40. Lo voglio se lo vuoi anche tu [Parte 1]

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Nico si guardò con attenzione allo specchio. Si sentiva uno stupido. Un idiota. Non poteva uscire dalla stanza e mostrarsi a tutti vestito in quel modo. Aveva bisogno dei suoi jeans neri, magari anche strappati, e della sua maglietta preferita con i teschi sopra. Non si sentiva lui con quegli abiti addosso.

Si tirò la manica fino al polso, poi si tirò il colletto della camicia. Si sentiva un pinguino, ed era anche sul punto di soffocare. Non stava bene. Aveva bisogno di correre via.

«Hazel.» ansimò Nico, guardando la sorella negli occhi, che stava cercando di sistemargli la cravatta. «Hazel.»

«Sono qui, Nico, non ti lascio.» lo rassicurò lei, rifacendogli il nodo per la quinta volta consecutiva. Nico non riusciva a stare fermo, e lei aveva problemi nel concentrarsi. Non riusciva a credere che...

«Hazel, mi viene da vomitare.»

Hazel sgranò gli occhi. «Stai scherzando, vero?»

Nico scosse la testa, e la sorella notò il colorito verdastro nel volto del fratello maggiore. Si lasciò prendere dal panico.

«D'accordo.» disse lei, frettolosa, guardandosi attorno. «Vai in bagno. E fai attenzione a non sporcarti i vestiti.»

Nico la superò di corsa, Hazel afferrò una tovaglietta di pizzo beige da un tavolino - chissà quanto era costato! - e rincorse il fratello in bagno. Nico ebbe il tempo di piegare la testa sul lavandino, ed Hazel gli passò la tovaglietta attorno al collo. Gli tirò indietro i capelli, cercando di non guardare, dandogli lievi colpa sulla schiena.

Sussultando, Nico si rimise dritto, pulendosi le labbra con la tovaglietta. «Non si può rimandare, vero?» borbottò. Aveva lo stomaco sottosopra.

Hazel scosse la testa. «No, non puoi rimandarlo. Ora lavati i denti. Tre o quattro volte, decidi tu. E cerca di non sporcarti i vestiti, oggi sei tu la star!»

Nico sentì di nuovo un dolorino fastidioso alla gola e si chinò una seconda volta.


Quando ebbe finito, il figlio di Ade si lavò il volto e cominciò a lavarsi i denti con il colluttorio e il dentifricio. Hazel gli consigliò di lavarsi i denti per una decina di volte, poi lo scortò di nuovo davanti allo specchio.

«Non credo di farcela.» balbettò Nico. Sentiva le ginocchia molli, e il suo colorito si era fatto più pallido.

«Oh, sì che puoi farcela!» ribatté Hazel, sistemandogli la camicia, la giacca e la cravatta. «Sei sopravvissuto una settimana in un'urna mangiando semi di melograno. Hai salvato i semidei del Campo Mezzosangue rischiando la tua vita. Mi hai salvata dagli Inferi. Credo che tu possa arrivare alla fine di questa giornata normale!»

Nico si sedette sul divanetto, desiderando sprofondarvi. E desiderò anche fare un ultimo viaggio-ombra. Non ne faceva più da diversi anni. Will glielo aveva proibito, e Nico glielo aveva promesso. Si prese la testa tra le mani, cercando di riprendere il controllo del proprio respiro.

«Oh, greacus.» borbottò Hazel, e Nico non ebbe nemmeno la forza di scoccarle un'occhiataccia. «Vuoi che chiami Jason?»

Nico scosse la testa, chiudendo gli occhi. Voleva dormire, allontanarsi il più possibile da quella stanza, ma al tempo stesso non vedeva l'ora che tutto quello finisse. Non era mai stato così terrorizzato in vita sua.

Hazel aprì la porta chiusa a chiave e fece cenno agli amici di entrare. Quando Nico aprì gli occhi, si ritrovò di fronte Jason Grace, Annabeth Chase e Piper McLean. Forse attendevano fuori dalla porta da almeno un quarto d'ora.

Un gioco di luce in un mondo di tenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora