33. Riunione di famiglia [Parte 1]

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Will si era ricordato di mettere in macchina un pezzo di cartone con una scritta per Alec. Non vedeva quel suo particolare fratello maggiore da anni, e per la prima parte della sua vita lo aveva odiato. Ma i suoi sentimenti per Alec erano cambiati da un decennio, ormai, da quando Alec e Nico avevano iniziato ad andare d'accordo.

Will finse di non notare il marito agitato, che saltellava da un piede all'altro, gli occhi puntati sul tabellone degli arrivi. Teneva in braccio Aaron, tutto occupato a giocare con una delle bandierine che si era trascinato da casa.

«Cos'hai lì?» domandò Christal, curiosa, osservando il pezzo di cartone.

«Un messaggio per Alec.» sorrise tra sé Will, ridendo dell'espressione della bambina che stava cercando di decifrare il messaggio.

«Qualcosa di offensivo?» chiese Nico, distratto, gli occhi puntati sul tabellone.

«No, stai tranquillo.»

Il volo da Parigi era appena atterrato, e Will sentì le ginocchia tremare. Non riusciva a credere che vedere suo fratello dopo tutto quel tempo potesse provocargli una sensazione del genere. Certo, un tempo lo avrebbe volentieri soffocato con il cuscino durante la notte, ma ormai le cose erano cambiate. Erano entrambi padri, erano sposati, e Will aveva messo da parte i vecchi rancori.

Rimasero in attesa per altri cinque minuti, poi Will li vide. Alec portava gli occhiali, e la moglie al fianco era splendida. Entrambi tenevano in braccio un gemello, e chiacchieravano tra loro. Will alzò il cartello.

«Eccolo!» esclamò Nico, illuminandosi. Will finse di ignorarlo, ma ci rimase male.

«Sei proprio un Solace!» urlò Alec, a più di cinquanta metri da lui, ridendo. «Mi fai quasi vergognare di essere tornato!»

Nico scoccò un'occhiata al messaggio di Will: Il mio bellissimo Alec.

«Carino.» disse Nico, con un lieve sorriso.

«Ho dovuto.» rispose Will, sorridendo a sua volta, e lasciando il cartello alla figlia. «Dai, dammi Aaron. So che muori dalla voglia di abbracciarlo, quindi vai.»

Aaron accettò lo scambio di braccia senza un lamento.

«Cosa dovrei fare?» borbottò Nico, imbarazzato.

«Lo sai perfettamente.» Will gli diede una pacca sulla spalla e Nico si mise a correre in direzione di Alec, che aveva appena passato il bambino alla moglie - Jérôme o Jacques? - e si affrettò anche lui a raggiungere Nico. Will riuscì a recuperare in fretta il cellulare dalla tasca, e scattò una foto al marito che abbracciava di sua spontanea volontà il cognato.

«Sei geloso?» domandò Christal, curiosa, mentre Will la prendeva per mano e si avviavano verso Nico e Alec, che stavano attirando l'attenzione di molti passanti.

«No, perché dovrei? Sono entrambi sposati, uno è mio marito e l'altro mio fratello.» rispose Will, aggrottando la fronte. Jem doveva essersi trovato a pensare una cosa del genere.

Quando raggiunsero Alec e Nico, i due erano ancora abbracciati. Mélisande si avvicinò a Will e gli tese una mano, mentre i due piccoli gemelli le si attaccavano ai jeans, osservando perplessi il loro padre.

«Mélisande, sono la molie di Alec.» disse la donna.

Will le strinse la mano, mentre Aaron spostava lo sguardo sui suoi cuginetti. «Will, il marito di Nico e il fratello di Alec. Ehm, dici che ne hanno per tanto, ancora?»

«Non lo sho, Alec continuava a parlare di lui in aereo.»

Will guardò i due che, lentamente, si stavano separando. Alec strofinò la mano sui capelli di Nico, divertito, e Will si rese conto che nel giro di qualche giorno, Alec avrebbe compiuto trentatre anni. Non riusciva a credere che fosse passato così tanto tempo da quando aveva lasciato il Campo Mezzosangue.

Un gioco di luce in un mondo di tenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora