"C'era qualcosa in più"

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"Sarà che hai preso tutto e l'hai buttato via
qualsiasi cosa fu, qualunque cosa sia.
Non ti accompagno più se non c'è più ragione."

Chapter 20

"Dimmi che stai a scherzà"

È questa l'unica frase che Niccolò riesce a pronunciare.
Gli viene quasi da ridere, per quanto sembri assurda e surreale la loro situazione.
Giulia, invece, non riesce nemmeno a guardarlo negli occhi.

Lui la fissa per qualche istante, con la bocca socchiusa e qualcosa dentro di sé che, ad ogni istante di silenzio, si disintegra sempre di più.
Senza più la forza di parlare abbassa la testa e se la prende tra le mani, cercando di reprimere ogni parola che ha sulla punta della lingua.

"Perché?"
sussurra qualche secondo dopo, con un tono di voce estremamente basso, quasi inesistente.

Giulia sospira e lo guarda di sfuggita, intenzionata a difendersi il più possibile nonostante il senso di colpa.

"Perché non so più cosa voglio Niccolò! Con te è tutto perfetto, ma poi torno a casa e...e mi rendo conto che non posso continuare così. E quando Tommaso me l'ha chiesto qualcosa in me ha pensato che...che fosse la cosa giusta da fare."

Invece che ammettere tutto di getto avrebbe potuto inventarsi qualcosa, avrebbe potuto girare il coltello in suo favore per non fargli ancora del male, ma non ci riesce più.

Niccolò, dal canto suo, ascolta ogni cosa in silenzio, senza però riuscire a trovare una giustificazione a niente.

"Io non ho parole. Non..non so più che cazzo dirti."
sbotta sollevando lo sguardo nel suo, stranamente calmo.

"Scusa.."
sussurra Giulia senza sapere cos'altro dire, cercando di prendergli le mani.

"Scusa?! Ma che cazzo c'hai in testa?!"

Niccolò ritrae subito le braccia e si alza di scatto, stringendo i denti e passando alla seconda fase della sua rabbia: dire tutto quello che pensa, senza freni.

"Non ti arrabbiare così!"

"So che anche tu avresti dovuto prendere questa decisione, ma...".

"Ma per te non conto più un cazzo."
conclude la frase Niccolò, faticando ad ammettere questo concetto anche a sé stesso.

"Non è vero! Non ho detto quest-"
Giulia cerca comunque di mantenere il controllo sulla situazione, ma il moro la blocca all'istante, incapace di contenersi ancora

"E allora cosa sono per te?!"

"Non lo so."

Niccolò ci sta provando, sta cercando con tutto se stesso di trovare un senso nelle sue parole, ma non ci riesce.
E, come se non bastasse, questo distacco totale da parte di Giulia lo sta facendo letteralmente impazzire.

Senza aggiungere altro si allontana da lei e cammina fino alla finestra, guardando oltre i vetri e cercando dentro di sé la forza per parlare di nuovo.

"Sono mesi che ti rincorro, che sopporto ogni tuo rifiuto e che non nascondo quanto cazzo io ti ami ancora.
E credevo che fosse lo stesso per te.
Ho rispettato i tuoi tempi, perché ogni fottuta notte che abbiamo passato insieme io sentivo che c'era qualcosa in più dell'essere amanti, ma...ma a quanto pare mi sbagliavo."

Le parole gli escono inarrestabili, mentre lui si sente come un fiume in piena.
Era da troppo tempo che premevano contro la diga del suo buon senso, e quel maledettissimo "sì" è stata la spinta giusta per farle uscire di getto, senza più catene.

Giulia lo ascolta con gli occhi bassi, mentre scoppia in un pianto silenzioso.
Niccolò lo nota subito, ma la ignora.
Passa oltre, così come fa quando lei cerca di interromperlo, a metà del suo discorso.

"No. Lasciami finire."

"Ho sofferto come un cane a vederti imprigionata in quella casa per colpa mia, perché lo so benissimo che non è questa la vita che volevi.
Però se davvero tu vuoi continuare così, se vuoi...se vuoi sposare Tommaso, io non sono nessuno per negartelo.
Dimmi solo che non mi vuoi più."

Il fiume, lentamente, si è trasformato in ruscello.
Ora è difficile parlare, è difficile comprendere che forse, alla fine, Giulia non ha mai davvero voluto ritornare a vivere con lui.

Niccolò termina il ed alza lo sguardo, mostrando ad entrambi un paio di occhi lucidi e completamente disillusi.
La rossa avrebbe mille modi per smontare ad una a una le sue affermazioni, ma appena lo guarda in viso le parole le muoiono in gola.

"Parla cazzo!"
urla Niccolò stringendo i pugni ed incominciando a piangere, con la voce spezzata dalla rabbia.

Giulia, però, scuote la testa ed abbassa lo sguardo, ponendo così fine a qualunque discussione il moro avesse intenzione di intraprendere.

Quest'ultimo capisce tutto, ed accetta a fatica l'idea che non ci sia più niente da dire.
Con un nodo allo stomaco supera la rossa a grandi falcate e si incammina verso il corridoio, senza aggiungere altro.

Giulia però si alza e lo segue, correndogli dietro fino alla camera da letto.

"...dove vai?"
domanda con un filo di voce, fermandosi immobile sulla porta.

"A Roma."
dice Niccolò acido, tirando fuori una valigia dall'armadio e gettandola sul letto, troppo arrabbiato per riuscire a ragionare lucidamente.

"Mi dispiace Nì.."
sussurra Giulia avvicinandosi di qualche passo e cercando di fermarlo, anche se ormai è pressoché impossibile.

Ha già infilato nel trolley manciate di vestiti sotto al suo sguardo pentito ed impotente, e non sembra avere alcuna intenzione di darsi una calmata.
Giulia sa che ormai è finita, sa che ormai le loro decisioni sono state prese, ma nonostante questo non riesce a trovare la forza di schiodarsi da lì.

"Sai a cosa penso?"
domanda poi Niccolò all'improvviso, attirando l'attenzione della rossa e cercando a denti stretti qualcosa tra le lenzuola.

"Che nella nostra relazione sono sempre stato solo. Sono sempre io che ti chiamo, che ti cerco, che non ti nascondo mai nulla, che insisto fino alla nausea per passare del tempo con te..."

"E ho sempre sentito questa cosa, non è la prima volta. Solo che adesso me lo hai confermato."

Niccolò parla di tutto questo mentre cammina nervosamente tra la camera e il bagno, come se stesse scegliendo quale piatto ordinare per cena.
Si sforza di apparire il più tranquillo possibile anche quando, dentro, si sente morire.

"Non dire cazzate Niccolò!"
Giulia non può dargli ragione, non può ammettere a sé stessa che sia tutto vero.

Innervosita prova a ribattere, ma il moro la blocca immediatamente, chiudendo la valigia e trascinandola a fatica verso la porta di ingresso.

"Non ci casco più Giulia. Stasera hai fatto la cosa peggiore che potessi fare...deludermi."
le dice mentre indossa il cappotto e infila telefono in tasca, prima di girare la chiave nella toppa.

Fa cenno a Giulia di uscire di casa e si sporge per spegnere le luci, con il cuore spezzato in due metà.

"E lo sai meglio di me quanto questo mi faccia male."

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