31. Sei un ottimo padre, Nico

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Quando Will entrò in casa, capì subito che ci fosse qualcosa che non andava. Nico e Christal guardavano la tv a basso volume, uno stretto all'altra, in silenzio. Nelle ultime settimane, Will non li aveva mai trovati in quella situazione.

Chiuse la porta alle sue spalle e si avvicinò al divano. Sfiorò i capelli di Nico.

«Ehi.» lo salutò.

Nico sussultò e strinse a sé la bambina, alzando lo sguardo su di lui. Lo studiò per un secondo con sguardo vacuo.

«Ehi.» rispose Nico, senza entusiasmo.

Will lo esaminò. «Vado a fare la doccia.»

«Ah, sì, okay.» annuì Nico.

Will rimase in bagno dieci minuti, notando la vasca usata e i vestiti di Christal sparsi per il bagno. Strano. Nelle ultime settimane, Nico si era intestardito, non era per nulla intenzionato ad aiutare la bambina a fare la doccia. A quanto pareva, quel giorno aveva cambiato idea.

Will si stava controllando le occhiaie allo specchio quando Nico entrò in bagno, lasciando socchiusa la porta. Gli occhi da medico di Will videro subito la benda bianca che gli fasciava la mano.

«Cos'hai fatto?» domandò subito il figlio di Apollo, avvicinandosi e prendendogli la mano ferita tra le sue.

«Ho aggredito un tipo.» rispose Nico, con una scrollata di spalle.

Will sgranò gli occhi e commentò: «Sai, con quel tono di voce, di solito dico ai parenti che il paziente è sopravvissuto senza complicazioni.»

Will sfasciò la benda e controllò la ferita. Individuò tagli attorno alle nocche, e subito mormorò un incantesimo di guarigione. Quando la pelle pallida del figlio di Ade fu di nuovo compatta, Will alzò lo sguardo.

«Cos'è successo?» domandò. «Perché hai aggredito un tipo?»

Nico scrollò le spalle e non rispose. Will si chiese cosa potesse turbarlo così tanto. Gli diede un bacio e lo spedì di nuovo sul divano mentre ordinava le pizze. Era la sua unica arte culinaria.

Si sedette sul divano insieme agli altri, e si trattenne dal chiedergli come fosse andata la giornata.

«C'è una sorpresa sul letto.» gli disse Nico, abbozzando una sottospecie di sorriso. «Ti piacerà.»

Will socchiuse le palpebre, cercando di cogliere un segnale dal volto di Nico o dalla figlia, che lo osservava sorridendo, gli occhi scuri ricoperti da una patina di angoscia, e balzò in piedi. Corse in camera e lanciò un urlo entusiasta alla vista del Minion alto un metro steso sul letto. Corse ad abbracciarlo.

«Mi piace!» esclamò Will, raggiante, voltandosi verso la porta. Nico lo aveva seguito e ora stava con la spalla appoggiata allo stipite della porta. «È meraviglioso! Come hai fatto a vincerlo?»

«Con una capacità che non vuoi che sviluppi.»

Will aggrottò la fronte. «Hai ripetuto l'alfabeto ruttando? Al contrario di quello che dice Jem, non è per niente sexy.»

«No, non quella capacità.» Nico mimò il gesto di sparargli, e Will fu tentato di lanciargli addosso il peluche.

«E Christal non ha detto niente?»

«No.»

Will affondò il volto nel peluche giallo, poi tornò a guardare Nico. Gli si avvicinò stringendo il Minion.

«Cos'è successo?» chiese, piano, occhieggiando Christal sul divano. «È successo qualcosa alle giostre? Sei stato attaccato dai mostri?»

Nico scosse la testa, e aggiunse: «Non voglio parlarne. Come è andata la tua giornata? Hai operato quel poliziotto? Sei riuscito a salvarlo?»

Un gioco di luce in un mondo di tenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora