"Bimba domani andiamo a fare una gita?" Erano un paio di giorni che pensavo alla possibilità di andare a fare una scampagnata fuori città, giusto per distrarci dalla pressione dell'università. "Si che bello!" disse Rebecca battendo le mani emozionata. Così mi misi subito all'opera: avevo in mente di preparare qualche manicaretto da portarci dietro e da sgranocchiare in mezzo alla natura. "Mamma, io aiuto te!" disse abbracciandomi da dietro. Mi rigirai verso di lei, alzando le mani per non sporcarla. "Tata ora la mamma non può farti partecipare, perché ci sono i coltelli e ti puoi fare male." Muoveva delicatamente la testa nel mio petto, come i gatti quando fanno le fusa. "Facciamo così. Prendi il telefono della mamma e metti una bella canzone? Così balliamo un po' insieme e poi quando ho finito qui, mi aiuti con i grissini, va bene?" Non se lo fece ripetere due volta e corse a mettere Shut up and dance with me, una delle mie canzoni preferite e di sicuro tra le prime della playlist. Fu un momento davvero indescrivibile, perché mentre lei si agitava a ritmo in giro per la stanza, io le andai in contro per ballare assieme, facendo giravolte, mosse strane e persino accennando qualche passo di danza imparato negli anni, il tutto accompagnato dalle nostre risate. Non mi divertivo così da anni.
Alla fine riuscii a preparare, grazie anche all'aiuto di Beka, una buonissima insalata di riso, una torta salata e persino dei grissini rustici. Poi, ovviamente, non potevano farci mancare un buon dolce e cosa c'è di meglio se non una crostata? Mi potevo ritenere soddisfatta del nostro operato. Per cena decisi che una bella cotoletta con le zucchine alla griglia potesse essere una soluzione ottimale e non troppo faticosa. Rebecca ovviamente apprezzò la cena così tanto, che dopo aver finito la sua pagnotta di pane, si addormentò quasi a tavola. Pensai di metterla sul divano, così che potessi controllarla mentre ripulivo il ripiano della cucina e sistemavo tutto quello che mi sarebbe servito l'indomani nei contenitori ermetici. Ogni tanto mi bloccavo per fissarla: se ne stava stesa con le mani per aria a disegnare chissà quali pensieri, mentre una vocina appena percettibile lasciava trapelare qualche parolina. Non so bene come non avevo fatto fino a quel momento a non rendermi conto di questo suo lato. Forse lo sapeva celare bene, ma era un peccato, perché era così carina e adorabile che di sicuro l'avrebbero amata tutti quanti. Quando ebbi finito decisi di sedermi in fondo al divano, prendendomi sulle gambe i suoi piedini. "Mamma lo sai che ti voglio tanto bene?" La solita ruffiana, anche se ammetto mi faceva strano sentirle dire quella frase. Non era solita dimostrare il suo affetto a parole, ma di sicuro con i gesti era bravissima. "Andiamo a farci un po' di coccoline prima di dormire?" le chiesi accarezzandole una gamba. "Shi." disse sedendosi per abbracciarmi e poggiare la sua testa sulla mia spalla. Restai con lei per una buona mezz'ora, ma mentre stavo per andarmene e lasciarla sola, mi prese per la felpa tirandomi di nuovo verso il suo letto. "Resti con me?" Mi guardava con due occhioni così teneri che non potei fare altro che sistemarmi accanto a lei, tenendola tra le mie braccia.
La mattina dopo mi svegliai sentendo la voce di Rebe che mi chiamava. "Mamy! Mamy! Dai svegliati, dobbiamo andare in gita!" ripeteva scuotendomi. "Nooo dai Rebecca ancora cinque minuti..." cercai di dire ma rotolai giù dal letto prima ancora che me ne rendessi conto. "Tutto ok mamma?" mi domandò guardandomi dal letto, sporgendosi solo con la faccia. "Si..." dissi io sfregandomi la testa. "Dai andiamo a cambiarci intanto." Dovendo andare in un parco non le avrei messo di certo il pannolino, ma ne avrei portati su alcuni in una borsa a parte per qualsiasi evenienza. Le feci quindi indossare il suo intimo di pizzo e sotto la mia approvazione scelse un paio di pantaloni neri attillati e una camicetta leggera di pizzo nera. Ovviamente ai piedi mise le sue Vans adorate e il gioco era fatto. Io invece scelsi una camicia a scacchi e un paio di jeans strappati neri, con le Allstar rosse. Mentre Rebecca non stava più nella pelle, io sistemai la borsa frigo e quella per lei, senza che potessi accorgersi di quello che ci stavo nascondendo dentro.
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I want to be your baby
RandomGiulia e Rebecca sono due ragazze ventunenni, conosciutesi per caso quando si sono trasferite a Firenze per frequentare la facoltà di lettere. Hanno affittato due camere nello stesso appartamento e nonostante all'inizio non potessero compatirsi, ora...