Verità

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Passò almeno un'ora da quando Benjie lasciò gli animali soli nel parcheggio dell'ospedale.

Erano decisamente più tranquilli dopo aver saputo che Axel aveva risposto bene all'operazione, adesso non gli restava altro che attendere che si svegliasse dal suo sonno profondo.

Non vedevano l'ora di riabbracciarlo, soprattutto Amey. Anche se aspettare era sfiancante psicologicamente, ne sarebbe valsa la pena.

Axel doveva sapere che loro fossero lì, sapere che non era stato abbandonato e che suo fratello e i suoi amici non si sarebbero mossi dai propri posti finché non l'avrebbero visto uscire dalla porta.

Decisero quindi di riposarsi un po', dato che erano ore che non chiudevano occhio, ma d'un tratto sentirono il rumore di una persona che correva a tutta velocità.

Quella persona si rivelò un ragazzino dell'età di Axel, o poco più piccolo, che appena vide gli animali fare muro nella sua direzione subito frenò la corsa.

Era visibilmente preoccupato, e ora terrorizzato alla vista dei quadrupedi, tant'è che cadde a terra indietreggiando.

<< Ehi moccioso, guarda che puoi passare >> sentenziò il bufalo, alquanto interdetto.

Amey, Cesare e Biggie fissarono l'umano con eloquenza. Dalla faccia sembrava un bambino di cinque anni e, guardando meglio, si accorsero che aveva origini asiatiche.

<< D-devo entrare subito...! >> biascicò lui col suo accento straniero, peccato che la paura lo inchiodò al suolo.

Alla fine Cesare avanzò e scuotendo la testa gli intimò di alzarsi: << Sei sordo? Abbiamo detto che puoi andare. >>

Il bambino si sollevò dopo un attimo di riluttanza, ancora tremante, ma Cesare non nutriva molta simpatia per gli umani asiatici...

<< Da dove vieni, moccioso? Giappone? >> chiese lo scimpanzé.

<< N-no... dalla Corea >> rispose col cuore a mille il ragazzino.

Il modo in cui negò col capo incuté una certa tenerezza negli animali.

<< V-voi siete gli amici di Axel? >> domandò inaspettatamente.

Loro si scambiarono un'occhiata perplessa e annuirono.

<< Tu lo conosci? >> si fece avanti Amey, mentre il coreano si allontanava impaurito << Non ti faccio del male... >>

Più passava il tempo e più si rendevano conto che l'umano si comportava in maniera strana. Oltre a loro, pareva fosse incappato in un fantasma.

<< Lui gioca a pallacanestro insieme a me... >> deglutì, voltandosi verso il retro dell'ospedale.

<< Senti ragazzino, non abbiamo tempo da perdere >> commentò il rinoceronte << Se hai qualcosa da fare-... >>

Il bimbo lo interruppe: << D-dovete aiutarmi >>

Quell'improvvisa affermazione gli fece guadagnare la massima attenzione, così si fece coraggio e si avvicinò ai quadrupedi seppur terrificato.

Gli animali lo scrutarono incuriositi e aspettarono che la smettesse di tremolare come una foglia e sputasse il rospo. Ma ciò che fece dopo non se lo sarebbero di sicuro immaginato.

L'umano scoppiò a piangere e si coprì il viso con le mani, per poi abbracciare in maniera dolcissima Cesare, il quale era così allibito che rimase immobile.

Gli altri spalancarono le palpebre, non sapendo se impietosirsi o commuoversi.

<< State pensando quello che penso io? >> sussurrò Amey al bufalo e al rinoceronte.

Il nostro bambino - L'avventura continuaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora