Capitolo 26

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Camminarono per tutta la notte.
L'aria era gelida, e ad ogni respiro i loro visi venivano incorniciati da una nuvola bianca.
Sotto il cielo stellato giacevano le montagne silenziose, anche loro immerse in un sonno profondo. Tom aveva le gambe che tremavano. Anche Zack, come lui, portava dei pantaloni che arrivavano poco sopra il ginocchio, eppure lui non sembrava patire particolarmente il freddo. Inoltre, precedeva Tom e lo guidava fra i vicoli senza il minimo timore, come se non stesse vagando di notte nell'oscurità per la prima volta. Pareva quasi come se l'avesse già fatto in passato.
Il cuore di Tom martellava nel petto, e il suo naso arrossato faceva invidia a un cubetto di ghiaccio. L'unica cosa che lo tranquillizzava e lo fermava dal mettersi a piangere disperatamente un'altra volta, era il calore della mano di Zack. Aveva le dita intrecciate con le sue, quasi come se non volesse lasciarlo indietro.
Quella era l'unica cosa che Tom trovò confortante, il resto del villaggio era come se fosse un luogo totalmente sconosciuto lontano da lui che non aveva mai visto.
Improvvisamente, tutte le case che aveva visto quando un giorno era venuto per cercare Zack, gli sembrarono dimore abbandonate e cupe. La strada principale, completamente vuota, gli provocò un brivido lungo la schiena. I locali chiusi, i sacchi di spazzatura appoggiati ai muri, i vicoli dove i bambini si divertivano a calciare un pallone, parevano solo posti in rovina, terribilmente spaventosi.
D'altra parte però, se la testa di Toma Vega cominciato a riempirsi di pensieri, quella di Zack sembrava fare altrettanto.
Entrambi, da quando avevano cominciato a muoversi, non avevano detto una sola parola.
Ovviamente, trovarsi a scappare dai propri villaggi da un giorno all'altro era una cosa assai insolita ma soprattutto pericolosa, e un po' per la preoccupazione, un po' perché ne erano entrambi coscienti, non si poteva dire il momento adatto per intrattenere una piacevole e leggera conversazione tra amici. Però, c'era qualcosa di più.
Tom guardava Zack, e gli sembrava quasi come se stesse pensando a due cose diverse nello stesso momento.
Una era la partenza dal villaggio, dato che era lui che stava guidando, ma l'altra?
Il più timido non ne aveva idea.
Poteva essere qualsiasi cosa, ma non gli venne in mente niente. Andó quindi su ciò che riteneva più scontato: probabilmente aveva iniziato anche lui a pensare alla sua famiglia, ai suoi amici, alla sua casa, a tutto ciò che stava lasciando, e gli era salito un senso di spiacevole tristezza e improvvisa nostalgia.
Lo Zack che aveva conosciuto era una persona estroversa che parlava molto, ogni occasione era buona per raccontare qualcosa di nuovo ed essere allegri. Era una persona spontanea. Una persona comprensiva, una persona che non pensava troppo sì suoi problemi e si preoccupava più di godersi il divertimento della vita.
Eppure più guardava il suo volto, più quel Zack sembrava essere lontano.
Anche una persona come lui aveva dei legami con qualcuno o qualcosa che riteneva importanti, e abbandonarli da un giorno all'altro non era facile.
Anche lui ci stava male.
Anche lui era triste, anche se non piangeva.
Dopo, si disse Tom, glielo avrebbe chiesto.
Anche lui tuttavia si sentiva allo stesso modo.
Una volta aveva letto un libro, che parlava di due giovani innamorati che avevano intenzione di sposarsi. Era un paesino piccolo, dove la gente semplice, il popolo, viveva in piccole case e si guadagnava da vivere lavorando nei campi, poi vi erano i signorotti locali, ovvero uomini ricchi che avevano il potere sul territorio. I preparativi del matrimonio stavano andando bene, fino a quando un giorno il signorotto locale del paesino dei due innamorati si interessó alla futura sposa, e decise che quel matrimonio non si poteva fare. Dunque, i due giovani decisero di scappare nella speranza di potersi sposare altrove, e vivere una vita felice insieme.
Era ben descritto il passaggio dove salirono su una barca modesta e partirono sul lago.
La fanciulla descrisse per l'ultima volta il suo paesino, i monti che lo circondavano, le sensazioni che lì aveva vissuto.
Tom si sentiva così, come lei.
Anche lui aveva guardato il suo villaggio per l'ultima volta, e ora stava abbandonando quello di Zack. Non era ancora troppo tardi, poteva tornare indietro, subirsi una discussione con suo padre e ricominciare la solita vita di sempre, ma sebbene era tentato c'era qualcosa che lo bloccava.
Sarebbe stato più semplice fermarsi, dire a Zack che non voleva più proseguire e che sarebbe stato più prudente restare sotto i tetti delle loro case. Ma c'era qualcosa... qualcosa che glielo impediva.
Per quanto la sua parte più sensata dicesse che era un'idea folle, che sarebbe stato quasi impossibile sopravvivere ad una fuga così improvvisa e male organizzata, un'altr a piccola parte insisteva affinché continuassero.
Si erano spinti troppo oltre ormai.
E allora, salutò mentalmente entrambi i villaggi. Salutò la sua casa, quella dov' era sempre tornato, ogni giorno. Quella dove erano rimasti tutti i suoi libri e qualche suo disegno, quella dove suo padre era rientrato trovando la sua stanza vuota. Salutò la sua scuola, quella dove aveva imparato tante cose e che gli aveva fatto scoprire il significato della parola "curiosità". Quella con le interessanti lezioni di letteratura, e le noiosissime spiegazioni di matematica. Salutò i suoi compagni di classe, da cui si era sempre mantenuto distante, troppo timido per farseli amici.
Salutò Rose, la sua migliore amica.
Salutò suo padre, l'uomo che dopo la morte dell'amata l'aveva cresciuto da solo e aveva sempre cercato di proteggerlo, sebbene non fosse mai stato presente fisicamente.
Salutò le case,
le strade,
le persone,
le cime delle montagne.
Salutò la vita che aveva vissuto fino a quel momento, troppo spaventato per cominciarne un'altra.
Aveva le lacrime agli occhi.
Pensare che tutti quei momenti, tutte le sue giornate, tutte le sue abitudini stavano per diventare soltanto un prezioso ricordo gli faceva venire voglia di scoppiare a piangere un'altra volta.
Lanciò ancora un'occhiata a Zack, e vide l'espressione persa e vuota dell'amico.
Era assente.
Probabilmente stava salutando anche lui tutto ciò che passo dopo passo si stavano lasciando alle spalle, ma non aveva lacrime che gli rigavano il viso.
Non aveva il respiro affannato, ne tantomeno le labbra tremolanti di chi vorrebbe urlare ma che invece non lo fa.
Semplicemente con il corpo era lì, si muoveva e camminava, ma con i pensieri era da tutt'altra parte. Era chissà dove, in un luogo al quale Tom non poteva accedere.
Si asciugò gli occhi con la manica dell'altro braccio, quello libero, e ingoiando quel poco di saliva che gli era rimasto in gola si trattenne.
Si lasciarono il villaggio alle spalle.
Abbandonarono la strada principale dove la neve era stata spalata sui marciapiedi, e si incamminarono verso il bosco.
Tom si fermò all'improvviso, riportando Zack alla realtà. Era come se si fosse reso conto solo in quel momento di star tenendo per mano un'altra persona.
"Perché ti sei fermato?" gli chiese.
"Dobbiamo andare per forza da questa parte?" domandó Tom.
"Certo" rispose Zack come se fosse la cosa più ovvia del mondo, ma la faccia del più timido non gli sembrava particolarmente convinta.
"Di qua c'è il bosco, dobbiamo passare di lì"
"Non c'è un'altra strada?"
"No"
Silenzio.
"Non dovevamo andare in una strada parallela al bosco per trovare un passaggio?" disse Tom ricordando ciò che si erano detti prima di mettersi in viaggio.
Zack sembrò pensarci un attimo.
"Hai ragione, però... forse è un po' presto, secondo me ci conviene fermarci prima in un villaggio vicino."
C'era qualcosa che non andava. L'aveva detto Zack che sarebbe stato meglio andare su una strada parallela al bosco e chiedere qualche passaggio per arrivare alla valle, non era da lui cambiare idea così velocemente su qualcosa di cui era convinto.
Forse nel frattempo gli erano venuti in mente altri dubbi, altri pericoli che prima non avevano preso in considerazione, ma se così fosse stato l'avrebbe riferito subito a Tom e non sarebbe stato a pensarci da solo.
Tuttavia, il cielo era ancora scuro e non sembrava una cattiva idea camminare fino ad un altro villaggio. Avrebbero potuto chiedere passaggi quando la strada sarebbe stata illuminata dai raggi del sole.
Tom annuí, anche se l'idea di passare per il bosco non gli piaceva.
"Ho capito"
"Non mi sembri molto convinto"
"Fermarci in un altro villaggio è una buona idea"
"Però?"
Tom abbassò lo sguardo, e notó che Zack gli stava ancora tenendo la mano.
"Tom ascoltami" gli disse, mettendogli due dita sotto al mento per alzargli il viso.
"Se c'è qualcosa che non va, o se ti viene in mente qualche idea, me lo devi dire."
Tom annuí, ma rimase in silenzio.
"Adesso siamo solo io e te, dobbiamo collaborare se vogliamo arrivare lontano, capisci?"
Tom allora pensò a Zack, che fino a un momento prima sembrava stesse pensando intensamente a qualcosa, ma non aveva detto cosa. Però non glielo fece notare.
"Capisco" rispose invece.
Zack accennò un sorriso.
"Passare per il bosco di notte è spaventoso, vero?" gli chiese, come se fosse quasi qualcosa di divertente, e Tom annuí.
"Però è il passaggio più sicuro, perché in questo bosco ci sono solo gli alberi e qualche gufo. Sulla strada ci sono le persone, e non sappiamo se queste hanno buone o cattive intenzioni."
Era un po' incoerente, dato che avevano già programmato di arrivare fino alla valle accettando passaggi da persone sconosciute, ma qualcosa di incoraggiante doveva pur essere detto, e Tom ne fu lieto. Zack aveva intuito che l'idea di passare di là gli faceva paura, e aveva cercato di renderla un po' meno spaventosa.
"Va bene" rispose Tom, anche se a malincuore. Passare per il bosco a quell'ora della notte gli faceva venire il voltastomaco da quanto era terrorizzato, ma non voleva sembrare l'unico ad essere troppo spaventato da intralciare il viaggio.
Si avviarono nella neve fianco a fianco.
Affondavano i piedi nel soffice manto bianco che ricopriva il terreno, circondati ovunque da alberi alti e maestosi ancora addormentati.
Sentirono in lontananza il verso di qualche animale, probabilmente i gufi di cui parlava Zack, tuttavia non videro nulla.
Era come se la loro presenza avesse scacciato tutta la vita di quel luogo. Come se si fossero nascosti, e li stessero osservando da qualche parte che Zack e Tom non potevano vedere, aspettando che se ne andassero.
Tom strinse più forte la mano di Zack e fece un respiro profondo. Si disse che quello era il bosco più sicuro del mondo, lo stesso dove trascorreva interi pomeriggi a disegnare e ritrovare se stesso, quando non voleva vedere nessuno e rifugiarsi in un posto tranquillo. Era lo stesso che aveva rappresentato nel suo quaderno. Era lo stesso dove aveva conosciuto Zack.
Quel bosco aveva un qualcosa di familiare, magico.
Non c'era bisogno di esserne spaventati.
"A che cosa stai pensando?" gli chiese Zack seguendo il solito corso d'acqua che scorreva fra le rocce.
"a niente" rispose Tom, troppo imbarazzato per dirgli che stava semplicemente cercando di tranquillizzarsi per non apparire agli occhi dell'amico troppo spaventato.
"Non pensi mai a niente, tu"
Silenzio.
"Questo è lo stesso bosco dove ci siamo conosciuti" confessó Tom quasi in un sussurro.
"È vero"
"È quello a cui stavo pensando adesso"
"Hai fatto bene. Adesso sembra così strano vederlo al buio, però qua ci siamo venuti tante volte."
La mente di Tom ritornò a quel giorno. Chi avrebbe mai pensato che quel ragazzo tanto allegro che lo aveva salutato dall'altra parte del fiume, sarebbe diventato il suo compagno di viaggio. E mentre gli stringeva la mano e ascoltava l'acqua che scorreva tra le rocce di fronte a loro, pensava a quanto i legami con le persone fossero sorprendenti. Quanto la vita stessa fosse sorprendente.
Conosci una persona che pare letteralmente il tuo opposto, lontana anni luce dalla tua personalità e dai tuoi modi di fare, e pensi "no, io e lei non potremmo mai diventare amici. Conoscenti sì, ma amici mai", e poi nel bel mezzo della notte vi ritrovate insieme, solo contro il mondo intero, mano nella mano, fuggiti dai rispettivi villaggi alla ricerca della felicità.
Quanto era speciale la vita.

Tom e ZackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora