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L'indomani mi svegliai tardi, erano circa le 9:30 del mattino, ma davvero non avevo sentito la sveglia. Andai di corsa in camera di Rebecca per controllare se stesse ancora dormendo, sapendo già che l'avrei trovata accovacciata, stretta stretta al suo peluche. Entrai facendo attenzione a non svegliarla e la trovai, come immaginavo, ancora nel mondo dei sogni. Ne approffitai per farmi un bagno rilassante e cambiare le lenzuola del mio letto, tornando poi da Rebecca per svegliarla. "Buongiorno bestiolina abbiamo dormito bene?" le chiesi mentre alzavo le tapparelle. "Cinque minuti ancora." mugugnò lei con il ciuccio in bocca. "È tardissimo Rebe, dobbiamo proprio andare." le dissi scoprendola. "In braccio però..." mi disse mettendosi a sedere e alzando le braccia verso di me. "No no. Se vuoi puoi camminare o gattonare, la mamma oggi non ha intenzione di prenderti in braccio." Incrociò le braccia in segno di protesta, mettendomi il broncio. "Io vado in bagno. Ti aspetto di là." le dissi nascondendo un sorriso. Il fatto che si fosse arrabbiata dimostrava che si sentiva già meglio. Andai lentamente verso il bagno, sentendo dietro di me i suoi passi pesanti che indicavano tutto il suo disappunto. Aspettai che mi raggiunse e poi la feci stendere sul cassettone. Tolsi il pigiama che le avevo messo e cambiai il pannolino, più pieno di quanto avrei immaginato. Rebecca, comunque, sembrava non lamentarsi più dei crampi, il che mi poteva solo che far piacere. Le misi un pannolino normale di quelli con la savana, uno dei suoi preferiti e poi mi concentrai sull'abbigliamento. Le opzioni erano due: una maglietta rosa e attillata con la scritta "good babygirl" e una gonnellina nera, oppure una salopette di jeans con sotto una maglietta a maniche corte del re leone. Optai per la seconda scelta, infilandole prima la maglia e poi la salopette. Le misi anche due calze antiscivolo, una gialla e una arancione, proprio come i fiocchetti che le avrei messo, poco dopo, nei due codini alti che le feci. La lasciai scendere e lei si mise davanti allo specchio del bagno con le mani davanti al ventre, come se si vergognasse terribilmente o stesse scrutando la sua figura. Si dondolava ogni tanto, spostando le mani dietro la schiena per vedersi meglio. Aveva i piedi rivolti verso l'interno e la sua espressione facciale, con la bocca di lato, mi fece molto ridere. Era così buffa che le feci una foto. Quando se ne accorse però mise le mani sui fianchi, dicendomi "No Mamy le foto no!" Piccola ingenua, pensai. "Perché non dovrei fare una foto alla mia bellissima bimba?" dissi facendola arrossire e innervosire ancora di più. "Andiamo in cucina, così pensiamo alla colazione." le dissi precedendola. La sistemai sulla sua sedia e le misi un bavaglino, mentre cercavo nel frigorifero la bottiglia del latte. "Cosa vuoi per colazione? Uno yogurt?" le chiesi. "No no. Il latte con i biscotti." disse battendo i pugnetti. "Ma il latte lo sai che effetto ti fa." le risposi alludendo alla sua intolleranza al lattosio. "Lo sto bevendo da un paio di giorni...per piacere!" mi implorò. "Ok, ma se poi ti sporchi il pannolino resti così fino all'ora di pranzo." la minacciai, ma servì a poco. Era decisa ed io più di lei. Le diedi il suo biberon con dentro i biscotti Plasmon, mentre per me preparai un cappuccino. Dopo colazione e un pezzetto di banana, perché la frutta fa sempre bene, la lasciai andare in soggiorno, mentre pensavo a quale attività le avrei concesso. Mi tentava terribilmente l'idea della pittura, una pittura particolare però. Tralasciando il fatto che le avrei dato colori naturali ricavati dalla frutta e dalla verdura, quella mattina Rebecca avrebbe dipinto solo ed esclusivamente con le sue manine. Le portai un paio di fogli bianchi e qualche ciotolina con gli estratti di vegetali, mettendomi proprio accanto a lei. "Bene tesoro. Adesso con questi bei colori, che puoi anche assaggiare, voglio vederti dipingere. Gli unici pennelli che puoi usare sono le tue manine, ma mi raccomando! Attenta a non sporcarti o mi toccherà lasciarti solo con il pannolino." dissi seriamente per metterle un po' di paura. La vidi concentrarsi a fondo, inarcando le sopracciglia per visualizzare meglio cosa voleva realizzare. Fece attenzione a non fare cadere nemmeno una goccia sugli abitini che le avevo messo, eppure notavo che non era pienamente a suo agio. Probabilmente il latte le aveva dato qualche effetto collaterale, ma lei sembrava non volerlo ammettere. Passai quindi al contrattacco."Ma cos'è questo odorino?" domandai guardandomi in giro. Sgranò gli occhi, paralizzandosi immediatamente. "Non sarai per caso tu Rebe, vero?" Sapevo che l'aveva fatta, non da odori strani ma dalle sue espressioni; mi bastava solo che lo ammettesse. "Forse..." disse senza nemmeno alzare lo sguardo. "Bene, così la prossima volta ascolterai i consigli della mamma. Adesso finisci il tuo disegno, mentre io vado a preparare il pranzo." dissi allontanandomi sotto il suo sguardo attento.

I want to be your babyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora