così gli occhi curiosi e spaventati del più timido.
"Giuro, che se qualcuno ti guarda o ti tocca, io lo sotterro,Tom. Nessuno ti farà niente, perché io sarò lì con te a guardarti le spalle."

Tom e ZackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora