21. Babysitter per un giorno [Parte 3]

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Guardando Emily giocare con i suoi peluche, Nico impiegò qualche minuto in più del normale ad accorgersi che ci fosse qualcosa di strano in quella scena. Un padre normale, o una persona più attenta, se ne sarebbe accorto subito. Tenne lo sguardo sulla bambina senza battere le palpebre, pensieroso, poi capì.

Le erano spuntati coda e orecchie da gatto.

«Oh, cavoli.» borbottò Nico, evitando l'impulso di chiamare di nuovo Jem. Si avviò alla grande libreria di Will nella stanza degli ospiti. Quando Danny si fermava a dormire da loro, soprattutto in quelle sere in cui era gravemente ubriaco, diceva di star dormendo in una grande biblioteca. E Nico non poteva dargli torto, con tutti quei volumi di medicina. Cominciò a sfogliarli uno dopo l'altro, alla ricerca di una spiegazione scientifica per quella crescita improvvisa.

Quando sentì qualcosa di morbido contro le caviglie, fu sul punto di allontanare Zen con un calcetto del tutto amichevole, ma per fortuna si accorse che la coda apparteneva alla nipote.

Si sentì uno zio orrendo e la sollevò.

«Vediamo cosa dice zio Will.» mormorò Nico, recuperando il cellulare e digitando in fretta il numero del marito. Gli rispose la segreteria telefonica, ed immaginò che Will fosse ancora in sala operatoria. Le possibili soluzioni erano due: o l'infermiera aveva messo il silenzioso, oppure Will aveva chiesto alla donna di ignorare le sue chiamate.

Era più probabile la seconda. Nico sperò che non lo stessero prendendo in giro, in quella sala operatoria.

Con un lungo sospiro per calmarsi, telefonò ad Hazel. Erano le cinque del pomeriggio.

«Ciao!» lo salutò la sorella, pimpante. «Come sta andando?»

«Va tutto bene, è una bambina fantastica, è tranquilla. Ha organizzato una festa, c'è erba ovunque. Io sono nell'altra stanza a farmi gli affari miei...» disse Nico, e udì la sorella scoppiare a ridere.

«Deve essere una gran festa. Voglio qualche foto, eh! Quando è il turno di Frank di guardarla, lui le tiene gli occhi incollati addosso per tutto il tempo, manco fosse una carcerata... Tra mezzora ci sarà il nostro volo di ritorno! Arriveremo verso le otto. È un problema se cenassimo da voi?»

«Certo che no. Se ho tempo, preparerò qualcosa... Oh, giusto. Will sarà qui per le sette, quindi riuscirò proprio a cucinare... Comunque, ti ho chiamato per un'altra ragione.»

«D'accordo. Dimmi pure.»

«Ecco... Non so come dirtelo, ma...»

«Respiro profondo, Nico...»

«Hazel, ehm, a mia nipote è cresciuta la coda!»

Hazel rimase per un attimo in silenzio prima di sospirare. «Oh, di nuovo?»

«Cosa devo... aspetta, cosa? Di nuovo?»

«Sì, le capita almeno una volta alla settimana... Ma questa volta è già la terza consecutiva. Non ci sono dubbi su quale sia il carattere genetico dominante!»

Nico spostò lo sguardo sugli occhi nero liquido della piccola, che agitava le mani per prendersi il cellulare. Udiva la voce della madre, decisamente più familiare di quella dello zio.

«Quindi... È normale? Non devo fare niente?»

«No. Tra qualche giorno le andranno via da sole. Ha mangiato tutto, a pranzo?»

«Sì, lei e il pavimento non si sono lamentati.»

«Mi dispiace.»

«Cose che succedono. Vi aspettiamo per cena.»

Un gioco di luce in un mondo di tenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora