"Novembre"

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"You don't have to say what you did,
I already know, I found out from her.
Now there's just no chance with you and me.
There'll never be."

Chapter 4

Dato lo stato confusionale in cui versa da un po' di minuti a questa parte, Niccolò non si è nemmeno reso conto di aver sbagliato strada.
Se ne accorge solo quando una macchina lo sfiora e le urla ovattate del guidatore lo raggiungono, facendolo tornare tutto di un colpo alla realtà, come se si fosse appena svegliato da un sogno a forza di schiaffi.

Stordito si asciuga le guance con la mano - inutilmente, dato che la pioggia si è trasformata in un diluvio e si mescola alle sue lacrime - e corre al riparo di un albero, per poi guardarsi attorno e realizzare di non avere la benché minima idea di dove sia finito.

"Città del cazzo"
sbotta sottovoce, rabbrividendo per il freddo ed osservando la nuvola di vapore prodotta dalle sue parole, che gli fa venire, improvviso ed incontrollabile, il bisogno di una sigaretta.

Combatte con il fumo già da un po', e forse con il suo aiuto era addirittura riuscito a smettere, ma ora non gli sembra per niente il momento adatto per stare ad ascoltare la sua coscienza.
Con un sospiro afferra l'accendino e copre la punta della sigaretta con la mano, per poi inspirare a pieni polmoni ed avvertire la solita sensazione che, fastidiosa com'è, riesce addirittura a risultare piacevole.

Senza sapere dove andare o cosa fare, con i vestiti e i capelli zuppi, sceglie di restare fermo lì per qualche minuto, nella speranza che la pioggia si faccia meno intensa: un po' lo fa sorridere il fatto che quella mattina il cielo fosse azzurro ed il sole illuminasse ogni cosa, e che sia cambiato tutto così all'improvviso, come se il clima dovesse stare al passo con il suo umore.

L'umidità, le gocce di pioggia che bagnano i vetri delle auto, le pozzanghere che invadono i lati delle strade, quel freddo che non si sente subito ma che ti entra fino a dentro le ossa: tutti questi dettagli, tipici particolari di novembre, gli ricordano qualcosa.
Ci pensa per un po', tra una tirata di fumo ed uno sguardo impaziente al cielo, e poi collega i pezzi: è tutto così uguale a quel giorno.
Se lo ricorda come se fosse ieri: Novembre, la rabbia, le lacrime, la delusione, il temporale.

Se fosse stato un giorno qualunque, probabilmente quella pioggia non avrebbe fatto altro che portare un malessere generale nella vita di Niccolò: purtroppo per lui, che è da sempre un tipo abbastanza metereopatico, il suo umore non poteva che precipitare alla vista di quel clima terribile che dura da più di una settimana, ma stavolta non è andata così.
Forse perché il suo stato d'animo, da quando ha fatto quello che ha fatto, ha già raggiunto la linea di fondo.

E poi, come se non bastasse, anche al lavoro le cose non stanno andando più a gonfie vele.
Se riesce a mascherare - seppure con qualche difficoltà - le occhiaie, la stanchezza e i dolori fisici causati dall'insonnia e dal senso di colpa, quando si tratta degli accessi immotivati di rabbia o della sua inesistente produttività, c'è ben poco da fare.
Tutti si sono accorti che c'è qualcosa che non va, o meglio, quasi tutti.

Giulia, l'unica persona che non deve sapere nulla, per il momento crede ancora alle scuse che lui le propina ogni giorno, ma il moro sa benissimo che questa apparente tranquillità non è fatta per durare.
Quel macigno che ha scelto di portare sulle spalle, dopo una notte di follia della quale si pente ogni giorno di più, comincia ad essere davvero troppo pesante per un uomo solo.
Per un uomo come lui, che le bugie non le ha mai sapute dire e che, nonostante tutto, non ha mai voluto fare del male a nessuno.
A nessuno, e men che meno all'amore della sua vita.

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