Rebecca mi abbracciava e mi coccolava ed io mi sentivo bene, a casa, sicura e protetta, finché non arrivò Alessia che la prese per mano allontanandola da me, senza che potessi raggiungerla. Aprii gli occhi di scatto, sedendomi a letto, con il fiatone e le gocce di sudore che colavano sulla fronte. "Giulia..." la voce di Rebecca mi riportò alla realtà, facendomi capire che era tutto un incubo. Era seduta vicino a me, che mi accarezzava la schiena. "Era solo un incubo tata, vieni qui." mi disse aprendo le braccia per farmi stendere accanto a lei. "Sei rimasta qui tutta la notte?" le chiesi mentre mi accoccolavo guardandola. "Si. Non me la sono sentita di lasciarmi sola." mi sussurrò dolcemente, accarezzandomi i capelli. Odiavo quando qualcuno mi toccava i capelli, ma lei poteva e lo sapeva bene. Il mio respiro si fece sempre più regolare e il suo profumo mi dava serenità. "Ora dormi un altro pochino, che è presto." mi disse prima che chiudessi di nuovo gli occhi per riaddormentarmi poco dopo cullata dal battito del suo cuore.
"Buongiorno principessa!" disse Rebecca dopo qualche ora, interrompendo i miei sogni e il mio meritato riposo. Le risposi con un verso incomprensibile, nascondendo la testa sotto alle coperte per cercare di tornare dormire. "Tesoro, forza è ora di inziare la giornata." Abbassai le coperte guardandola negli occhi. "Cosa vuoi fare?" le chiesi sperando che confermasse le mie aspettative. "Ti va se mi prendo cura di te per un po'? Lasciamo stare l'università e le lezioni, sono comunque registrate e non abbiamo l'obbligo di frequenza. Però non ho intenzione di fare nulla se tu non sei d'accordo." Sorrisi con il cuore pieno di gioia. Si sedette di fronte a me piegando la testa di lato in attesa di una mia risposta. "Va bene quindi?" La abbracciai senza pensarci due volte, lasciandola spiazzata. "Okay Rebe, tutto quello che vuoi." Ne approfittò per prendermi in braccio e portarmi in bagno, mentre io nascondevo il viso sulla sua spalla. Mi lasciai spogliare completamente, mentre Rebecca mi faceva delle vocine strane per distrarmi, tanto che non mi resi nemmeno conto del bagnetto che mi aspettava. Giocai con la tartarughina di gomma e i pesciolini colorati, mentre le sue dita esili mi accarezzavano dietro la spugna insaponata. Quando poi tornammo sul cassettone per il cambio, Rebecca abbozzò una battutina che mi fece uscire un broncio mai visto prima. "Sai cosa pensavo mia piccola Giuly? Visto come ti comporti ogni tanto, tra cartoni e canzoni Disney, disegni da colorare e giochi di legno, un pannolino è davvero l'unica cosa che ti manca." Rise tantissimo ed io con lei, in fondo. Il mio broncio era un modo per farle capire che stavo al gioco, anche se un po' permalosa lo ero. Mi lasciai mettere quello stranissimo affare assorbente che tutti chiamano pannolino e un body rosa, con una gonnellina, sempre rosa, di tulle. Rebecca, volendo poi esagerare, mi agganciò anche un ciuccio con il mio nome a caratteri cubitali sulla catenella, provocando un certo rossore sulle mie guance. Infine, un bel paio di calzettoni antiscivolo con i fiocchi ed il gioco era fatto. Mi fece scendere e immediatamente cercai di abbassarmi la gonna, imbarazzata perché davvero troppo corta. "Giuly non serve che cerchi di nascondere nulla. So perfettamente cosa ti ho messo addosso e non devi vergognarti. Tra l'altro ti dona tutto questo rosa!" La odiavo...o forse no. Mi prese per mano, ma lo vidi subito dalla sua espressione che si stava godendo lo spettacolo: cercavo di camminare normalmente nonostante la cosa ingombrante che mi aveva messo tra le gambe. Ero buffa? Molto. Poteva ridere? No, ma non avevo molta scelta. Mi fece sedere a tavola per la colazione. "Giulia ti va del latte con i biscotti?" A quelle parole mi si illuminarono gli occhi, tanto che Rebecca non ebbe bisogno di sentire la mia risposta per procedere. Scaldato il latte a sufficienza, lo versò nel biberon, aggiungendovi qualche plasmon e agitando il tutto per bene. La guardai un po' male quando me lo mostrò; non era proprio così che pensavo di fare colazione, ma non opposi resistenza. Mentre in una mano teneva la mia colazione e un bavaglino, con l'altra Rebecca mi accompagnò sul divano. Mi feci mettere il bavaglino con i pesciolini e dopo aver bisticciato un attimo su chi dovesse tenere in mano il biberon, lasciai che fosse lei a farlo per me, dandomi così la mia colazione. Nonostante fossi un po' a disagio, non osai fiatare e non mi staccai dalla tettarella finché non ebbi finito tutto il contenuto del biberon. "Ma che brava questa bimba che ha bevuto tutto senza fare storie! Ti sei meritata un bel cartone e puoi scegliere tu cosa guardare." Passai da un piccolo broncio iniziale, dovuto al suo commento, ad un sorriso enorme per quello che mi aspettava di lì a breve. Non le lasciai finire la frase che urlai "LA CARICA DEI 101!" Scoppiò a ridere. "Okay, okay, scusa. La mettiamo subito." mi disse Rebecca sorridendo. Restai sul divano, mentre la vidi allontanarsi silenziosamente per sistemare la cucina e preparare il pranzo. Di tanto la vedevo tornare per chiedermi se avessi fatto la pipì, ma la risposta era sempre la medesima. "Noooo!" le gridavo, battendo poi con la mano sul divano. "Vieni anche tu qui." le ripetevo, ma se ne andava in silenzio. Quando il cartone finì con mio dispiacere, Rebecca mi portò in bagno per farmi lavare le mani e preparami per il pranzo. "Mamy, cosa si mangia oggi?" le chiesi con una vocina più dolce del solito. Chiamarla così le faceva sempre uno strano effetto. "La mamma ha cucinato un po' di pasta con il sugo di pomodoro." mi disse preparando il mio piattino. Ero contenta, ma lei forse un po' meno perché spaventata dall'idea che mi potessi sporcare. Non ero una pasticciona e a dirla tutta mi piaceva quella gonna rosa, però forse se mi fossi sporcata mi avrebbe cambiata con qualcosa di meno imbarazzante. Quindi qualche pennetta sarebbe di certo caduta, anche se mi avrebbe imboccata lei. Finito il mio piatto, avevo quindi la gonna a pois rossi e Rebecca non sembrava di certo entusiasta di ciò. Le scappò una risata che non fece in tempo a soffocare. Per questo la guardai male mettendole il broncio, soprattutto per quello che aveva intenzione di fare. Tirò fuori il telefono dalla tasca per farmi una foto in tutto il mio splendore, visto che nessuna delle due sapeva quando sarebbe capitato. Il mio sguardo la fulminò a tal punto che si mise immediatamente a pulirmi senza aprire bocca.In collaborazione con sleepingfighter che ha reso il tutto molto più dettagliato e imbarazzante per la povera Giulia ❤️
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I want to be your baby
DiversosGiulia e Rebecca sono due ragazze ventunenni, conosciutesi per caso quando si sono trasferite a Firenze per frequentare la facoltà di lettere. Hanno affittato due camere nello stesso appartamento e nonostante all'inizio non potessero compatirsi, ora...