"Uguale alla mamma"

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"Per fortuna assomigli a tua madre.
Per fortuna sei tutto tua madre."

Chapter 36

Il pianto di un bambino.
Quando vivi la tua quotidianità e lo senti in lontananza non ci presti mai attenzione, ma quando sei in piedi accanto ad una culla minuscola, a guardare un viso ancor più piccolo che scoppia a piangere per la prima volta davanti a te, il mondo intero sembra essere stato creato solo per ascoltare quel pianto.

Niccolò, con ancora stampata negli occhi l'immagine di Leonardo che dorme beato, con la testa leggermente piegata di lato e una manina abbandonata fuori dal lenzuolo, lo guarda scoppiare a piangere e non sa che fare.

Da quando lo ha visto spuntare dal telo verde della sala parto, stretto tra i guanti in lattice di un'ostetrica, a quando è entrato nella loro stanza accompagnato da un'infermiera che lo ha indicato sorridendo, facendo capire ai suoi genitori che si era già addormentato, a Niccolò sembra passata un'eternità.
Eppure è solo un'ora che lo osserva respirare piano e stringere le dita in due minuscoli pugnetti, con le lacrime agli occhi e la testa incapace di pensare ad altro.

"Prendilo, dai." la voce bassa ma felice di Giulia, ancora stremata dalle dieci ore di travaglio e dalla fatica del parto, lo riporta bruscamente alla realtà.

Con un sorriso lo osserva mentre torna a dedicare tutte le attenzioni del mondo a Leonardo, sempre più disperato le lenzuola candide: lo guarda mentre allunga le mani e lo afferra da sotto le ascelle, senza avere la minima idea di quanta forza metterci per non fargli male.

Con un'estrema delicatezza Niccolò lo tira davanti a se e lo avvicina al petto, trattenendo il respiro mentre i suoi occhi tornano a riempirsi di lacrime, per l'ennesima volta in quella giornata.

"Ehi, bello...non piangere. Shh.." sussurra con la voce rotta dal pianto, per poi posare piano le labbra sulla sua fronte ed inspirare quel profumo di neonato che, ormai ne è più che sicuro, per lui sarà sempre sinonimo della parola casa.

E basta quel contatto, seppur semplice, per far sì che Leonardo smetta di colpo di piangere ed incominci ad allungare le braccia verso il viso di Niccolò, che si separa da lui e scoppia a ridere, con le guance che quasi gli fanno male per quanto ha sorriso.

Immobile su due piedi guarda innamorato quel paio d'occhi chiari che lo fissano attenti, mentre tutto attorno a loro sembra essersi fermato.

Ogni notte passata a guardare il soffitto preda dell'insonnia, domandandosi cosa avesse fatto di male per meritarsi quell'ennesima batosta da parte della vita, ogni dubbio riguardo a quella creatura che cresceva dentro al corpo di Giulia, ogni domanda ed ogni incertezza, ora non esistono più.
Niccolò guarda gli occhi di Leonardo, gli occhi di suo figlio, e sa che nulla, nemmeno quella maledettissima parola che lo separa fisicamente da lui, potrà mai cambiare quello che sente in questo momento.

Ad interrompere questo flusso di pensieri, come se volesse a mettere un punto a quest'ultima considerazione, arriva il pianto di Leonardo che, forse stufo di stare in quella posizione o forse semplicemente affamato, richiede nuovamente l'attenzione dei suoi genitori.

"Hai fame, eh? Vieni...vieni, andiamo dalla mamma." domanda Niccolò con un sorriso, riscuotendosi di colpo ed incominciando a cullarlo dolcemente, mentre cerca di calmarlo e di muovere qualche passo verso il letto di Giulia.

"Tieni" dice poi piegandosi verso di lei e passandole quel corpicino minuscolo tra le mani, ancora decisamente impacciato e insicuro nei suoi gesti.

"Ehi piccolino.." lo saluta Giulia prendendolo tra le braccia e lasciando una dolce carezza sui pochi capelli chiari che gli ricoprono la testa, mentre Niccolò sorride e si sdraia sul bordo del letto, accanto a loro.

In men che non si dica la rossa incomincia ad allattarlo, riportando finalmente il silenzio tra le pareti della camera e permettendo ad entrambi di riprendere fiato, dopo quelle ore frenetiche e fin troppo piene di emozioni.

Piano Niccolò si sistema meglio sul materasso ed accavalla le gambe sopra quelle di Giulia, tirandole il lenzuolo sul ventre ed accarezzandole delicatamente l'avambraccio.
Giulia, con una mano impegnata a sorreggere Leonardo sotto il suo seno, porta le dita libere tra i capelli scompigliati del moro, sorridendo e grattandogli distrattamente la nuca.

"Come ti senti?" domanda lui poco dopo, senza mai muoversi da quella posizione: nonostante sappia che è stato tutto perfettamente nella norma vederla partorire è stata un'emozione che si porterà dentro per sempre, nel bene e nel male.

"Mai stata meglio." risponde Giulia con un pizzico di ironia nella voce, anche se, in realtà, ha appena detto soltanto la più pura verità.
Nonostante l'enorme stanchezza fisica non si è mai sentita così bene, così completa e così piena di gioia da scoppiare.

Tenere per la prima volta suo figlio tra le braccia è stata l'esperienza più bella e intensa di tutta la sua vita, così come sentire la sua voce e il suo profumo e, adesso, vederlo sdraiato beatamente su di lei, accanto al viso felice e innamorato di suo padre.
Ma se tutto questo le fa credere di stare vivendo in un sogno infinito, ecco che c'é un dettaglio, uno soltanto, che le stringe lo stomaco e riporta a galla i soliti sensi di colpa.

Nonostante sappia che sarà del tutto inutile non riesce a trattenersi dal cercare qualche particolare di Leonardo che la riporti ai lineamenti e ai modi di fare di Niccolò: lo cerca, aggrappandosi alla speranza che la loro storia sia stata solo frutto di un errore, ma non trova niente.
Non c'è nulla, in quella piccola vita che stringe tra le braccia, che appartenga anche a Niccolò.

Il moro, però, non sembra prestarci la minima attenzione: è vero, anche lui ha cercato lo stesso dettaglio e anche lui non lo ha trovato, ma in compenso ha avuto la bellissima sensazione di stare guardando Giulia allo specchio.

"È identico a te." sussurra infatti qualche secondo dopo, guardandolo mentre, finalmente sazio, si stacca dal seno di sua madre e muove le braccia nella sua direzione.

La rossa resta leggermente stupita da quest'affermazione, forse perché stava pensando alla stessa identica cosa o forse perché, semplicemente, non se l'aspettava, ma non può fare altro che dargli ragione.

Leonardo ha i suoi stessi occhi vispi, il suo stesso sguardo attento e illuminato.

"Sì, proprio tu...sei uguale alla mamma." dice poi Niccolò con un sorriso, giocando piano con le sue manine e lasciandogli afferrare il suo dito tatuato, ma, quando rialza gli occhi in quelli di Giulia, nota subito le lacrime che rigano il suo volto.

"Che c'è amore?" domanda infatti preoccupato, aggrottando le sopracciglia ma sorridendo quando lei fa lo stesso, totalmente incapace di spiegargli a parole quello che sente dentro.

"Ti amo." mormora poi lei con un filo di voce, scegliendo l'unico modo possibile per fargli capire quello che prova: le sue lacrime non sono lacrime di sollievo, di stanchezza o di semplice gioia.
Sono lacrime d'amore.

Nell'ascoltare le sue parole Niccolò sorride e la abbraccia completamente, intrappolando Leonardo tra i loro corpi ed avvicinandosi lentamente alle sue labbra.

"Ti amo anch'io. Ti amo da morire." sussurra qualche istante dopo, parlando piano contro i suoi respiri per poi baciarla con tutta la dolcezza e l'amore del mondo, mentre il sole scende dietro le tende dell'ospedale e Leonardo li guarda attento, forse rendendosi conto o forse no, di quanto sia stato fortunato.

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