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Finita la spesa tornai a casa sentendo lo sguardo adirato di Rebecca fisso su di me. Sapevo che appena entrate in casa mi avrebbe messo il broncio e infatti fu proprio così. Sistemai le sporte della spesa in cucina e andai in bagno per lavarmi le mani. "Rebe, vieni tesoro?" sussurrai, ma non vidi nessuna Baby entrare in bagno. "Rebecca dove ti sei cacciata?" dissi alzando leggermente il tono della voce. Uscii dal bagno con le mani sui fianchi per cercarla, ritrovandola seduta sulle proprie ginocchia, accanto alla porta d'ingresso. Aveva le mani poggiate sulle sue gambe e sentivo qualche singhiozzo di tanto in tanto, interrompere il silenzio che si era creato. Stava piangendo per il peluche ed io mi sentii terribilmente in colpa per quello che le avevo appena fatto. Mi avvicinai, portandomi alla sua stessa altezza e le presi il viso tra le mani. Aveva gli occhi rossi e lucidi. Non l'avevo mai vista in quello stato prima di allora. "Sei arrabbiata per il peluche?" le chiesi dolcemente. Non mi rispose, ma le lacrime continuarono a scorrere sul suo viso. "Cosa abbiamo detto Rebecca? Che se siamo arrabbiare o tristi dobbiamo dirlo alla mamma, così lei ci può aiutare a farle passare." Le accarezzavo con il pollice il viso liscio e umidiccio. "Sono arrabbiata...io volevo il peluche." disse con la voce da bimba. "Lo so tesoro mio, ma ieri sera hai detto una brutta parola. Dovevi essere punita e quello era il modo migliore per farti capire che le parolacce non si usano. Ora tu sei tanto arrabbiata con la tua mamma, ma io l'ho fatto per il tuo bene." Sentivo il cuore spezzarsi mentre dicevo quelle frasi, perché mi distruggeva vederla così. "Andiamo a cambiarci e poi, mentre tu guardi un cartone, la mamma sistema la spesa." dissi prendendola per mano. La cambiai completamente rimettendole il pannolino, mentre come abbigliamento decisi che una magliettina e un paio di pantaloncini sarebbero andati bene. Evitai il body perché dopo pranzo le avrei fatto un bel bagnetto e quindi mi pareva inutile sporcarne uno per poche ore. Le portai il suo biberon d'acqua e due fette di pane con la marmellata, accendendole poi la televisione per farle vedere Hercules; nel frattempo mi misi a sistemare la spesa, guardandola di tanto in tanto per controllare la situazione. "Rebe ma guarda cosa stai combinando con quella marmellata!" le dissi ridendo per il pasticcio che aveva fatto. "Ora dobbiamo togliere i pantaloncini che sono tutti sporchi." dissi serena, mentre glieli sfilavo per metterli in lavatrice. Quando tornai in soggiorno, mi ritrovai davanti una scena talmente esilarante e tenera allo stesso tempo, che mai in vita mia avrei potuto scordare. Rebecca se ne stava in piedi sul divano, agitando il suo bel sederino di qua e di là, al ritmo della canzone che stava risuonando per la stanza dalla televisione, mentre cantava tutta contenta ed entusiasta. Risi non troppo piano, tanto che lei se ne accorse subito e si nascose il viso paonazzo per l'imbarazzo. "È troppo tardi, ti ho già vista!" le dissi dandole un colpetto sul culo. Tornai alle mie faccende, per dedicarmi poi in pace al pranzo. Non avevo grandi idee, ma pensavo che un bel piatto di pappardelle al ragù potesse essere un'ottima e rapida soluzione. Quindi, con molta pazienza, mi misi ad impastare la pasta fresca, sentendo dopo poco gli occhi di una certa personcina addosso. Mi voltai vedendo che si era seduta proprio ai miei piedi e mi fissava. "Cosa c'è tesoro mio?" le chiesi. "Posso preparare le pappe con te?" non me lo feci ripetere due volte. La sistemai accanto a me e le diedi un po' di pasta, così che potesse giocarci e allo stesso tempo imitarmi. Quando anche il ragù fu pronto, feci bollire la pasta fresca appena fatta, sistemando al contempo la tavola per il pranzo. Misi a Rebecca il bavaglino con i dinosauri che tanto le piacevano e poi le diedi il suo piatto di pasta. "Buon appetito!" esclamai porgendole una forchettata di pasta, ma lei si scansò. "Che c'è che non va?" Mi guardava come se dovessi leggerle nella mente. "A me non piace la pasta...non la voglio!" disse battendo i pugni sul tavolo e incrociando le braccia al petto. "Non ci credo che non vuoi nemmeno assaggiarla. L'abbiamo fatta insieme e sarebbe davvero un peccato sprecarla così." le dissi serenamente "Proviamo a mangiarne solo un pochino, se poi davvero non la vuoi ci inventiamo qualcosa." Speravo davvero che non avrebbe opposto resistenza, perché punirla di nuovo sarebbe stato difficile. "Ok..." sussurrò aprendo la bocca e già dopo il primo boccone il suo appetito sembrava essersi magicamente risvegliato. "Allora, com'è?" chiesi sorridendo. "Ancora mamma, ancora!" Ripulì il piatto, finendo anche quasi tutto il condimento. Forse, in fondo, aveva solo bisogno che qualcuno si occupasse di lei e le desse le giuste attenzioni, sapendo portare pazienza ed io ne avevo da vendere.

I want to be your babyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora