Capitolo 43

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Tom e Zack decisero di fermarsi direttamente nel territorio due, mentre la madre e il bambino proseguirono più avanti assieme ai pescatori. Mark augurò loro buona fortuna, e disse che erano due ragazzi tranquilli e in gamba, perciò se la sarebbero cavata senza problemi. Il bambino invece abbracciò Tom, e gli disse che la prossima volta sarebbe dovuto tornare sulla barca per vedere i pesci colorati insieme ancora.
Quando videro la barca allontanarsi davvero, provarono entrambi già un lieve senso di nostalgia. Salutarono tutti con le braccia sollevate in aria, e non poterono fare a meno di chiedersi se se un giorno quelle persone le avrebbero riviste. D'altronde però, anche quello faceva parte dei viaggi: incontrare persone nuove in continuazione, con provenienze diverse e destinazioni opposte. Trascorrere insieme quel poco tempo che resta tra gli incroci dei loro itinerari, e poi proseguire da soli.
È ciò che ti porta a fare la vita, in un certo senso.
Si percorre la strada assieme ad altre persone, ma nessuna lo farà al posto tuo e al traguardo ci arrivi da solo. Che sia positivo o negativo, questo dipende dai punti di vista.

Superarono qualche casa, e camminarono per un po' seguendo un largo sentiero.
Le abitazioni parevano calde e accoglienti, accomunate tutte da una forma tipica quadrata e un tetto appuntito a piramide. Avevano piccole porte e finestre dai davanzali molto spessi, abbellite da piante o da vestiti umidi lasciati ad asciugare al sole. Erano troppo poche le persone lì stanziate, per poterlo definire un villaggio vero e proprio, tuttavia c'erano comunque un negozio di alimentari, una farmacia, la bottega di un artigiano e un edificio che pareva vagamente una scuola. Poco più avanti stava aprendo pure il negozio dei vestiti. Si fermarono un attimo per chiedere quanto fosse lontano il villaggio più vicino, tanto per avere un'idea sul da farsi.
La proprietaria era una gentile signora bassa e piuttosto in carne, con i capelli castani e una frangetta spettinata. Disse loro che quel territorio era tanto vastò quanto povero di villaggi, e che il prossimo sarebbe stato raggiungibile dopo giorni e giorni di cammino. C'erano molti falegnami che passavano da quelle parti, e trasportavano il legno da un gruppo di case all'altro, perciò in alternativa potevano chiedere un passaggio a loro e in cambio di poco denaro chiunque sarebbe stato ben felice di accontentarli. Altrimenti, se avessero proseguito per quel sentiero, avrebbero incontrato una fattoria.
"Io non ci sono mai stata, ma una mia amica prende le uova da loro e dice che sono molto gentili. È proprio su questo sentiero."
"Ne è sicura? Non dobbiamo cambiare nessuna strada?"
"Non è necessario, proseguite sempre dritto e ve la trovate davanti. È impossibile sbagliare."
La ringraziarono e si congedarono con un sorriso.

Camminarono su quel sentiero, con i cuori traboccanti di gioia e gli occhi colmi di speranza. Tutt'intorno si estendeva un grande prato verde brillante, e la strada andava dritta verso la fine del mondo. Il sole splendeva alto nel cielo, e chissà quante altre avventure avrebbero vissuto in quel nuovo territorio.
Chissà quali persone avrebbero incontrato, e quante storie nuove avrebbero sentito.
Chissà, chissà, chissà.
In lontananza si vedevano appena le cime delle montagne che per tanto tempo li avevano abbracciati, ma che ormai si erano lasciati alle spalle e appartenevano ad un passato lontano e sfocato.
Davanti invece c'era un sentiero dritto che conduceva ad una fattoria, e tutt'intorno l'infinito. Tom e Zack corsero per pochi minuti, sentendo i polmoni riempirsi di libertà e lasciando che i loro capelli seguissero per un attimo il dolce corso del vento, che sbatteva sulle loro guance e sui loro giovani nasi. Si sentivano come se non ci fossero limiti, come se non ci fossero gabbie, come se non ci fossero catene. Non c'erano aspettative da soddisfare, doveri da rispettare, altre persone di cui tener conto. Non c'era niente, tranne loro stessi.
Erano liberi, completamente liberi.
Si fermarono poco dopo, prendendosi la mano e ridendo per quella corsa improvvisata senza alcun significato apparente. Erano felici e spensierati, tanto da non riuscire nemmeno a nasconderlo.
Erano arrivati fin lì insieme, e sembravano rendersene pienamente conto soltanto in quel momento.
Era una sensazione meravigliosa.
Se fossero rimasti ai rispettivi villaggi, non avrebbero potuto provarla neanche in un'altra vita. Si erano lasciati tutto alle spalle ed erano partiti senza niente, eppure non gli era mai successo di sentirsi così pieni e appagati dalla loro esistenza.
Andava tutto così bene, era tutto così perfetto.
Proseguirono ancora per poco commentando le loro prime impressioni su quel nuovo territorio, tanto diverso dalla montagna sulla quale avevano vissuto prima di partire. Zack poi disse entusiasta che non riusciva a crederci. Il fatto che tutto quello fosse successo proprio a lui... era al settimo cielo, e mentre guardava davanti a sé con il viso baciato dal sole, disse che una volta trovato un minimo di stabilità avrebbe scritto tutto ad Oliver. Gli mancava, e dato che non sapeva quando si sarebbero rivisti sarebbe stato carino scrivergli una lettera e raccontare quanto accaduto dall'inizio del viaggio, anche se, ne era sicuro, ciò avrebbe richiesto ben più di un foglio. Aveva vissuto troppo, e riassumerlo in qualche riga sarebbe stato decisamente riduttivo. Pure Tom allora avrebbe scritto una lettera a Rose, e in preda ai racconti dei loro amici, e di tanti momenti passati sfiorarono addirittura l'idea di un possibile ritorno a casa.
Si erano solo lasciati troppo trasportare dalla nostalgia e dal valore affettivo che le loro case avevano avuto per loro, ma pensandoci meglio era la cosa meno indicata da fare.
Se Zack fosse tornato a casa suo padre l'avrebbe picchiato come non aveva mai fatto prima, ne era sicuro. Se n'era andato lasciandolo solo con la falegnameria, e senza dirgli nemmeno una parola. Era sicuro che l'avrebbe rinchiuso da qualche parte, e dopo aver bevuto chissà quante birre avrebbe sfogato tutta la sua rabbia su di lui.
Si guardò per un attimo le gambe e le braccia, e percepì un brivido lungo la schiena. Ormai tutti i lividi e i graffi che aveva all'inizio si vedevano appena. Il solo pensiero di tornare al punto di partenza non sembrava più un dolce ritorno al passato ma più una spaventosa prospettiva che equivaleva al suicidio. Sua madre avrebbe pianto, invece. Gli avrebbe lanciato qualche piatto, ma non per la rabbia. Per la disperazione, e poi per la gioia di aver ritrovato suo figlio dopo tante sofferenze e tanta solitudine. L'aveva lasciata da sola, certo, ma negli ultimi tempi l'aveva vista più tranquilla e rilassata, dunque aveva pensato che si fosse trovata un altro uomo all'insaputa di suo padre. Di amiche praticamente non ne aveva, tranne qualche signora che di tanto in tanto passava a trovarla a casa o con cui andava insieme a fare la spesa. Chissà se aveva trovato il modo di andarsene da quella casa, lasciandosi alle spalle marito è molto probabilmente, anche suo figlio.
Un giorno glielo avrebbe spiegato anche a Tom, tutto questo. Ormai era sicuro che avrebbe potuto capirlo.
Se Tom invece fosse tornato a casa, suo padre lo avrebbe richiuso in casa peggio di prima. Avrebbe passato il resto della sua vita chiuso in qualche stanza, senza nemmeno la possibilità di guardare il cielo fuori dalla finestra per capire se era giorno o notte. Gli avrebbe vietato di vedere Rose e soprattutto di uscire, anche solo per comprare un libro o andare a scuola. Sebbene, ne era certo, lo avesse accolto comunque con un forte abbraccio e un pianto contento, sapeva che si trattava di una prospettiva orribile, e abbandonò l'idea.
Entrambi furono d'accordo sul fatto che tornare a casa equivaleva a rendere vano tutto ciò che avevano vissuto fino a quel momento, e un po' per questo, un po' perché ormai la curiosità di esperienze nuove aveva cominciato a tentarli, decisero che la cosa più saggia fosse proprio proseguire in avanti, dritti per quel sentiero.
"Verso la fine del mondo e il paese delle meraviglie!" Aveva detto Tom riprendendo il titolo di un libro che aveva letto, e Zack sorrise.
Giunsero alla fattoria, e dopo aver fatto un respiro profondo bussarono alla porta.
Avevano deciso più o meno le richieste da fare, e per qualsiasi cosa avrebbero potuto lavorare tranquillamente, dare una mano.
Aprí loro un uomo alto, dai capelli ricci ricci e la maglietta sporca di pomodoro. Dal rumore del fornello acceso che si udiva in sottofondo, i due dedussero che fosse proprio nel bel mezzo della preparazione di qualcosa, e si pentirono di non aver prima controllato che ore fossero.
"Buongiorno" disse Zack con il sorriso più affabile che riuscì a fare.
"Buongiorno ragazzi" ricambiò il signore "posso fare qualcosa per voi?"
"Oh, non vorremmo intrattenerla troppo. Eravamo venuti per chiederle una cosa ma ci siamo scordati di vedere che ore fossero, perciò se è impegnato non si preoccupi."
"Sto solo aspettando che i pomodori si cucinino, perciò se avete bisogno di qualcosa e io vi posso accontentare ditemi pure."
Tom e Zack si guardarono per un istante.
Ormai erano lì, tanto valeva parlare.
"Vorremmo chiederle ospitalità per qualche giorno."
L'uomo cambiò espressione, e si fece più serio.
"Ospitalità?"
"Sì. Abbiamo con noi un po' di denaro per pagare, e siamo disposti anche a darle una mano con la fattoria, se ne ha bisogno. Però veniamo davvero da molto molto lontano e un po' di stabilità ci sarebbe d'aiuto, anche se solo per poco tempo."
L'uomo ci pensò su un attimo. Non era la prima volta che ospitava dei ragazzi nella sua fattoria, e gli dava qualche lavoretto da fare affinché potessero portare qualche soldo a casa. C'era sempre qualcosa da fare e le persone accorrevano numerose per acquistare da lui i prodotti derivati dai suoi animali, e dal momento che le sue due figlie, una perché troppo piccola, l'altra perché impegnata a studiare, non lo aiutavano, avere qualche altra presenza si rivelava comunque sempre utile. Ma mai gli era successo che venissero a chiederglielo così, senza prima essersi messi d'accordo per un appuntamento in cui discuterne. Era importante farlo, per vedere che tipo di persone erano. C'era un segreto da mantenere, e se fossero stati abbastanza svegli da rendersene conto... non ci voleva pensare.
Probabilmente non erano del posto, e qualche suo cliente che abitava al villaggio doveva avergli indicato la fattoria.
"Vado a spegnere un attimo il fuoco" disse, rientrando per spegnere il fornello. Mentre Tom e Zack aspettavano fuori impazienti, udirono da dentro la voce di una bambina.
"Quando si mangia?" Aveva chiesto con una voce tenera e acuta, e l'uomo, dunque suo padre, le aveva risposto "tra poco, tra poco. Finisco di parlare con dei ragazzi qui fuori, intanto tu aspetta la mamma con Agata."
"Ma ci stanno mettendo troppo!"
"Arriveranno tra poco."
Tornò alla porta, ma non disse niente. Aspettò un attimo.
"Chi vi ha mandato qui?" chiese poi.
"Una signora che abita nel villaggio poco più dietro. Ha detto che una sua amica viene sempre qui a prendere le uova."
"Immaginavo."
Sembravano giovani e pieni di vita.
Accoglierli alla fattoria avrebbe sicuramente giovato, tenendo conto del fatto che c'era del lavoro da fare e lui era da solo. Ma se avessero capito...
Non sapeva quanto poteva essere prudente, lasciarli entrare in casa per dare loro ospitalità. Era necessario prima conoscerli.
"Prima di darvi una risposta definitiva, vorrei conoscervi un attimo."
Gli occhi dei due ragazzi si accesero nuovamente.
"Vi va di unirvi al pranzo? Mia moglie e la mia figlia maggiore dovrebbero tornare a breve, così possiamo parlarne tutti insieme."
"D'accordo" rispose Zack tenendo a freno l'entusiasmo, e entrambi entrarono.

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