"Il nome giusto"

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"Mi hanno dato il mondo in mano
e tu puoi crederci o no,
ma io c’ho scritto il tuo nome.
Io c’ho scritto il tuo nome."

Chapter 33

A Parigi ormai è piena estate: il sole splende, i turisti vagano accaldati per il centro o si rinchiudono nei negozi alla ricerca di un po' d'aria condizionata, ma Niccolò e Giulia non sono ancora riusciti a sperimentare di persona tutto questo.

La rossa, infatti, ha voluto trascinare entrambi al Louvre di prima mattina, nonostante le continue lamentele del suo ragazzo.
Niccolò non è mai stato capace di restare rinchiuso nello stesso posto per più di qualche ora, e i musei non fanno decisamente per lui.

"Ti vedo distrutto" osserva Giulia con un sorriso, una volta che si ritrovano finalmente all'aperto, accaldati e abbastanza provati dalla mattinata.

A queste parole il moro la guarda e scuote la testa, sbuffando sonoramente.

"Un massacro" esagera poi, passandosi una mano tra i capelli ed intrecciando le dita con quelle della rossa, mentre si guarda attorno alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti.

"Come sei melodrammatico amore" dice Giulia trattenendo un sorriso, per poi fermarsi in mezzo alla strada ed allacciargli le braccia attorno al collo, così da ritrovarsi a pochi millimetri dalle sue labbra.

"Tutta sta fatica e poi manco m'è piaciuta la Gioconda." ribatte però Niccolò, continuando a lamentarsi e stuzzicandola con dei piccoli baci a fior di labbra.

"I critici la definiscono stupenda e tu la classifichi con un "manco m'è piaciuta".." osserva Giulia alzando gli occhi al cielo, nonostante anche lei sia della sua stessa opinione.

"L'unica cosa stupenda qua sei te." replica però Niccolò con un sorriso ruffiano sul viso, per poi lasciarle un ultimi bacio sul naso e staccarsi da lei, prendendola nuovamente per mano.

"Lecchino." lo canzona Giulia ridendo ed incamminandosi al suo fianco - incapace di concedergli l'ultima parola in una discussione - mentre il moro alza le spalle e le riserva un'occhiata mortalmente offesa.

"Guarda che lo penso davvero." ribatte qualche secondo dopo, stringendo un po' più forte la mano intorno alla sua.

"Lo so. Andiamo?" risponde Giulia attirandolo a sé ed abbracciandolo per metà, per poi portargli un braccio attorno alla vita e lasciargli un bacio sulla guancia.

A questa domanda Niccolò si volta di scatto verso di lei, pregandola con lo sguardo.

"Dove?" domanda poi poco dopo, stanco e per niente desideroso di girare per la città con quaranta gradi all'ombra.

"Non lo so...ci manca da vedere Notre-Dame, dobbiamo salire sulla T-..." incomincia però ad elencare Giulia, ma viene subito bloccata dal moro che, per il momento, non vuole sentire una parola di più.

"Ho caldo, ho fame e sono stanco." la interrompe infatti lui, facendo muro e snocciolando tutti i motivi per i quali il suo programma gli sembra decisamente improponibile.

"Guarda che sono io quella incinta, non tu." lo canzona la rossa divertita, ma Niccolò non la ascolta nemmeno. Dopo interminabili minuti ha finalmente adocchiato un parco ed un chioschetto di panini, ed ha occhi e orecchie solo per quelli.

Giulia, capendo al volo le sue intenzioni, gli porge il portafogli e si affretta a sedersi su una panchina riparata dal sole, guardandolo divertita mentre discute con il venditore in una lingua che capisce solo lui, fatta di francesismi inventati e tanti, tantissimi gesti.

"Dovrebbero insegnà il romanesco nelle scuole.." propone infatti Niccolò qualche minuto dopo, tornando verso di lei con due baguettes tra le mani, facendola scoppiare a ridere all'istante.

"Che c'é? Guarda che sarebbe tutto più semplice." aggiunge poi, sedendosi accanto a lei ed appoggiandosi completamente allo schienale della panchina, mentre ascolta il mugugno rassegnato che Giulia gli riserva come risposta.

Senza aggiungere altro sorride per niente ed incomincia a mangiare il suo panino, beandosi del fresco e guardandosi distrattamente attorno.

I suoi occhi vagano tra i turisti che passeggiano per il parco, il cielo terso e i capelli ramati della ragazza accanto a lui, almeno finché non si bloccano su un cartellone pubblicitario.
A caratteri cubitali annuncia una nuova mostra esposta in chissà quale museo, ma lo sguardo del moro non vede altro che il nome dell'artista.
Leonardo da Vinci.

Un nome che ancora non si è presentato nelle loro infinite discussioni, ma che, adesso, ai suoi occhi sembra decisamente perfetto.

"Amore?" dice Niccolò all'improvviso, con la bocca ancora piena e un baffo di maionese sulla guancia.

La rossa si volta verso di lui e lo guarda trattenendo un sorriso, mentre gli assicura di avere tutta la sua attenzione.

"Leonardo." aggiunge poi il moro, senza mai staccare gli occhi dal cartellone, ma Giulia impiega qualche istante a capire cosa le voglia dire.

Quando lo fa, però, un sorriso enorme si fa spazio sul suo volto, mentre percepisce dentro di lei quel sollievo che aspettava da tanto, troppo tempo: è il nome giusto.

"Leonardo.." ripete spostando lo sguardo verso Niccolò ed incrociando i suoi occhi emozionati, senza riuscire a smettere di sorridere.

Sarà l'aria di vacanza, sarà la felicità, ma nessuno dei due riesce a capire come mai non ci abbiano pensato prima: Leonardo è perfetto.

Senza aggiungere altro Niccolò appoggia il panino accanto a lui e abbraccia Giulia, stringendola forte a sé e ridendo tra i suoi capelli.
Lei affonda il naso nella sua maglietta e sorride, inspirando il suo profumo e cercando di realizzare che, da adesso, il loro bambino avrà anche un nome.

"Sono così felice.." sussurra poi,  passandogli le mani sulla schiena umida di sudore e riuscendo a strappargli l'ennesimo sorriso della giornata.

"Anche io, non sai quanto. E adesso ti porto dove vuoi." risponde Niccolò separandosi impercettibilmente dall'abbraccio, ma solo per riuscire a fare scontrare le loro labbra ancora una volta.

"Ci porti." puntualizza però Giulia con un sorriso, abbassando di poco lo sguardo ed osservando la mano tatuata di Niccolò che le accarezza il pancione, con tutta la delicatezza di cui è capace.

"Sì. Vi porto."

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