10. Will, sono io. Tuo padre

6.9K 539 386
                                    

Gli Inferi si rivelarono più interessanti di quanto Will si fosse aspettato.

Era notevole il modo in cui Ade aveva perfezionato ogni più piccola parte degli Inferi, e il modo in cui cercava di far passare ai due ragazzi dei momenti felici. Aveva appeso decorazioni natalizie/macabre in molte stanze, e nella sua sala del trono c'era un notevole albero di natale, morto, con teschi ghignanti appesi. Ade aveva anche istruito alcuni fantasmi a cantare canzoncine natalizie, in teoria allegre, ma che facevano venire la pelle d'oca a Will.

Nico sembrava piuttosto entusiasta del modo in cui suo padre stava cercando di far sentire Will a suo agio, e gli era grato per tutti i tentativi. Will era felice quanto Nico, ma sperava di non dover più passare un Natale negli Inferi.

Will era sempre molto stanco. La mancanza del sole lo rendeva non solo più acido, ma anche più pallido. Nico aveva deciso di non rivolgergli più la parola per evitare insulti, e Will sperò di riprendersi una volta tornato a casa.

La seconda sera, dopo aver scartato i regali da parte di Ade - piuttosto normali, notò Will: una sciarpa nera e argento per lui, e un nuovo giubbetto da aviatore per Nico, con tanto di occhialini - i due decisero di andare a letto un po' prima del solito.

Si stesero uno affianco all'altro, sapendo bene a cosa questo li avrebbe portati, e furono sul punto di svestirsi e lasciar perdere ogni buon pensiero, quando bussarono alla porta.

«Non è possibile.» borbottò Will, abbottonandosi di nuovo la camicia. «Tuo padre si diverte ad interrompere?»

I ricordi di diversi mesi prima al Campo Mezzosangue riaffiorarono, ma Will era troppo arrabbiato con il Signore dei morti per arrossire.

«Penso non lo faccia apposta, ma non si può mai sapere.» mormorò Nico, prendendo la vestaglia e andando ad aprire. Si trovò di fronte una specie di sosia di Will, se Will avesse mai avuto la pelle pallida come carta, un paio di occhiali da sole spostati sulla fronte, e un secondo paio incastrati nella maglietta grigia.

«Ciao.» lo salutò nervoso il ragazzo sui diciassette anni di fronte a lui. «Will è qui?»

Nico lo studiò, e quasi si sentì cedere le ginocchia capendo di trovarsi di fronte un dio.

«Sì, è qui.» gracchiò Nico, allacciandosi la cintura della vestaglia alla vita. «Will, è per te. Io... ehm, io vado da Ade. Credo mi stia cercando.»

Will guardò Nico lasciare la stanza, e si incuriosì. Si avvicinò alla porta, notando Nico infondo al lungo corridoio, fatto di ossa e cenere, con ombre rosse create dalle fiamme, che gli lanciava un'occhiata profonda. Quel genere di occhiata che si erano lanciati una volta, in macchina, mentre lasciavano il Campo Mezzosangue per iniziare una nuova vita.

«Ehi, ciao Will.»

Will spostò lo sguardo sul ragazzo alto, biondo e più o meno abbronzato che gli stava restituendo lo sguardo. Will notò subito quanto si somigliassero, sebbene l'altro portasse dei vestiti dai toni spenti che lo ingrigivano più di quanto non fosse di suo.

«Ah.» balbettò Will, senza parole, facendo un passo indietro.

Dal canto suo, il ragazzo ne fece uno in avanti e si chiuse la porta alle spalle. Si torse un po' le dita, si guardò attorno come alla ricerca di qualcosa, e si voltò a guardarlo, le pupille dilatate.

«Quando sei nato, sono venuto a trovarti.» disse il ragazzo, passandosi le dita tra i capelli spenti. «Non mi aspettavo che diventassi un combattente, oltre un ottimo guaritore. Hai, ehm, capito chi sono, vero?»

Will annuì, turbato. Aveva immaginato un incontro del genere, ma non si era aspettato che capitasse davvero. Lo aveva incontrato varie molte al Campo Mezzosangue, ma non lo aveva mai avuto di fronte a sé, pronto per fare due chiacchiere. E il sapere che fosse negli Inferi...

Un gioco di luce in un mondo di tenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora