04. A cena con i Solace [Parte 1]

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In auto, nessuno dei tre fiatò.

Jem era ancora preoccupato per aver toccato dei teschi veri. Nico si stava ripetendo tra sé qualche frase da dire assolutamente alla signora Solace, come «Bel taglio di capelli» o «Che bel lampadario!» Will notò che erano cinque mesi abbondanti che non vedeva la sua famiglia, da quando aveva fatto l'ultimo esame di ammissione per la facoltà. Prima che Nico tornasse al Campo. Doveva essere in quel momento che aveva parlato di Nico con Jem, anche se non si ricordava di aver pianto.

«Sai, Nico, magari tra un mese o due ti iscriverò a scuola guida.» disse Will, avviandosi senza fretta verso Villa Solace. «Tra qualche mese compirai sedici anni, e devi assolutamente avere la patente.»

«Sedici anni?!» esclamò Jem alle loro spalle. «Hai solo sedici anni?»

«Sì. E allora?» chiese Nico, voltandosi verso Jem, ignorando completamente la richiesta di Will. La prospettiva di mettersi alla guida, per lui, non era molto allettante.

«No, solo che... Non dovresti avere un tutore, o qualcosa del genere?»

«Il signor D è il mio tutore.» disse Nico, con una scrollata di spalle. «Metterà tutte le firme al posto giusto fino a quando non compirò sedici anni. E posso sempre usare la Foschia.»

«Il signor D?» ripeté Jem. «La Foschia?»

«Ah, i nostri piccoli e sciocchi umani...» sorrise Will. Anche Nico ridacchiò. Jem rimase a fissarli in silenzio, un po' arrabbiato, ma decise di non commentare ulteriormente.

Quando Will si fermò di fronte ad un enorme cancello di ferro nero, Nico si sporse dal finestrino per guardare la casa. Era enorme.

«Papà produce musical.» lo avvertì Jem alle sue spalle, divertito dalla sua espressione sbigottita. «E ultimamente lo hanno anche chiamato per dei film.»

«E la mamma è un'ottima agente immobiliare.» disse Will, aprendo il cancello con un telecomando passatogli da Jem.

«Ora capisco perché non mi hai fatto mettere gli altri jeans.» disse Nico, osservando la villa di tre piani, immensa. «Quando tornerò a casa, ti giuro che li getterò dal balcone.»

«Bravo.»

Jem rise.

Will parcheggiò la sua auto dietro la Volvo bianca di Alec, e la Porsche di Gideon. Avevano ricevuto tutti un auto, al compimento dei diciotto anni, ma Jem aveva deciso di lasciare la sua a Thomas, per quando ne sarebbe giunto il momento, e preferiva viaggiare in bicicletta. Non gli piaceva guidare, ma anche lui aveva la patente.

Nico scese dall'auto per primo, osservando la villa. Era così immensa... Non riusciva quasi a credere che Will fosse cresciuto lì. Si voltò a guardare il fidanzato, che con le mani in tasca, pensieroso, fissava l'auto bianca.

«È spettacolare.» disse infine, riferendosi alla casa.

«E non hai ancora visto il campo da tennis e la piscina!» esclamò Jem, divertito, porgendo la bottiglia di vino a Will. «Chissà cosa dirai, quando li avrai visti!»

Jem passò un braccio attorno alle spalle di un Nico sconvolto, e lo condusse in una stradina di ciottoli grigi che li avrebbe condotti dall'altra parte della casa.

Will si avvicinò all'auto di Alec e si piegò sulle ginocchia. Sentì una gocciolina di sudore attraversargli la fronte mentre si affrettava a svitargli il gommino. Guardò la ruota sgonfiarsi e, soddisfatto, entrò in casa.

«Will!» esclamò Danny, correndogli incontro non appena si fu chiuso la porta alle spalle. «Che bello vederti!»

«Che bello vedere te!» ribatté il fratello, abbracciandolo e dandogli una pacca sulle spalle. «Stai mangiando gli spinaci, eh? Sei super forte!»

Un gioco di luce in un mondo di tenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora