Capitolo 6

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Quando Zack rientrò a casa c'era soltanto sua madre. Non si stupì, in fin dei conti si stava avvicinando il fine settimana e suo padre era solito ad andare con i suoi amici in qualche bar nei villaggi vicini per bere qualcosa insieme e chiacchierare del più e del meno.
"Sí, chiacchierare di belle donne e sfondarsi di alcool tutta la notte fino a quando non riescono più a distinguere una persona da un albero" aveva detto un giorno sua madre con gli occhi bagnati dalle lacrime. A quel tempo Zack era ancora troppo piccolo per capire, ma si era ritrovato costretto ad affrontare certe situazioni famigliari sin da subito. Certi litigi, certi ricordi che nonostante tutta la sua buona volontà non riusciva a dimenticare e che tornavano nei momenti più bui a tormentarlo e a fargli venire il voltastomaco. Certi momenti, certe scene erano impresse nella sua memoria quasi come se si stessero proiettando dal vivo direttamente davanti ai suoi occhi e ogni volta che rientrava a casa e si respirava un'atmosfera così tesa gli pareva quasi di vederli, di poterli toccare con mano.
Ad esempio, durante le sere in cui suo padre rientrava ubriaco fradicio e gli bastava anche una sola parola di troppo per farlo arrabbiare. A quel punto si toglieva la cintura e iniziava a colpire la moglie.
"PUTTANA! NON SEI ALTRO CHE UNA LURIDA PUTTANA!" gridava. Lei si rannicchiava sul pavimento e piangeva, lo implorava di smettere cercando di proteggersi con le braccia ma lui sembrava non sentirla neanche e dopo, quando tutto finiva e lui si addormentava, lei correva subito in bagno per cercare di nascondere tutti quei segni che le riempivano il corpo. Zack aveva provato più volte a proteggerla, a mettersi davanti e a cercare di far ragionare suo padre che non sembrava neanche in grado di fermarsi un attimo e ragionare con la sua testa, ma andava a finire che le cinghiate se le beccava pure lui. Litigavano spesso, ed erano frequenti le scene in cui discutevano durante la cena. Ormai non si mangiava più tutti e tre insieme e il cibo per Zack dipendeva esclusivamente dall'umore di sua madre. Quel giorno l'aveva trovata al lavandino a sciacquare dei piatti. Aveva i capelli raccolti in uno chignon disordinato con qualche piccola ciocca di capelli che le ricadeva sulle spalle e un vestito stretto in vita con una gonna che arrivava fino alle caviglie. Si chiamava Amanda da giovane era stata sicuramente una donna bellissima, ma Zack non sapeva praticamente nulla nè del suo passato dato che dopo i suoi tre anni aveva perso la voglia di raccontargli aneddoti della sua vita nè dei suoi genitori visto che non glieli aveva mai fatti conoscere. Non sapeva niente e lei voleva che lui non sapesse niente. In quel momento invece, con lo sguardo fisso sull'acqua che scendeva dal rubinetto sembrava decisamente più vecchia della sua età, e consumata. Quasi come se avesse vissuto troppo in troppo poco tempo. I suoi occhi erano assenti.
"Ciao mamma" le disse, chiudendo la porta alle sue spalle per farle notare con un rumore in più che era tornato.
"Ciao" gli rispose lei spegnendo il rubinetto.
Zack appese la sua giacca dietro alla porta e per non dover sopportare quel silenzio opprimente troppo a lungo decise di recarsi sin da subito nella sua stanza, ma non appena mise piede sulla soglia della cucina sentí un suono familiare che lo costrinse a fermarsi.
"Zack" ripeté Amanda alle sue spalle.
Zack si giró e la guardò incuriosito. La donna era ferma con gli occhi rivolti verso il basso e il volto stanco.
"Ti ho preparato delle patate con un po' di insalata, hai fame?" Domandó, con un tono di voce monotono e basso.
Il ragazzo annuí con la testa sollevato, dopo una giornata di lavoro desiderava proprio mettere qualcosa sotto i denti.
"D'accordo, siediti allora"
Lui obbedì e non appena la madre gli mise il piatto davanti, mangiò tutto il cibo che vi trovò piuttosto velocemente. Aveva già notato che ultimamente non saltava più i pasti e che sua madre era più tranquilla del solito perché papà rientrava sempre la sera tardi. Lui diceva che era per lavoro, che stava svolgendo delle trattative importanti con alcune persone riguardo al commercio del legno fra i territori vicini e si innervosiva parecchio quando qualcuno provava a contestare la sua versione dei fatti. L'ultima volta ne stava parlando mentre era seduto al tavolo leggendo il giornale, e Amanda gli aveva chiesto se avesse avuto qualche contrattempo al lavoro. Allora lui l'aveva guardata, si era alzato in piedi e con un tono di voce decisamente alto le aveva risposto che doveva starsene zitta perché lui era l'unico della famiglia che si impegnava per portare qualche soldo a casa e che lei doveva essergli grata e non fargli queste domande. Lì Zack si era sentito offeso perché anche lui si dava da fare per occuparsi della falegnameria, ma per evitare ulteriori discussioni aveva preferito tenere la bocca chiusa. Erano tante le occasioni in cui aveva visto suo padre arrabbiarsi, urlargli in faccia con l'alito impregnato di birra e tabacco, mettere le mani addosso a lui e a sua madre ma non riusciva ad accettarlo. Non riusciva ad abituarsi a tutte queste cose che sin dalla sua infanzia erano la normalità, anche se sapeva che non era l'unico ragazzo nato in una famiglia dove se la passavano allo stesso modo. Tremava quando qualcuno dei suoi genitori diceva qualcosa, temeva di dover assistere ad un'altra discussione e a procurarsi altri lividi sul suo corpo. Non gli veniva da piangere, non più, però il suo cuore gli batteva forte nel petto, sentiva il vomito che gli saliva su per la gola e spingeva per venir fuori, le sue gambe faticavano a reggerlo in piedi e con il respiro affannato desiderava tanto morire. Non morire perennemente però, c'erano tante cose che voleva fare nella sua vita prima di chiudere gli occhi e riposare per sempre. Morire solo per quel momento, per quei pochi istanti dove si percepiva la tensione così tanto da poterla quasi vedere e toccare. C'erano stati così tanti momenti in cui la morte gli era sembrata un'alternativa tanto dolce e invitante. Ultimamente però la situazione aveva preso una strana piega. Papà era spesso indaffarato in qualche faccenda e Zack aveva cominciato a pensare che si fosse trovato un'altra donna che riusciva a soddisfarlo meglio in tutto e per tutto. Doveva averlo notato anche sua madre, anche se non ne avevano mai parlato apertamente ma c'erano certi sguardi e certe allusioni mentre parlava che lasciavano intendere che di mezzo poteva esserci un possibile tradimento da parte di lui, ma evidentemente la cosa non dava fastidio a nessuno dei due. Le discussioni c'erano sempre ma stavano diminuendo drasticamente con il passare del tempo e entrambi si dedicavano alle proprie mansioni sentendosi più leggeri, quasi come se i fossero tolti una grande preoccupazione che li affliggeva da molto, e in effetti era proprio così anche se erano solo supposizioni e non c'era ancora nulla di certo. Ormai da quell'uomo Zack si poteva aspettare di tutto e il loro rapporto padre-figlio era fondato principalmente dall'abitudine che dall'affetto reciproco. A volte si era ritrovato addirittura a pensare che non gli volesse davvero bene, perché una persona che ti vuole bene non ti picchia o non ti urla mai in faccia, però aveva preferito nascondere questa verità ripetendosi che lo faceva perché ci teneva a lui e voleva che crescesse forte e determinato.
In Tom peró ci aveva visto la pace. Quella pace di cui a volte aveva proprio bisogno, per staccare dal lavoro, dalla famiglia e da tutto ciò che era la sua quotidianità. Nel suo villaggio la maggior parte dei ragazzi era vivace e curiosa, anche se non mancavano quelle persone piuttosto timide che preferivano starsene in disparte nel loro piccolo mondo. Si ricordava i giorni in cui andava a scuola, quando al mattino si metteva di fretta la cartella sulle spalle e senza neanche finire la sua colazione correva assieme a due bambini che abitavano due case più in là della sua, precipitandosi a scuola prima ancora del suono della campanella per occupare i posti infondo. Lui era un bambino allegro e divertente, gli piaceva trascorrere del tempo insieme ai suoi compagni di classe ma l'idea di passare ore seduto ad un banco ascoltando le spiegazioni di un professore con la testa abbassata su un libro non gli piaceva per niente. In quei momenti si annoiava molto e si distraeva spesso guardando fuori dalla finestra i fiocchi di neve che cadevano dal cielo sognando di trovarsi là fuori a tirare palle di neve a qualche passante. Ogni tanto, per rendere il tutto un po' più interessante si divertiva a stuzzicare l'insegnante e quando quello lo minacciava con lo sguardo e gli diceva che doveva starsene buono altrimenti lo avrebbe sbattuto fuori dall'aula, lui reggeva il suo sguardo con aria di sfida e se ne usciva trionfante. Di fare i compiti a casa non ne voleva neanche sentir parlare, e a volte inventava qualche scusa per uscire fuori a giocare anche se non li aveva finiti. Suo padre gli aveva tirato parecchi schiaffi per i continui richiami a causa del suo comportamento poco appropriato per un ambiente scolastico, però non gli interessava. Alla fine all'età di quindici anni lo mise a lavorare nella sua falegnameria e poco più tardi si aggiunse anche uno dei suoi due cari amici d'infanzia. L'altro invece era partito con la sua famiglia perché sua madre aveva trovato lavoro in un altro territorio, ma poi non si era fatto più sentire. E la sua vita procedeva così, tra litigi, falegnameria e casa. Tom peró gli trasmetteva una sensazione di calma tale da fargli ritrovare un po' di tranquillità per poter riprendere con le sue attività giornaliere. Non parlava tanto e nascondeva sempre il viso nella sciarpa che gli avvolgeva il collo, e Zack era sicuro che lo faceva più per timidezza che per il freddo. Lui era abituato a stare anche senza sciarpa, in fin dei conti non ne aveva mai avuta una, ma trovava del tutto normale il fatto che Tom se la portasse sempre dietro. E gli piaceva, perché era una parte di lui. Nei suoi grandi occhi c'era anche l'innocenza di chi sa le cose brutte che ci sono nel mondo solo per sentito dire, ma mai per averle vissute in prima persona, e gli piaceva anche questo. Si sentiva come se lui sapesse delle cose in più da poter usare per proteggerlo o per fargli scoprire qualcosa di nuovo, ma sapeva che Tom nonostante questo non era stupido e di lì a breve avrebbe intuito qualcosa, ad esempio che quei segni sul suo corpo non erano di certo dovuti al lavoro o al freddo, o che la vita del suo villaggio era ben diversa da quella del posto in cui viveva lui, dove tutto sembrava essere più bello e felice senza alcun tipo di problema. E poi sapeva ascoltare, una qualità che non vedeva in molte persone. E i suoi disegni... chissà se disegnava ancora. Di sicuro glielo avrebbe chiesto quando si sarebbero rivisti, non vedeva l'ora di trascorrere un po' di tempo in sua compagnia.
D'altra parte, anche Tom era contento all'idea di rivedere Zack. La presenza di una persona così spontanea e diversa gli aveva permesso di cambiare almeno un po' la sua routine. Ormai si limitava a fare sempre le solite cose e la sua vita era divisa tra scuola quando aveva voglia di andarci, continue passeggiate al villaggio e nel bosco, libri, disegni e faccende di casa. Si era anche arreso a proporre a suo padre di accompagnarlo in qualche suo viaggio perché nonostante ormai fosse un ragazzo che stava arrivando alla maggior età lui rispondeva sempre le stesse cose, perciò rispondeva passivamente alle sue lettere raccontandogli come procedevano le sue giornate, quello che imparava e le cose che lo avevano rallegrato mostrando che se la cavava anche senza di lui tranquillamente. Voleva fargli vedere che era una persona responsabile, indipendente e autonoma e che di lì a poco avrebbe avuto l'età giusta per incominciare a costruirsi una vita tutta sua, nascondendo tutte le preoccupazioni per il futuro e la tristezza che ogni tanto passava a trovarlo nei momenti in cui si sentiva solo intrappolato in una quotidianità da cui non poteva scappare.
Decise che con la marmellata acquistata avrebbe preparato una crostata da dividere con Zack, perciò dopo aver preparato tutti gli ingredienti sul tavolo si mise all'opera.
Aveva imparato la ricetta dalla signora signora Susanna quando era piccolo e anche se all'inizio scordava facilmente i passaggi con il passare del tempo scoprí che era un dolce davvero semplice da preparare e come diceva sempre quella donna, era sicuramente gradito a tutti. Non era importante svolgere tutta la preparazione in modo perfetto e impeccabile, bastava semplicemente dare il massimo di sè ma soprattutto aggiungerci anche un po' di amore. Alla fine, per forza sarebbe uscito fuori qualcosa di nuovo. Tom se la cavava in cucina, ma pensava a Zack e sperava che quella crostata gli sarebbe piaciuta veramente.

Tom e ZackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora