03. Niente armi a casa Solace!

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«Se tutti i tuoi fratelli sono simpatici come Jem, ho fatto un affare ad innamorarmi di te, eh?» borbottò Nico.

Will gli lanciò un'occhiata sorridente. «A parte Alec, sono tutti simpatici come Jem. Tranne Gideon. Lui è solo volgare. Quindi, a meno che le sue domande non siano decisamente senza doppio senso, ti consiglio di non rispondere.»

Nico annuì, continuando ad aggirarsi per casa.

L'appartamento era bello. Più che sufficiente per due persone, spazioso, soleggiato e godeva di un'ottima vista dalla maggior parte delle finestre. Tutte le pareti erano state tinteggiate di fresco, e Will immaginò che fosse opera di Thomas e Jem.

Nico entrò nella seconda camera da letto. C'erano alcune scatole vuote, un armadio e una scrivania.

«Questa sarà la mia zona studio.» lo avvertì Will, avvicinandosi di soppiatto alle sue spalle e passandogli un braccio attorno alla vita. «Mi sistemerò in un angolino, e passerò splendide giornate di sole a studiare.»

«E io?» domandò Nico, soprappensiero. «Io che faccio?»

«Domani andremo ad iscriverti alla scuola superiore. Primo anno. Hai già affrontato gli esami nei mesi scorsi, quindi sei al pari con i tuoi compagni.»

«Ma sono indietro di una classe, rispetto all'età.» notò Nico, facendo un rapido calcolo.

«Be', tecnicamente, rispetto all'età sei più avanti anche dei miei genitori. Ma pensavo che avessimo già superato questa crisi di mezza età.»

Nico sbuffò forte, infastidito, ma stava sorridendo. Will lo rigirò lentamente tra le sue braccia e lo baciò, a lungo. Nico gli carezzò la schiena, finendo per arruffargli i capelli, poi si separarono leggermente.

«Cosa dovremo portare questa sera a casa dei tuoi?» chiese Nico, in pensiero.

Will osservò la stanza. «Una bottiglia di vino, magari.» disse. «Oppure niente. Insomma, sono figlio loro, non un ospite.»

«Ma io sono l'ospite.»

«Tu sei mio amico. Cioè, il mio ragazzo.» Will appoggiò la fronte contro la sua. «Ti giuro che parlerò con loro di te.»

«Non c'è fretta.» lo rassicurò Nico, districandosi dal suo abbraccio. «Non c'è assolutamente fretta.»

«Oh, sì che c'è fretta.» annuì Will, attirandolo di nuovo a sé e baciandolo una seconda e una terza volta. «I nostri padri divini sanno della nostra relazione. E anche tua sorella, e tutti i nostri amici. E ora lo sa anche Jem.»

«Questo perché hai la lingua lunga.» borbottò Nico.

Will gli fece l'occhiolino. «Non mi sembra che te ne lamenti.»

Nico arrossì e lo baciò per farlo stare zitto.

Dopo qualche altro minuto, Will lo lasciò andare e si avvicinò lentamente al frigo. Jem gli aveva comprato il minimo indispensabile per andare avanti un giorno. Di sicuro, quella sera, suo padre gli avrebbe lasciato qualche soldo per fare la spesa.

«Hai ancora delle patatine?» domandò Will, affamato.

«Sì, sono nel mio zaino.»

Nico riprese il suo tour solitario per la casa. Jem li aveva lasciati soli ormai da più di un'ora, e da allora avevano fatto avanti e indietro per tutta la casa. Nell'armadio della loro camera, Jem vi aveva lasciato una pila di vestiti puliti, alcuni suoi vecchi. Will aveva in mente di prendersi la sua roba da casa sua, e per Nico sarebbero andati a fare spese il giorno seguente.

Un gioco di luce in un mondo di tenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora