13. Il compleanno di Nico

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Da qualche parte nella stanza, la sveglia cominciò a suonare. Will si voltò dall'altra parte, affondando il volto nel cuscino. Era così stanco da non riuscire nemmeno ad aprire gli occhi. Ed era andato a dormire verso le tre. Il tempo era trascorso veramente in fretta.

Fu sul punto di alzarsi mugolando, ma Nico lo fermò.

«È la mia.» gli disse, e la sveglia smise di suonare. «Tu puoi dormire ancora un paio d'ore.»

«Ah...» borbottò Will, appoggiando di nuovo la testa sul cuscino.

Nico rotolò tra le coperte, si mise seduto e si chinò su di lui per dargli un bacio sulla guancia. Il suo bel Will. Così stanco e impegnato!

Will, però, rimase sveglio, e ascoltò i passi di Nico, che prima si diressero in cucina per preparare il caffè, e poi in bagno. Si addormentò per una decina di minuti, svegliandosi quando Nico gli baciò la fronte con un sorriso.

«Vado a scuola.» lo avvertì.

«Mmh.» borbottò Will.

«E alle quattro vado al lavoro. Sarò di ritorno per le sette. Tu sarai già a casa, a quell'ora?»

«Non lo so.»

«D'accordo.» Nico gli diede un altro bacio, questa volta sulle labbra. «La preparo io la cena, tu non ti affaticare, okay?»

Will annuì e lo guardò prendere la borsa di scuola e lasciare l'appartamento.


Il figlio di Apollo rimase steso sul letto per un quarto d'ora. Non riusciva più a prendere sonno, e aveva una strana stretta allo stomaco. Come quando si è dimenticato qualcosa di importante. Ma cosa c'era di così importante da dimenticare?

Will si alzò intontito dal letto e si strofinò gli occhi. Si guardò attorno. La camera era tutta sottosopra. Con i turni in ospedale, lui non aveva tempo di mettere in ordine, mentre Nico, con la scuola, gli allenamenti con la squadra di calcio e il lavoro come cassiere al cinema, rientrava stanco quanto lui, se non di più.

Raccolse i vestiti dal pavimento e li lanciò sul letto. Spalancò la finestra, lasciando che la brezza mattutina gli carezzasse il viso, poi guardò l'ora sul suo cellulare. Quasi le otto. Sperò che Nico fosse arrivato in orario a scuola. Ma tanto anche lui, ora, aveva l'auto, regalatagli da Logan per i diciotto anni. Principalmente Nico non intendeva servirsene, ma Will lo aveva obbligato a prendere la patente, e Nico si era accorto che con la macchina sbrigava le sue faccende molto più in fretta di quanto non facesse con i mezzi pubblici o a piedi.

Erano già gennaio. Will non si era accorto del tempo trascorso. Si era laureato quell'anno, durante l'estate, con un anno di anticipo rispetto ai suoi compagni, e ora si trovava già ai corsi di specializzazione in ospedale, davvero martellanti. La prima settimana aveva avuto un turno di quarantotto ore, ma per fortuna la sua esperienza al Campo Mezzosangue si era fatta valere. Era l'unico tra gli altri undici compagni ancora capace di intendere e di volere allo scoccare delle quarantotto ore. E aveva vinto il suo primo intervento, una semplice appendicite, ma gli era bastata per cominciare quegli anni di specializzazione. Nessuno poteva sospettare cosa facesse al Campo Mezzosangue.

Gennaio... Will si mordicchiò il labbro. Quel mese gli ricordò qualcosa. Andò in cucina e si versò una generosa tazza di caffè ancora caldo, e si affacciò dal balcone. Solo dopo qualche minuto si accorse di essere nudo, ma non vi badò. Ormai, tutto il quartiere doveva essersi abituato a vederlo in quelle condizioni di prima mattina, quando aveva il tempo di prendere il caffè, ammirando il panorama.

Quando ebbe finito, ritornò in soggiorno, e si rese conto che anche quello non era messo tanto meglio della sua camera. E se non fosse stato per la lavastoviglie regalatagli dalla madre un paio di anni prima, Will era sicuro che ora i piatti nel lavello potessero sfiorare il soffitto.

Un gioco di luce in un mondo di tenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora