Rimasi un po' a giocare con le costruzioni, mettendo insieme una struttura simile a quella di una casetta. Mi piaceva giocare da sempre, con qualsiasi oggetto che potesse essere allettante per la mia fantasia, ma quel ciuccio mi stava leggermente dando alla testa, nel vero senso della parola. "Ma...my..." gridai perché mi sentisse dalla sua stanza. Deglutii a fatica per come avevo appena avuto il coraggio di chiamarla. "Dimmi principessa." mi sussurrò avvicinandosi al tavolino. "Mi gira un po' la testa." le dissi poggiandomi alla sua spalla. "Perché il ciuccio che tieni in bocca potrei averlo casualmente messo in ammollo con un po' di alcol. Così oltre a stare tranquilla e lasciarti fare quello che voglio senza troppa difficoltà, riempirai anche il tuo bel pannolino pulito." Come potevo non essermene accorta fin dall'inizio? "Adesso la tua mamma ti mette a fare il roposino e sono sicura che una volta sveglia avrai sicuramente bisogno di un bel cambio." Cosa potevo dirle? Grazie Rebecca per avermi fatta ubriacare inconsapevolmente? Già non reggevo l'alcol di mio, figuriamoci in quelle condizioni cosa poteva uscirne. Mi fece stendere nel mio letto e dopo avermi rimboccato le coperte, iniziò a farmi uno strano massaggio sulla fronte, quasi disegnasse dei piccoli cerchi. Chiusi appena gli occhi per cadere in pochi istanti in un sonno profondo.
Quando mi risvegliai, poco prima dell'ora di pranzo, sentii una strana sensazione tra le gambe...ero calda e umida, il che poteva significare solo una cosa: avevo fatto la pipì. Cercai di alzarmi dal letto, ma prima ancora che potessi muovere un muscolo, la porta si aprì lentamente. "Finalmente ci siamo svegliate e guarda un po'!" disse tastandomi il pannolino "Hai pure fatto la pipì. Ma che brava bimba che ho." Era un mix di imbarazzo e terrore, ma il suo sguardo amorevole sapeva sempre rasserenarmi. Non potevo comunque essere tranquilla fino in fondo dato che mi avrebbe cambiata, di nuovo. Non avrei voluto farmela addosso a speravo davvero che la mia autonomia non mi tradisse, ma l'alcol aveva fatto il suo corso e forse era meglio così. Farla sotto tortura sarebbe stato peggio. Tornammo in bagno e questa volta non opposi resistenza, ma mi concentrati piuttosto sul suo faccino. Aveva dei modi di fare così premurosi che quasi mi scordai di quello che stava succedendo. "Ora andiamo a mangiare la pappa insieme." Mi fece sedere di fronte a lei, mentre mescolava in un piattino colorato uno strano intruglio. "Apri la bocca." Non avevo intenzione di fare una simile sciocchezza, era davvero troppo quello che mi stava chiedendo. "No ti prego." la supplicai. "Fammi almeno mangiare da sola." Non sembrava minimamente impietosita, anzi alquanto alterata. "Ho detto apri la bocca Giulia." Chiusi gli occhi e aprii la bocca leggermente; sentii prima una consistenza strana, penso si trattasse di omogeneizzato al prosciutto e poi la pastina che aveva scelto di aggiungerci. Non mi dispiaceva quella pappetta, ma credo che avrei preferito di gran lunga un panino con il prosciutto. "Bene, stasera invece proviamo a mangiare la stessa pappa, così capiamo cosa ci piace e cosa no." Farmi imboccare non fu poi così terribile e ammetto a malincuore che era pure brava, perché a fine pranzo ero ancora perfettamente pulita. Mi fece poi sedere vinco alla tavola così che potessi dare sfogo alla mia vena artistica, mentre lei rassettava la stanza. Colorare era una delle attività che avevo sempre amato e che mi aiutava a distrarmi ed estraniarmi dal mondo che mi circondava nelle situazioni più difficili. Rimasi lì finché Rebecca me lo concesse, riempiendo un foglio intero di colori. "Hai voglia di un po' di coccole?" Annuii e la seguii sul divano tenendole la mano. Mi accoccolai tra le sue braccia per guardare Tarzan, uno dei miei classici preferiti. Sapevo tutte le canzoni e le battute a memoria, ma mi trattenni, forse perché i grattini che stavo ricevendo sulla schiena avevano una sorta di effetto soporifero e rilassante. Una volta arrivati i titoli di cosa Rebecca ebbe la brillante idea di farmi il bagno perché, come disse lei, "non sia mai che la mia bimba sia sporca". Mi spogliò completamente ed io rimasi sul cassettone nuda a pensare in che diavolo di guaio mi ero cacciata con le mie stesse mani, mentre lei si accertava che la temperatura dell'acqua fosse adatta. Mi aiutò poi ad entrare nella vasca e assieme alle bolle di sapone, trovai ad aspettarmi nell'acqua calda anche una tartarughina di gomma e una paperella. Molto simpatiche e che avrei di sicuro apprezzato se non avessi notato un guanto di spugna azzurro proprio sulla mano destra di Rebe, con il quale iniziò a massaggiarmi il corpo. Partì sfregandomi la schiena e le braccia, passando poi al seno e al ventre, per finire con le gambe. Avevo davvero paura di quello che poteva accadere e il mio istinto mi diceva proprio che sarebbe accaduto l'impensabile. "Visto che hai sempre detto di avere paura a toccarti e che nessuno lo ha mai fatto prima, oggi proviamo insieme anche questa eccitante esperienza." Sfilò il guanto che cadde sul mobiletto vicino a noi, immergendo lentamente la sua mano nell'acqua, fino a farla scendere verso le mie gambe. Quando la sentii vicino al clitoride ebbi un sussulto, talmente ero tesa. "Rilassati..." mi sussurrò mentre faceva dei movimenti circolari proprio in quel punto. Inarcai la schiena dal piacere che mi stava provocando. Poi la sentii scendere ancora più in profondità. "Non hai mai usato un tampax perché hai paura e pensi che non ci entri, eppure è grande come un dito e quello ci passa tranquillamente." disse mentre infilava l'indice, per poi sfilarlo e ripetere il tutto di nuovo. Spalancai la bocca spiazzata da quei gesti; era la prima volta in vita mia che mi sentivo così viva. Le dita iniziarono ad aumentare gradualmente e anche la velocità non sembrava diminuire, anzi. Stavo per raggiungere l'apice del piacere, perché avvertivo questa incontinente voglia e bisogno di liberarmi da un peso che in realtà non esisteva, quando si fermò d'improvviso lasciandomi a bocca asciutta. "Ecco, così impari che anche questa è una punzione utile e serve soprattutto se hai una bimba indisciplinata, che magari si oppone un po' troppo spesso alle tue scelte." Era evidente che ancora ce l'aveva con me per la storia del pranzo.
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I want to be your baby
RandomGiulia e Rebecca sono due ragazze ventunenni, conosciutesi per caso quando si sono trasferite a Firenze per frequentare la facoltà di lettere. Hanno affittato due camere nello stesso appartamento e nonostante all'inizio non potessero compatirsi, ora...