09. Natale negli Inferi [Parte 2]

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Quando Will finì di preparare la borsa, scoprì Nico appoggiato allo stipite della porta. Con una mano giocherellava distratto con il piercing al naso, e con l'altra mandava un messaggino sul cellulare. In tre mesi nel mondo tecnologico, Nico era diventato una persona diversa, simile agli umani che tanto voleva evitare. Ma aveva ancora azioni da figlio di Ade.

«Con chi stai messaggiando?» domandò Will, curioso, chiudendo la borsa.

«Con Dale, un mio compagno di squadra.» rispose Nico. «Mi ha mandato questa immagine divertente di un gatto dentro un acquario con i pesci che gli nuotano attorno... È divertente... Devo troppo spedirla ad Alec!»

Will socchiuse le palpebre. Devo troppo spedirla ad Alec! Aveva anche imparato ad utilizzare il linguaggio del ventunesimo secolo.

Will continuò a guardare Nico, in attesa. Non era geloso. Se avesse eliminato dal mondo tutti i Dale e gli Alec del pianeta, Nico avrebbe ripreso il suo passato comportamento solitario, e quel suo lato di carattere che stava lentamente sorgendo sarebbe scomparso.

«Allora.» disse Will, osservandolo. «Tu hai intenzione di prepararti una valigia?»

«Nah.» disse Nico, alzando le spalle. «Gli armadi della mia camera sono pieni di vestiti mai usati. Ne troverò qualcuno della mia taglia.»

«Hai preparato il cibo?»

«Sì. È tutto sul tavolo. Papà passerà a prenderci entro mezz'ora.»

Will annuì e arrivò in salotto, posando la borsa vicino al divano, su cui sedevano i gemelli, intenti a mangiare popcorn guardando i cartoni. A causa di una frana, avevano dovuto rimandare il viaggio in montagna. Ma Alec aveva già fatto i biglietti per andare a Miami quella sera, insieme a Dianne e alla sorella Mary Lou.

«Non vi conviene essere nei paraggi, quando arriverà Ade.» li avvertì Will, prendendo una manciata di popcorn. «Potrebbe sentire la sozzura delle vostre anime e portarvi subito negli Inferi.»

«Dici che c'è un girone riservato ai gemelli?» chiese Alec, recuperando il cellulare e sorridendo all'immagine mandata da Nico.

«Oh, cielo!» esclamò Jem, scosso, gli occhi puntati su Alec. «Intendi darmi il tormento anche da morto?! Mi vuoi lasciare un po' di respiro?!»

Alec ridacchiò e scosse la testa.

Will spiò nella borsa fatta da Nico. Biscotti, confezioni di patatine, panini di tutti i tipi, tutte cose che potevano resistere per due giorni consecutivi negli Inferi. Sarebbero tornati nel pomeriggio del 25, per la cena di Natale a casa Solace.

«Ci siamo conosciuti nell'utero di nostra madre, e hai iniziato a prendermi a calci.» iniziò ad elencare Jem, e Nico passò un braccio attorno alla vita di Will, sorridendo. «Poi siamo nati, e hai tentato di strangolarmi con il cordone ombelicale. Di notte, strillavi e mi svegliavi, senza farmi chiudere occhio. A cinque anni, il giorno del nostro compleanno, hai detto a mamma e papà che volevi una festa da solo, senza di me. A otto anni mi hai spinto giù dal minipony perché volevi cavalcare te, e mi hai fatto rompere un braccio. A quindici anni mi hai interrotto mentre ero in compagnia di una bella ragazza. A diciassette hai detto a mamma e papà che mi ero comprato la moto, e me l'hanno requisita. Durante il nostro ultimo compleanno, mi hai chiuso fuori casa per mezza giornata perché volevi farti il bagno. Vivremo ancora ottant'anni, chissà quante altre cattiverie mi farai. Non mi merito un po' di riposo?!»

Alec scoppiò a ridere sonoramente, seguito da Will e Nico. Jem li fissò furioso e imbarazzato. Aveva sperato che almeno il figlio di Ade fosse dalla sua parte.

«Be', se può tirarti su di morale, James Solace, un giorno avrai la tua vendetta.»

Le risate si spensero una dopo l'altra, e Jem fissò ad occhi sgranati l'uomo sui trent'anni vestito di pelle che usciva dalla camera/studio di Will. Il padre di Nico lasciò ticchettare allegramente gli stivali sul pavimento, osservando i Solace e il proprio figlio, poi sorrise a Jem.

Un gioco di luce in un mondo di tenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora