"Biglietto per Roma"

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"Tu che indietreggi se io avanzo,
e poi ritorni quando scappo."

Chapter 24

Giulia non sa dove andare.
È seduta da ore in stazione, con il giubbotto tirato sul naso e il viso affondato nella sciarpa, a valutare tutte le opzioni possibili.

Stare in hotel non cambierà le cose.
Sarà sempre a Milano, sola e incinta, senza nessuno che si prenda cura di lei.
Di andare a casa di Luna, però, non se ne parla nemmeno.
Ha finalmente trovato un ragazzo e la rossa, per quanto sia disperata, non vuole essere un peso per lei.

A Roma, invece, non c'è nessuno.
O meglio, non c'è nessuno da cui lei se la senta di andare.

Ci sarebbe suo fratello, che non vede da anni e che le manca da morire, ma sa che non è la scelta giusta.
Dovrebbe spiegargli tutto, raccontargli di Niccolò, di Tommaso e del bambino, e non crede di riuscirci.
Non ancora, almeno.

Solo che, dopo aver scartato anche Edoardo, resta soltanto una persona.
L'unica che non vuole vederla e l'unica di cui lei ha bisogno.

Ci pensa su per un po', ripetendosi che presentarsi a casa sua alle cinque del mattino, senza preavviso, incinta e con una valigia tra le mani sia il modo peggiore per sistemare le cose, ma poi si arrende.
Ha troppo bisogno di vederlo, di parlarci, di sentirsi capita e protetta.

In realtà non ha la certezza che Niccolò non le sbatta la porta in faccia, ma tanto vale provarci.
Alla fine deve pur dirgli che, forse, tra nove mesi si ritroverà ad essere un padre.

Con un lamento Giulia ufficializza la sua decisione e si alza dalla panchina, per poi trascinare il trolley stracolmo fino alla biglietteria, completamente deserta.

"Desidera?"
domanda la signora al di là del vetro, distogliendo lo sguardo dal computer e posandolo su di lei, desiderosa di salire sul primo treno il più in fretta possibile.

"Un biglietto per Roma...il più veloce che c'è"
risponde Giulia ignorando la sua espressione impietosita, chinandosi per cercare il portafogli nella valigia.

Non sa bene quello che sta facendo, ma non le importa: una volta che avrà pagato quel pezzo di carta non potrà più cambiare idea.
E se non si torna più indietro, ora può solo sperare di non inciampare correndo in avanti.

~~~~~~

"...prendi due paghi uno! Prova subito la nostra offerta, termina tra pochissimo! Non fartela scappare!"

Niccolò sta fissando da più di un'ora la televisione sintonizzata su un canale di televendite, con il volume al minimo e le lacrime agli occhi.
Non sa se sono dovute alla stanchezza, al mal di testa o a quella solitudine che da giorni gli stringe lo stomaco, ma non vuole scoprirlo.

È stanco, stanco di tutto.

Per quanto provi a distrarsi non riesce a pensare ad altro che non sia Giulia, e un po' si odia per questo.
Perché dovrebbe ridursi così per una persona che lo ha sempre tradito, su tutti i fronti?
Non lo sa.
Sa solo che, nonostante tutto, è ancora innamorato perso di lei.

Se solo potesse tornare indietro, se...

Con un sospiro tasta i cuscini del divano alla ricerca del telecomando e spegne la TV.
Gli dà troppo fastidio.

Alza lo sguardo per ricacciare indietro le lacrime e resta in quella posizione ancora per un po', cercando di capire se quel bisogno immenso di buttare fuori tutto in una canzone sia reale o se sia una semplice illusione, che svanirà così come è arrivata.

Notando che non accenna a diminuire, però, una piccola speranza gli si accende nel petto.
Di scatto si alza e cammina fino al pianoforte a muro, addossato contro la parete del soggiorno e ricoperto da un dito di polvere.
Sono mesi che non lo suona.

Con quel famigliare formicolio nelle mani si siede e pulisce i tasti con la manica della felpa, prima di sporgersi leggermente ed afferrare uno dei tanti quaderni abbandonati a terra, anch'essi troppo vuoti.

Lo apre sulle ginocchia, posa le mani sui tasti e, da quel momento, tutto sembra ritornare al posto giusto.

Tre note ripetute, pochi accordi, e la sua voce che fa da melodia.
La testa che si svuota e che riempie le pagine di pensieri.
Suona, sbaglia, cambia intonazione e ci riprova, sentendosi finalmente più libero.
Più libero e meno solo.
O forse solo come la canzone.

~~~~~~

Dopo più di due anni trascorsi a Milano, aprire la portiera del taxi e ritrovarsi in centro a Roma è una delle sensazioni più belle che ci siano.

Giulia, però, non riesce a godersela appieno.
Distrutta e provata dal viaggio percorre senza alzare lo sguardo da terra le vie che la portano - o almeno, che dovrebbero portarla - a casa di Niccolò, pentendosi ogni secondo di più delle scelte fatte.

Una volta arrivata davanti al suo portone, però, ignora con tutta se stessa i ricordi che le offre e passa oltre, salendo di fretta in ascensore.
Ora che l'adrenalina e la confusione sono sparite, ha paura.

Ha paura di non trovarlo a casa, ha paura di svegliarlo e di venire cacciata via, ha paura di..

"Amore vedi? Sono solo, solo, solo.
Di notte gli occhi aperti e il buio, nel buio, col buio.."

Appena le porte dell'ascensore si aprono, però, tutti i suoi timori svaniscono all'istante.
E non perché vede sul pianerottolo lo stesso portaombrelli che hanno acquistato assieme in vacanza, tre anni prima.

No, a rassicurarla e darle conferma che Niccolò abiti ancora qui è un'altra cosa: la sua voce.

Lo sente cantare attraverso i muri sottili della casa, e si avvicina piano alla sua porta, come se potesse interromperlo da un momento all'altro.
Posa l'orecchio contro al legno scuro e si concentra il più possibile ad afferrare quelle parole che, dal salotto all'ingresso, le arrivano forti e chiare.

"...'sto mondo è un posto senza alibi, alibi, alibi,
ma per fortuna tu lo abiti, abiti, abiti.
Amore vedi s..."

Giulia si stacca dalla porta con le lacrime agli occhi: non riesce ad andare oltre.
Senza nemmeno pensarci si asciuga in fretta le guance e preme il campanello, interrompendo così la canzone del moro.

Lui ritorna bruscamente alla realtà, e si alza di scatto.
Cammina verso la porta con il fiatone e con una grande voglia di urlare contro a chiunque si sia presentato a casa sua a quell'ora di notte, ma appena apre la porta si immobilizza all'istante.

"...Giulia!?"

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