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Si avvicinarono, e il cavallo li guardò con fare sospetto. I due si mostrarono lenti e gentili, per fargli capire che non c'era motivo di avere paura. Tom poi tese una mano verso il muso dell'animale, e aspettò che prendesse un attimo confidenza.
Si mostrò docile, ma forse era soltanto troppo stanco per poter correre via imbizzarrito un'altra volta, e vedeva in Zack e Tom un posto sicuro dove rifugiarsi, dopo esser rimasto solo e spaventato così a lungo. La sella era ancora in buone condizioni, e dato che Zack non era mai salito su un cavallo, fu Tom a mostrargli come si faceva. Neanche lui aveva tutta sta grande esperienza, però aveva visto tante volte suo padre salire e scendere. Ogni tanto gli aveva fatto anche fare qualche piccolo giro sulla schiena dell'animale, che, c'era da ammetterlo, non era sicuramente abbastanza per dire di "aver avuto esperienza con i cavalli", ma sicuramente potevano usarlo come punto di partenza. Al villaggio di Tom c'era anche una grande stalla, la quale si trovava lontano dalla strada principale dove vivevano la maggior parte degli abitanti, e in cui si potevano prendere e lasciare i cavalli. Erano a disposizione di coloro che ne avessero avuto bisogno, ma bisognava pagare una certa quota, ed erano soprattutto una grande risorsa per i commercianti che dovevano muoversi spesso ma che non avevano il tempo materiale per prendersi cura di un animale così imponente. Suo padre era amico del responsabile, e prendeva sempre uno dei cavalli di quella stalla.
Gli venne un po' di nostalgia, e per un attimo pensò a quanto quell'uomo dovesse stare in pensiero.
Chissà se adesso lo stava pensando.
Chissà se stava rimpiangendo l'idea di non aver passato abbastanza tempo assieme al figlio, troppo impegnato a esportare i suoi tessuti al resto del mondo.
Aiutò Zack, che salì e molto goffamente si posizionò dietro di lui, e con un movimento deciso e calmo invitò il cavallo a muoversi. C'era solo una strada davanti a loro, e avrebbero seguito quella fino a quando non avessero incontrato un centro abitato.I due stavano continuando il loro percorso seduti in sella al cavallo ormai da qualche ora, proseguendo per l'unico sentiero che avevano incontrato nel bosco e che li aveva guidati fino a quel momento. Alla loro destra c'erano ancora gli alberi alti e fitti che avevano caratterizzato quella notte così piena di emozioni, mentre dall'altra parte c'era il vuoto più totale.
Camminavano cauti sul bordo della montagna, e il paesaggio che si aprì davanti ai loro occhi era un qualcosa di semplicemente meraviglioso.
Le montagne, una accanto all'altra, sembravano estendersi all'infinito come tanti tulipani colorati in uno splendido campo di fiori nell'Olanda illuminata dal sole, e Tom guardava con le palpebre spalancate tutte quelle cime innevate che giacevano silenziose proprio davanti a loro. Pensava a quanto sarebbe stato bello sedersi su una roccia, avendo ancora la sua sciarpa morbida attorno al collo e il suo quaderno bianco sulle ginocchia. Avrebbe potuto disegnare quel piccolo angolo del mondo su una di quelle pagine vuote e anonime, e far sì che quel ricordo vivesse per sempre.
Anche Zack guardava sbalordito quel panorama che con tanta bellezza e maestosità, se ne restava calmo e inosservato sotto l'immenso manto roseo del cielo al tramonto. Stringeva con le mani i fianchi di Tom per assicurarsi di non cadere, e nel frattempo osservava con molta attenzione tutti i versanti di quelle montagne che si abbracciavano tra loro, quasi come se avesse avuto paura di non coglierne l'intero splendore.
A confronto, si sentiva piccolo e impotente. Teneva la testa alzata, e pensava a quanto sarebbe stato bello in quel momento avere tanti occhi per poter ammirare quel quadro stupendo tutto in una volta sola, nel suo insieme.
Zack non aveva mai avuto la passione per la pittura. Era un'attività che richiedeva troppa calma e pazienza, per una persona dinamica come lui. Tuttavia in quel momento si immaginò comodamente seduto su una roccia, con una tela ancora bianca di fronte a lui e un pennello nella mano destra. Ascoltava il dolce silenzio di quel piccolo scorcio nella natura, nascosto in un angolo nel mondo laddove cominciava il paese delle meraviglie. Davanti a lui si apriva un'immensa distesa di montagne, sotto un cielo infinito. E poi, sullo stretto sentiero che proseguiva lungo il bosco, c'era la minuta sagoma di Tom.
Se mai avesse avuto l'opportunità di dipingere un quadro, sicuramente avrebbe fatto qualcosa come una scena del genere.
Ogni ritratto dipinto con passione è il ritratto dell'artista, non del modello.
Il modello non è che il pretesto, l'occasione. Non è lui quello che viene rivelato dal pittore, ma piuttosto il pittore che sulla tela dipinta rivela se stesso.
Tom era tutto ciò che Zack trovava di bello, che gli suscitasse qualche emozione sincera che valesse la pena di essere vissuta.
Tom scriveva, disegnava, leggeva. Lui in qualche modo, stava già trovando una strada per esprimersi e liberarsi di tutte quelle sensazioni negative che lo tormentavano, Zack invece non l'aveva mai fatto. Non si era mai sentito abbastanza pronto, per poter affrontare le sue emozioni. Dipingendolo, probabilmente avrebbe raffigurato in esso i segreti più profondi della sua anima.
Davanti ad una meraviglia simile, Zack sentiva di essere veramente felice.
Se gli avessero chiesto di esprimere il suo concetto di felicità, fosse avrebbe descritto quel momento. C'erano le montagne, e Tom davanti a lui a cui si teneva abbracciato.
Non vedeva l'ora di raccontarlo ad Oliver, e sorrise.
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Tom e Zack
FantasyEra una fredda mattinata d'inverno, e Tom se ne stava seduto su una sedia accanto al camino. Fuori nevicava, e i versanti delle montagne erano ricoperti da un manto bianco uniforme. Il calore del fuoco che ardeva sulla legna, era un sollievo per lui...