Capitolo 3

21 1 1
                                    

Quella notte prima di addormentarsi, Tom aveva pensato a lungo al suo primo incontro con Zack e alla loro conversazione. Gli sembrava che fosse trascorso tantissimo tempo da allora, eppure era successo solo in mattinata. Tom era andato in quel bosco per stare tranquillo e godersi la calma e il silenzio circondato dagli alberi innevati e disegnare con il lieve suono dell'acqua cristallina che scorreva di fronte a lui, però aver cambiato i suoi piani per parlare con Zack era stato un modo piacevole di modificare la sua routine e mettersi a confronto con qualcuno proveniente da un villaggio dove lo stile di vita era totalmente diverso dal suo.
Aveva ripensato ai suoi occhi vivaci, al modo scorrevole e spontaneo con cui si esprimeva e al leggero entusiasmo che si nascondeva dietro le sue parole. Tuttavia, c'erano anche l'espressione buia che aveva fatto quando Tom gli aveva indicato dove si trovava il suo villaggio e i lividi e i graffi che aveva potuto notare sulle sue gambe scoperte. Pensò che molto probabilmente non c'era da preoccuparsene, in fin dei conti Zack che era il diretto interessato sembrava abbastanza tranquillo sulla faccenda, e magari continuando a incontrarlo avrebbe potuto sapere qualcosa di più a riguardo. Ma si sarebbero incontrati ancora una volta?
Zack prima di andarsene aveva detto "ci vediamo", quindi probabilmente sì. O almeno Tom così sperava. L'arrivo di Zack aveva cambiato la sua routine e dato che non aveva niente di meglio da fare, pensava che sarebbe stato bello incontrarlo di nuovo.
Il giorno successivo decise di tornare nel bosco alla stessa ora di quello precedente. Si sedette sulla solita grande roccia e rimase lí per un po' a contemplare l'ambiente che lo circondava. Il paesaggio era identico a quello del giorno prima, eppure conservava un fascino sempre nuovo in grado di stupirlo ogni volta. Si era portato dietro un libro da leggere per passare il tempo nell'attesa, ma mentre il suo sguardo seguiva le parole scritte su quelle pagine improvvisamente gli tornò in mente il fatto che Zack lavorava, e che quindi in quel momento doveva essere indaffarato a fare qualcosa di ben più importante che camminare nel bosco a prendere freddo. Per un attimo provó la stessa sensazione del giorno prima, quando lui gli aveva detto che non andava più a scuola e aiutava suo padre con il lavoro. Quella sensazione di inutilità e di vuoto che lo aveva fatto sentire come se lui fosse rimasto indietro a confronto con Zack, e lasciato solo.
Si alzò e tornò a casa deluso, pentendosi di non esserselo ricordato prima.
Però se Zack gli aveva detto "diventiamo amici" evidentemente anche lui doveva avere l'intenzione di vederlo un'altra volta. L'unico punto interrogativo era il quando e il dove, dato che non sapeva proprio in che modo poterlo contattare. "Pazienza" pensò "ci penserò meglio più avanti" si disse e alla fine si rifugiò sotto le coperte del suo letto crollando in un sonno profondo.
La mattina seguente si svegliò prima del solito, mentre fuori il cielo era ancora blu e la tranquillità dell'alba giaceva ancora sul suo villaggio. Non essendo più stanco decise di alzarsi allargando la bocca in un grande sbadiglio e per colazione sgranocchiò solo qualche biscotto. Si lavò e indossò una camicia lavata da poco, i pantaloni corti, la giacca e infine una borsa dalla forma rettangolare a tracolla bordeaux. Non c'era bisogno di aprirla e controllare, sapeva che dentro c'erano già i libri e il suo quaderno per prendere appunti dato che l'ultimo giorno in cui era andato a scuola l'aveva abbandonata sul pavimento del suo salotto e non l'aveva più toccata. Era rimasta uguale a come l'aveva lasciata, e infine uscì.
Il sole stava già portando la luce del mattino fra quelle case sul versante della montagna, quando lui svoltò l'angolo, percorse una buona parte della strada e sbucò proprio davanti alla sua scuola. Era un edificio non particolarmente grande costituito solo da una grande aula, un piccolo magazzino e una stanza dove si riunivano i professori, ed era riservata agli studenti dai quindici anni in poi che decidevano di frequentare ancora gli studi quando più preferivano.
Quando arrivò mancavano otto persone, ma Rose c'era. La vide sul fondo della classe, in ultima fila a sistemare il suo quaderno sul banco in legno. Indossava una camicetta beige e una gonna grigia, il cappotto lungo con cui usciva di solito era sistemato per bene sulla sedia assieme alla sciarpa.
"Buongiorno" le disse accennando un sorriso.
"Oh, ciao Tom" ricambiò lei, invitandolo a sedersi lí accanto. Rose era una sua amica, si erano incontrati il primo giorno di scuola quando erano ancora due bambini e spesso la sua famiglia lo invitava a casa per la cena, oppure per andare insieme a giocare fuori il pomeriggio. Con lei aveva trascorso tutta la sua infanzia e una volta compiuti quindici anni avevano scelto entrambi di proseguire con gli studi, a causa degli impegni di lei però, al di fuori della scuola si vedevano raramente e il loro rapporto era diventato molto più distaccato. Quel giorno i suoi lunghi capelli castani erano raccolti in due grandi trecce che ricadevano comodamente sulle spalle, e come al solito profumava di lavanda.
Lui annuí e si accomodò nel banco vicino, e poco dopo entrò il professore. Era un uomo dalla barba bianca e gli occhi azzurri, che portava sempre un giaccone marrone e dei pantaloni lunghi di seta senza nemmeno una piega. Appoggiò la sua valigetta nera sulla cattedra e tirò fuori qualche foglio, successivamente rivolse un sorriso da sotto i baffi agli studenti che gli stavano di fronte e dopo avergli augurato il buongiorno continuò a spiegare da dove si era fermato l'ultima volta. Tom aveva sempre amato letteratura. Quel professore riusciva a spiegarla in una maniera così gentile e scorrevole che sembrava venirgli spontaneo ascoltare le sue parole, inoltre la voglia di leggere quelle belle opere di cui tanto si parlava a lezione non gli era mai mancata. Sin da piccolo aveva permesso alle pagine stampate su quei libri di trasportarlo in altri mondi e permettergli di allontanarsi dalla realtà per qualche ora.
Una domanda che gli venne in mente era se anche Zack leggeva, magari nel tempo libero dopo aver finito il suo lavoro. Se fosse stato così forse avrebbe potuto chiedergli quale fosse il suo libro preferito o magari accennargli alcuni argomenti di letteratura che gli erano sembrati piuttosto interessanti, dato che non andava più a scuola. Quel semplice incontro nel bosco lo aveva incuriosito parecchio, anche volendo non riusciva a smettere di pensarci.
"Tom... Tom... TOM!" disse Rose con un tono di voce più alto del solito, facendolo sussultare. A quel punto Tom smise di fantasticare su un altro possibile incontro con quel ragazzo e tornò alla realtà, seduto sul suo banco fra le mura di scuola.
"S-scusami" balbettò rendendosi conto che l'ora di letteratura era finita, e tutti gli studenti stavano mettendo via il libro di testo per passare alla lezione successiva. Era come se per un momento tutto si fosse fermato mentre lui ripercorreva il corso dei suoi pensieri, e poi fosse tornato a muoversi improvvisamente.
"io ero-"
"distratto" concluse Rose per lui.
"Sí... mi sono distratto un po' " ammise imbarazzato. Non capitava spesso che si distraesse durante l'ora di letteratura, e la cosa lo sconvolse leggermente.
Rose gli lanciò un'occhiata sospettosa.
"Hai pensato tutta l'ora a qualcosa?" gli domandó, cogliendoli alla sprovvista.
Le guance di Tom si fecero lievemente paonazze, come se Rose fosse riuscita a entrare nella sua testa e vedere quanto lui desiderasse incontrare Zack ancora una volta per poter parlare e trascorrere del tempo insieme.
"Non ho pensato a niente" rispose, cercando di mantenere un tono di voce più neutrale possibile.
"Non prendermi in giro. Non hai scritto neanche una parola di quello che ha spiegato oggi il professore" disse, posando lo sguardo sul suo quaderno vuoto. Tom il quel momento avrebbe tanto desiderato essere rimasto sdraiato comodamente sul suo letto a dormire piuttosto che trovarsi lì sotto gli occhi investigatrici di Rose. Però sapeva che non c'era molto da fare. Qualunque cosa avesse detto non sarebbe stata abbastanza credibile. Lui era come un libro aperto, bastava guardarlo in faccia per capire ció che gli passava per la testa e chiunque si sarebbe accorto che quella mattina era alquanto distratto.
"Stavo solo..." tentó di giustificarsi in qualche modo, ma non sapeva come concludere la frase.
"C'è qualcosa che non va?" gli chiese lei.
Tom fece una piccola pausa prima di rispondere, giusto il tempo di pensare a cosa dirle. Se fosse rimasto zitto Rose avrebbe continuato a fargli domande o addirittura a tenerlo sott'occhio durante le lezioni successive e alla fine avrebbe cominciato a capire che di recente era successo qualcosa che lo distraeva. Lei ormai conosceva molto bene Tom e non ci avrebbe messo tanto a mettere insieme i pezzi, ma preferiva parlarle lui stesso riguardo l'incontro con Zack e tutto ciò che lo riguardava, quando si sarebbe sentito abbastanza pronto per farlo. Non voleva che lei lo scoprisse da sola.
"Sono solo un po' preoccupato" disse e Rose inclinò di poco il capo.
"Ieri è arrivata una lettera di mio padre e mi ha scritto che si tratterrà negli altri territori ancora per un po' di tempo". Mentí naturalmente. Nelle ultime due settimane non aveva ricevuto ancora nessuna lettera, ma Rose sapeva la sua situazione quindi era sicuro che lei ci avrebbe creduto.
"Oh, immaginavo fosse una cosa del genere" rispose, quasi sollevata.
"Ma non è la prima volta che succede, no? Tuo padre se ne va sempre in giro da qualche parte"
- Eccome - pensò Tom - E a suo figlio che sta qui non ci pensa -
" È un uomo in gamba, forse ha semplicemente avuto un contrattempo con il lavoro ed è costretto a tornare un po' piú tardi della data che aveva previsto, dopotutto può sempre capitare. Non ci pensare molto"
Lui annuí con la testa sperando di poter tornare a casa il prima possibile.
Le lezioni quel giorno proseguirono normalmente e Tom si sforzò anche di prendere qualche appunto per non preoccupare Rose ulteriormente, anche se alla fine finí con il prestare attenzione davvero e dimenticarsi momentaneamente di tutto ció a cui aveva pensato prima.
Successivamente, Tom non era più tornato nel bosco. Non perché non ne avesse voglia, ma perché ultimamente era stato impegnato fra una cosa e l'altra. Era andato al negozietto di frutta e verdura del suo villaggio in fondo alla strada, poi in un piccolo alimentari a prendere qualche pacchetto di pasta, uova, latte, farina, ricotta e un pezzo di formaggio. Era passato anche in macelleria a prendere solo una salsiccia e qualche bistecca dato che la carne era un cibo abbastanza pregiato e di conseguenza anche costoso e infine in panetteria dove aveva comprato un po' di pane.
Una volta sistemato tutto in cucina aveva dato una pulita alla casa spolverando il pavimento e i mobili, infine aveva lavato i vestiti in una grande bacinella piena d'acqua e stesi all'aperto. La mattina inoltre, ne aveva approfittato per frequentare le lezioni dato che era abbastanza sicuro che Zack lavorava essendo nel bel mezzo della settimana e andare al bosco per vederlo sarebbe stato inutile. Però, durante una di quelle mattinate, gli venne in mente un'idea. Sapeva che lui viveva nel villaggio opposto al suo, perciò se magari fosse andato da quelle parti avrebbe avuto l'occasione di vederlo. Non si aspettava granché e inoltre la loro conversazione sembrava già trasformarsi in un ricordo lontano e forse doveva solo farsene una ragione e continuare la sua vita come aveva sempre fatto. Se nel suo destino era prescritto anche Zack, allora prima o poi si sarebbero rivisti ancora. Ma Tom voleva fare un tentativo, tanto per cambiare la sua noiosa routine e magari riuscire a ottenere qualcosa.

Tom e ZackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora