Capitolo 11

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In quei giorni Tom aveva partecipato a tutte le lezioni cercando di ignorare gli sguardi interrogatori di Rose per quanto possibile. La scuola era comunque un impegno che riusciva a mantenerlo concentrato su qualcosa che non fosse Zack, il pensiero fisso che gli tornava in mente non appena si distraeva. Avrebbe tanto voluto andare nel suo villaggio, bussare alla porta di quella falegnameria, vederlo e dirgli che gli dispiaceva e che non avrebbe mai voluto farlo arrabbiare, ma realmente come lui aveva detto, l'unica cosa che fece fu ignorare il problema ed evitare di tormentarsi troppo.
Lavare i vestiti a mano, fare la spesa, cucinare, leggere un libro, disegnare giganti e demoni su pagine bianche, studiare sui libri di scuola,... tutto gli sembrava meglio fare, tranne riflettere a fondo su quella spiacevole situazione che si era creata tra lui e Zack e pensare concretamente ad un modo per superarla. Tom non era quel tipo di persona. Tom lasciava che le cose semplicemente accadessero e lui si limitava a seguirne il flusso anche se non era d'accordo. Non prendeva in mano la situazione ne tantomeno cercava di adattarla alle sue condizioni, mancava di determinazione e non appena un lampo di sicurezza gli attraversava gli occhi, il pensiero di qualcosa che sarebbe potuto andare storto da un momento all'altro lo riportava al punto di partenza. Avrebbe tanto voluto essere come Zack, capace di sorridere alla vita, spontaneo, libero di esprimersi senza temere la reazione di qualcun altro, leale e soprattutto in grado di proseguire fino alla fine combattendo per ciò che si credeva giusto. Per un po' di tempo aveva sperato che la sua condizione famigliare avesse potuto giustificare i suoi comportamenti, del tipo che non aveva mai conosciuto sua madre in quanto era morta poco dopo la sua nascita o suo padre che non era mai a casa troppo indaffarato a gestire affari in tutti i territori circostanti per badare ad un figlio, ed era normale che questo poi cresceva insicuro, ma non aveva fatto altro che aumentare quella sgradevole sensazione di fallimento e inutilità per tutti. Aveva permesso alle circostanze di interferire e influenzare la sua vita senza fare nulla per poter migliorare le cose, e quella corrente che tanto si limitava a seguire si stava portando via anche la persona allegra e amichevole che Tom aveva incontrato casualmente quel pomeriggio nel bosco, Zack. Non voleva che una cosa del genere accadesse, eppure si sentiva così impotente da non sapere come agire. Era molto giù di morale, tuttavia quando suo padre arrivò all'alba non riuscí a contenersi per la felicità.
In quel momento Tom si trovava ancora nel letto a sonnecchiare, ma non era immerso in un sonno profondo perciò quando udí il suono di una chiave nella serratura della porta spalancò gli occhi e in punta di piedi camminando lentamente per non far rumore si affacciò sulla soglia per vedere che cosa lo aveva svegliato. Fuori era ancora buio ma si udivano già i cinguettii degli uccellini. Con la luce di una candela intravide un uomo in carne con la testa quasi pelata e il mento ricoperto da un'accenno di morbida barba bianca come la neve, indossava i pantaloni lunghi e un cappotto che faceva sembrare le spalle ancora più larghe di quello che erano e con due grosse valigie di cuoio nelle mani tentava goffamente di entrare.
"Papà!" esclamò Tom sorridendo, successivamente gli corse incontro e lo aiutò ad entrare tenendogli aperta la porta. Posò per lui i bagagli sul tavolo della cucina sebbene fossero per lui eccessivamente pesanti, però di fronte al padre non voleva mostrare questa sua debolezza.
Accese la luce che gli permise di appendere il cappotto sul retro della porta e con un sorriso che spiccava soprattutto dai suoi occhi luminosi a forma di mezza luna capovolta, avvolse il figlio in un abbraccio. Entrambi ormai erano abituati a stare lontani, il padre impegnato in qualche viaggio per vendere le sue stoffe e il figlio a casa tentando sempre nuovi metodi per gestire la sua vita in autonomia, però quando si rincontravano, anche solo per poco, i loro cuori erano colmi di gioia.
"Com'è stato il viaggio? Che cos'hai visto?" gli domandó Tom immediatamente, entusiasta.
"Vuoi già cominciare con le tue domande?" rispose il padre divertito "prepara un the caldo per tutti e due, poi ti racconterò quello che posso"
"Voglio solo sapere com'è andato il tuo viaggio, sei stato via per molto" continuò Tom iniziando a prendere l'occorrente per fare un ottimo the alle erbe, come gli aveva insegnato la loro vecchia vicina di casa Susanna. Aveva ripetuto i passaggi tante volte e ormai riusciva a preparare un buon the in poco tempo.
"È andato tutto bene, liscio come l'olio. Ho venduto le stoffe color porpora al decimo territorio, e i loro commercianti ne sono rimasti pienamente soddisfatti"
"Meglio così"
"Il pigmento violaceo si estrae dal murice, che è un mollusco. Si ottiene attraverso una lunga ed elaborata procedura e in questi tempi è molto raro da trovare, per questo è uno dei colori più richiesti"
"Il color porpora è un bel colore"
"È vero"
"E hai visto qualche gigante o qualche demone?"
"Perché lo vuoi sapere?"
"Sono solo curioso. Ho letto qualcosa su queste creature nei libri, però sentirlo raccontare da una persona che li ha visti dal vivo sarebbe molto più interessante" disse, versando il the in due tazze e posandole sul tavolo accanto alle valigie.
"Mi dispiace deluderti, ma non ho visto niente del genere" mentí. In realtà essendo un uomo che viaggiava parecchio, vedere certe cose e essere vulnerabili a determinati pericoli era inevitabile, soprattutto quando attraversava i confini tra un territorio e l'altro. Nonostante Tom gli chiedesse qualcosa a riguardo ogni volta che tornava da un viaggio, non aveva intenzione di raccontargli nulla perché temeva che mentre era via il figlio potesse essere preoccupato per lui, inoltre non gli sembrava il caso di avvicinarlo a un mondo che comprendeva creature così pericolose e sconosciute.
"Ah" disse semplicemente Tom, deluso. Era la risposta che riceveva sempre, però lui non mancava mai di chiederglielo nella speranza di ricavare qualche informazione in più che potesse soddisfare la sua curiosità.
"Forse dovresti leggere qualche libro che riguarda la tua vita, quello che ti circonda. Non serve informarsi su cose che non vedrai mai"
"Ma io vorrei viaggiare un giorno, vedere posti e persone nuove come fai tu"
"Io lo faccio per lavoro e non per curiosità. Il mondo è un posto troppo pericoloso per esplorarlo come vorresti"
"Va bene"
"Qui hai tutto quello che serve, di sicuro non ti manca niente. Non hai motivo per andartene o per avere il desiderio di vedere ciò che c'è fuori"
"Ho capito"
"Mi dispiace di averti svegliato a quest'ora del mattino, devi andare a scuola?"
Tom annuí con un cenno della testa.
"Puoi anche non andarci oggi, se sei troppo stanco. Magari esci a prendere un po' d'aria nel pomeriggio"
"Mh" concordó Tom.
"Lava le tazze. Io vado un po' a riposarmi che sono stanco" disse infine accarezzando dolcemente i capelli di Tom per poi dirigersi nella sua stanza, quella rimasta vuota per tutto quel tempo.

Tom e ZackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora