27. Contrattempi (in)attesi

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Mentre Will, fischiettando, preparava i sandwich per il picnic, Nico cercava qualcosa da mettersi che potesse sporcare di erba. Nel corso degli anni i suoi vestiti si erano accumulati, come quelli di Will, in un unico e gigantesco armadio. A sinistra spiccavano i capi scuri di Nico, a destra quelli colorati di Will.

Ed erano capi firmati. Una volta Nico avrebbe indossato volentieri anche i jeans smessi di un barbone. Ma ora che frequentava i Solace, e uno in particolare, si era costretto a vestirsi meglio. E poi, al lavoro lo prendevano più seriamente se non portava maglioni scuciti o jeans strappati. Alla prima lezione di volo gli avevano anche fatto i complimenti per la camicia.

Nico trovò dei vecchi jeans - neri - infondo all'armadio e li indossò, lanciando un'occhiata a Will, che riusciva a scorgere vicino al tavolo della cucina. Come al solito, Will aveva indossato dei vestiti molto casual, come una vecchia maglia arancione del Campo Mezzosangue, e dei pantaloni corti fino al ginocchio. E scarpe da ginnastica.

Will non era poi così cambiato da quando avevano lasciato il Campo Mezzosangue. In dodici anni era cambiato ben poco, molto meno rispetto Nico. Forse vestiva in modo più sobrio - quando andava al lavoro indossava sempre un completo blu senza cravatta, e le infradito erano solo più un lontano ricordo - e sembrava molto più adulto. Un po' come Leo Valdez.

«Sai, non credo di esserci mai andato, alle giostre.» disse Nico, indossando una maglia avviandosi in cucina.

«Sì, ci siamo andati tre anni fa, con Jason e Piper.»

«Non me lo ricordo.»

«Siamo andati nel tunnel dell'amore!»

«Ehm, no.»

Will sospirò. «Controlla Christal.»

«Agli ordini.»

Nico si chiese perché non riusciva a ricordarsi di quel pomeriggio alle giostre con Jason e Piper, e pensò che forse era stato così imbarazzante che il suo subconscio aveva eliminato da sé il ricordo. Gli era capitato altre volte.

Christal stava giocando con le bambole sul suo letto. Nico si fermò sulla soglia della stanza, osservandola pensieroso. Lui e Christal non avevano fatto molti progressi nelle ultime settimane. Si comportavano come due estranei costretti ad abitare sotto lo stesso tetto, e il fatto che lei lo chiamasse "papà Nico" non cambiava di certo le cose.

«Sei pronta?» domandò Nico.

«Sì.» annuì Christal. Indossava un abito bianco a pois rossi. Uno dei tanti vestiti che Will le aveva comprato colmo di gioia e felicità. E Christal somigliava proprio a Will sotto molti punti di vista. Il colore dei capelli, la stessa vivacità, e anche lo stesso modo logorroico di parlare quando era in vena di chiacchiere.

Nico tornò da Will, domandandosi come avrebbe reagito il marito se avesse scoperto che lui e Christal si sopportavano a malapena, e non si consideravano per niente padre e figlia. Nico parlava con Hazel con tono molto distaccato quando riferiva di Christal, e nemmeno la chiacchierata con Alec Solace gli aveva tirato su il morale. Stava ancora aspettando il giorno in cui si sarebbe svegliato proclamando "quella è mia figlia!"

Nico vide Will lanciare un'occhiata al cellulare e subito impallidì.

«Il lavoro?» gli domandò, quasi urlandogli in faccia. «Devi andare al lavoro?»

«No, è un messaggio di Leo. Una foto di lui e Calypso con un enorme gelato blu. Immagino che Percy non ne sarà molto contento.»

Nico sorrise, leggermente sollevato. Si era preoccupato per nulla. Will non lo avrebbe abbandonato quel giorno, non dopo tutti quei preparativi.

Un gioco di luce in un mondo di tenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora