Guardarono il paesaggio che man mano si allontanava dai loro occhi.
Quella era la prova definitiva che si stavano allontanando dai loro rispettivi villaggi, che erano davvero convinti di volersene andare e viaggiare alla ricerca di qualcosa che potesse colmare i vuoti lasciati nei loro cuori.
Erano stanchi, ma non poterono fare a meno di provare un po' di felicità.
I loro occhi erano già pieni di desideri e speranze, progetti da realizzare e buoni propositi da portare a termine, perché tante nuove esperienze erano alle porte ed entrambi non vedevano l'ora di vivere sensazioni completamente nuove.
Si sentivano liberi, sotto il manto scuro di quella notte nebbiosa.
Si sentivano... come due uccellini che volavano nel cielo e guardavano il mondo dall'alto delle nuvole. Sentivano l'aria gelida che si scontrava sulle punte dei loro nasi, e dentro di loro ardeva tutto l'entusiasmo di chi è nel bel mezzo della primavera della sua giovinezza.
Si guardarono increduli.
Nessuno di loro due si era aspettato, in quel pomeriggio d'inverno, che un giorno sarebbero finiti per decidere di intraprendere un'avventura così grande insieme.
Tom era molto timido.
Se ne stava seduto tranquillo a disegnare su una roccia immaginando mondi lontani, manteneva le gambe unite e la testa bassa quasi come se avesse avuto paura di essere di troppo, di ingombrare troppo spazio.
Zack invece parlava molto, pareva una di quelle persone in grado di illuminare le giornate di tutti, con i suoi sorrisi e la sua spontaneità.
Sembrava il dipinto del volto dell'entusiasmo.
Erano due tipi così diversi, eppure i loro cuori erano fatti della stessa sostanza.
E adesso si erano ritrovati sul carro di un uomo gentile che aveva deciso di dargli un passaggio, uno accanto all'altro.
Quanto poteva essere sorprendente la vita, a volte.
Poi a Zack venne in mente una cosa.
"Tom" disse, abbassando lo sguardo.
"Dimmi" rispose l'amico.
"Sei stanco?"
L'altro fece cenno di no con la testa. Era troppo emozionato per essere stanco.
"Vorrei parlarti di una cosa."
Tom lo guardò incuriosito. Zack non sembrava triste, ma nostalgico.
Aveva assunto l'espressione di chi ricorda dei momenti felici, e li pensa con nostalgia perché sa che non potranno più essere vissuti.
"È una cosa che mi è successa un po' di tempo fa, ma non ho mai avuto..." fece una breve pausa.
"La forza di raccontartelo."
"Se adesso hai voglia di dirmelo ti ascolto."
"D'accordo, grazie Tom. Allora dunque, non vorrei farti un discorso troppo lungo, ma devi sapere che per tutta la mia vita ho vissuto con una persona al mio fianco" iniziò finalmente Zack. Fu molto più facile del previsto, ma forse era perché dopo tutte le emozioni nuove che aveva provato in appena qualche giorno, quello ne costituiva soltanto una piccola parte che poteva essere sopportata.
"Era una persona veramente importante per me, e non ricordo una sola situazione del mio passato in cui non fosse presente. Abbiamo così tanti ricordi, così tanti momenti felici insieme... pensa che abbiamo addirittura lasciato la scuola insieme, e abbiamo lavorato insieme, tutti i giorni" raccontava accennando un sorriso. A Tom venne in mente un dubbio.
"Parli di Oliver?"
"Sì, parlo di lui. Ora che mi ci fai pensare, mi ricordo che l'avevi visto una volta."
"Sì, quando sono venuto alla falegnameria."
"Ecco, è lui. Oliver è il mio migliore amico sin da quando eravamo piccoli. Anche quando tutti gli altri bambini si allontanavano da me perché dicevano che ero troppo vivace, che disturbavo sempre e che se avessero giocato con me a scuola i loro genitori li avrebbero puniti... insomma, quando le circostanze erano queste Oliver era comunque-"
Era nel bel mezzo del suo discorso quando Zack si interruppe bruscamente.
Qualcosa aveva scosso il carro.
Non si trattava di una scossa violenta tanto da perdere l'equilibrio e capovolgersi sul sentiero, ma non era nemmeno una di quelle lievi appena percettibili.
Udirono l'uomo che guidava il cavallo borbottare qualcosa a bassa voce tra sé e sé, ma continuarono a proseguire come se si fosse trattato soltanto di un normale incidente di percorso. Zack non ne era tanto convinto però. Un po' perché non aveva mai viaggiato, e non sapeva se disguidi di questo tipo erano abbastanza comuni o meno, un po' perché sebbene fosse contento di aver finalmente trovato un passaggio dopo tante sfortune, erano comunque su un carro in piena notte in compagnia di uno sconosciuto, e non conoscendo il territorio era sommerso da circostanze che gli impedivano di restare totalmente tranquillo.
Si guardò ancora attorno, ma non sembrava esserci nulla di strano.
I suoi occhi videro soltanto gli alberi, il sentiero, i segni che gli zoccoli del cavallo e le ruote del carro lasciavano sulla neve e in lontananza le cime delle altre montagne, quando sentirono un altro scossone.
E poi un'altro ancora, quest'altro però decisamente più violento rispetto ai due precedenti.
Tom si avvicinò istintivamente a Zack.
Il cuore gli martellava nel petto.
C'era qualcosa che li aveva seguiti e che ora stava cercando di ribaltarli, non c'era alcun dubbio.
Il cavallo cominciò ad agitarsi.
Il carro aveva rallentato, perché l'animale pareva troppo sconvolto per continuare a proseguire. Avrebbe cominciato a correre probabilmente, se il padrone non avesse cercato di tranquillizzarlo e tenerlo sotto controllo. Lo udirono ancora borbottare qualcosa a bassa voce. Forse si stava innervosendo, dal momento che c'era qualcosa che disturbava il suo viaggio ma era troppo buio per riuscire a capire che cosa fosse.
Ci fu un attimo di silenzio dove nessuno dei tre aveva parlato.
Continuavano a guardarsi intorno tremanti, ma non videro niente di anomalo.
Poi il carro si fermò.
"Scendete."
Tom e Zack non capirono. Non c'era stato un quarto colpo, ma non si stavano muovendo più.
"Scendete" ripetè il signore.
"Mi scusi?" chiese Zack.
"Ho detto che dovete scendere, non fatemelo ripetere un'altra volta."
"Perché? Ha cambiato idea? Non ci vuole più dare un passaggio?"
"Come potrei dare un passaggio a due persone come voi?"
"A due persone come noi? Ma le da di volta il cervello?!" rispose Zack alzando il tono di voce. Il fatto che quel signore avesse ordinato loro di scendere così di punto in bianco aveva cominciato ad innervosirlo. Ed era vero che si trattava del suo carro, ma non poteva prima offrirsi per dargli un passaggio e poi abbandonarli nel bel mezzo del sentiero. In una situazione come quella, poi.
"Se non scendete subito, vi faccio fuori" disse, mostrando loro un pugnale.
Sembrava impazzito.
Zack si sforzò di calmarsi. Quello era un uomo armato, e loro due non avevano niente.
Tom accanto a lui tremava come una foglia.
Sarebbe sceso subito, ma il pensiero del carro che veniva violentemente colpito da qualcosa lo tormentava.
Sarebbero morti di sicuro, se fossero rimasti lì.
"Ascolti" provó a dire "non so perché lei ora si sta comportando in questo modo, ma scenderemo dal suo carro."
Prese la mano di Tom e la strinse. Avrebbe voluto mostrarsi impavido, ma quel gesto serviva più per dare sicurezza a lui che per consolare Tom.
"L'unica cosa che le chiedo, è di portarci un po' più lontano. Qua è palesemente pericoloso, qualcosa ha colpito tre volte questo carro e non sappiamo nemmeno che cosa sia, se continuiamo a restare qui potremmo morire tutti e tre."
"Non venite a parlarmi voi di morte!"
"Lo faccia se ha un cuore! Che cosa le costa? Per favore!"
La tensione di Zack era alle stelle. Si sentiva come se stesse per essere schiacciato da due grandi muri. Da una parte c'era la paura di incontrare quella creatura che aveva scosso il carro poco prima, e dall'altra parte invece spingeva l'uomo che all'improvviso aveva deciso di farli scendere, minacciandoli di morte se non l'avessero fatto.
Avrebbe voluto piangere.
Sentiva le lacrime dentro di lui che premevano per uscire, ma in qualche modo riuscì a contenersi.
"Piantatela con questo teatrino!" Sbraitò l'uomo "guardate che io ho lavorato tutto il giorno, a differenza vostra che ve ne andate in giro ad ammazzare le persone!"
Ammazzare le persone?
"Ma che cosa-"
"Io sono esausto! Ho una famiglia che mi aspetta a casa, non posso perdere tempo con due forestieri come voi!"
Li aveva scambiati per due forestieri!
"Noi non-"
"Stai zitto Zack!" urlò sporgendosi un poco verso di loro.
"Non ho paura, ve lo ripeto. Se non scendete adesso, vi taglio la testa come se foste due teneri agnellini al macello."
Era pazzo.
Ormai i suoi pensieri erano stati totalmente sopraffatti dalla paura, ed era la sua coscienza spaventata che stava parlando al suo posto.
Probabilmente sin dall'inizio non si era mai completamente fidato di loro, e il pensiero che quei due potessero fargli qualcosa di brutto aveva continuato a tormentarlo fino a prendere il sopravvento, e sicuramente quelle tre scosse misteriose non avevano fatto altro che aggravare la situazione.
"Non siamo stati noi a far tremare il carro" disse Tom continuando a stringere la mano di Zack. Non aveva mai visto qualcuno minacciarlo di morte.
Gli occhi sporgenti dell'uomo erano fulminati dall'odio, dal terrore, e li guardavano come se fossero davvero due creature che meritavano soltanto di morire.
Era una visione spaventosa.
"E non siamo neanche dei forestieri, è stato davvero qualcun altro a colpire il carro."
"Volete prendermi in giro."
"No, stiamo dicendo la verità sul serio" rispose Zack, ma quella non era stata una domanda.
"Voi due volete prendermi in giro."
"Non la stiamo prendendo in giro! Non siamo stati noi a far muovere il carro, e dovremmo anche muoverci da qua altrimenti c'è il rischio che muoia anche lei!"
"Stai zitto! Voi mi state solo prendendo in giro!"
Il cavallo nitrí, e cominciò a battere ripetutamente gli zoccoli al suolo. Era un comportamento strano, perché si stava agitando ma rimaneva fermo sul posto.
"Che cosa succede?"
"Non lo so"
"Che cosa succede?!" gridò il signore "Che cosa avete fatto al mio povero cavallo?!"
"Niente!" gridò Zack, ma l'uomo ne aveva abbastanza.
"Lo giuro... lo giuro, che se non scendete adesso e ve ne andate, con questo pugn-"
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Tom e Zack
FantasyEra una fredda mattinata d'inverno, e Tom se ne stava seduto su una sedia accanto al camino. Fuori nevicava, e i versanti delle montagne erano ricoperti da un manto bianco uniforme. Il calore del fuoco che ardeva sulla legna, era un sollievo per lui...