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Mi alzai dal letto, avviandomi verso la cucina. Rebe stava preparando il cappuccino, così, senza farmi sentire, mi avvicinai a lei, spaventandola non appena ebbe le mani libere. "Ma sei impazzita?" disse quando ebbe ripreso fiato. "Ti voglio bene anche io." le dissi ridendo. "Adesso ti prepari la colazione da sola." mi disse come a volermi punire. "Come se non lo facessi già quasi tutti i giorni." le risposi mettendomi all'opera. Rebe si andò a sedere a tavola, mettendo il broncio mentre sorseggiava il suo cappuccino. "Ti sei arrabbiata?" le chiesi sedendomi di fronte a lei. "Mmmh." si limitò a dire, restando in silenzio fino a quando ebbi finito di mangiare. "Ora vieni in bagno che ti preparo. Dobbiamo uscire." mi disse in modo abbastanza distaccato e freddo. La seguii in silenzio e la lasciai fare senza oppormi, perché non volevo farla arrabbiare ulteriormente. Mi mise un pannolino disegnato, con tante principesse e castelli; poi  mi infilò un body rosa e bianco ed una tutina rosa con una tasca frontale a forma di cuore. Mi fece due trecce e mi mise il ciuccio con la mia catennella di legno rigorosamente bianca, rosa e fucsia. "Ora ti metto il giubbotto e poi andiamo all'asilo." mi disse mentre mi avvolgeva nella sciarpa proprio davanti alla porta d'ingresso. "All'asilo?!" dissi un po' confusa. "Hai bisogno di regole piccola. Sei stata biricchina stamattina e ultimamente ascolti poco quello che ti dico, credo che ti servirà." Non ci sarei andata, non lo avrei permesso. "Mamy per piacere no...voglio stare con te!" cercai di dirle, ma ormai aveva deciso e mi ci avrebbe portata a tutti i costi, anche con la forza. Mi caricò in auto, mettendomi sul seggiolino posteriore, legandomi stretta ma non troppo. Voleva evitare che le cinghie diventassero un nuovo giochino sessuale. Arrivammo davanti ad una struttura piccola di colore giallo pastello, circondata da una recinzione tutta colorata. Nel giardino c'erano alcune altalene, uno scivolo ed una sabbiera a forma di tartaruga che aveva catturato la mia attenzione. Rebe mi fece scendere, stringendo in una mano la borsa con i cambi e nell'altra la mia manina. Avevo paura di quello che poteva accadere, non volevo mostrarmi così davanti ad altre persone. All'ingresso ci accolse una ragazza alta e castana, con indosso un grembiule bianco tutto disegnato. "Oh ecco Rebecca e la piccola Giulia!" disse salutando la Mamy con un sorriso. "Benvenute! Giulia ti va se ci togliamo il giubbino?" disse rivolgendo lo sguardo verso di me. Mi buttai letteralmente a terra, incrociando le gambe e le braccia in segno di protesta. "Vuoi che lo faccia la tua mamma?" mi chiese mettosi alla mia altezza, ma evitai in tutti i modi di guardarla. "Ecco Zoe, come vedi, è un po' di tempo che Giulia si comporta male. Spero che stando qui migliori."
"Oh non devi preoccuparti Rebecca, vedrai che Giulia si troverà benissimo con noi." disse Zoe, mentre la Mamy mi spogliava. Quella ragazza, che le altre Baby chiamavano "tata", ci accompagnò per tutto l'asilo, mostrandoci il salone con tutti i giochi, la stanza della nanna, il bagno ed il refettorio. Era tutto a misura di bambino e a vederlo così sembrava quasi piacevole, QUASI. "Bene Rebecca è ora di salutare la tua Baby, dobbiamo proprio andare a fare merenda." disse Zoe mentre altre due ragazze accompagnavano le Baby in refettorio. "Mi raccomando stellina, cerca di fare la brava. So che lo sei quando vuoi." mi disse dandomi un bacino sulla fronte prima di andarsene senza voltarsi. Cercai di seguirla, aggrappandomi al cancelletto che separava l'ingresso dal salone, ma le mie urla e le lacrime servirono a poco. "Mamy torna qui! Sarò brava, non andare via! Non voglio stare da sola!" dissi con la voce rotta e i lacrimoni. Zoe si mise accanto a me, cercando di accarezzarmi la schiena, ma mi scansai velocemente, ritirandomi in un angolino della stanza. "Giulia lo so che sei tanto triste ora e anche un pochino arrabbiata, però non vuoi rendere felice la mamma? Andiamo a vedere cosa fanno le tue compagne, magari ti viene fame e mangiamo qualcosa. Sai come sarebbe felice Rebecca sapendo che hai fatto merenda come le bimbe brave?" Sinceramente non volevo seguirla e non volevo nemmeno vedere le altre Baby, ma sapevo che non avevo scelta e nemmeno potere decisionale. Speravo solo che comportandomi bene Rebe non mi avrebbe più portata in quel posto. Così, seguendo silenziosamente a gattoni Zoe, arrivai in refettorio. Mi fece sedere in un seggiolone, mentre tutte le altre piccole mi fissavano mettendomi a disagio. Devo ammettere, però, che Rebe aveva davvero buon gusto: tra tutte quelle Baby ero la più carina e quella con più stile. Le altre due tate si chiamavano Chiara e Tania; vennero subito verso di me per farmi qualche carezza, ma alzai le braccia per bloccarle, evitando così il contatto fisico. "Ci vorrà un po' di tempo." disse Zoe, mentre le due colleghe si allontanavano per dedicarsi alle altre bimbe. "Ecco il fruttino." disse avvicinandomi un cucchiaino colmo di omogenizzato, che subito sputai sulla bavaglia. "No no, così proprio non va." disse pulendomi la bocca. Chiara si avvicinò silenziosa e si scambiò uno sguardo di intesa con Zoe, che subito mi cacciò in bocca un altro cucchiaino, mentre Chiara mi teneva la testa ferma per farmi mangiare senza che potessi sputare. Mi fecero ingoiare tutto il vasetto in breve e quando ebbi finito iniziai a piangere senza riuscire ad emettere un suono o una parola. Volevo la mia Mamy...
Mi sembrava surreale che le altre Baby riuscissero a sorridere e divertirsi come se nulla fosse. Cantavano e seguivano i movimenti che le tate facevano durante le canzoni, mentre io me ne stavo ferma sul mio seggiolone a fissarle incredula, triste e anche arrabbiata. "Bene, direi che è ora di andare a giocare." disse Tania iniziando a portare le Baby in salone. Zoe mi prese in braccio e mi portò fino al tappettone morbido, dandomi alcune costruzioni con cui giocare. Fortunatamente riuscii un minimo a rilassarmi giocando con quelle, finché un'altra Baby si avvicinò a me, distruggendomi la torre che avevo appena fatto. Scoppiai a piangere, dandole subito una manata e facendola piangere a sua volta. "No no piccole. Non si fanno queste cose." disse Zoe, che allontanò subito la bambina da me. "Giulia non si danno le botte." mi disse avvicinandosi di nuovo a me. "Andiamo in bagno." mi sussurrò, ma opposi resistenza restando seduta. "Se non vieni con le tue gambe ti dovrò portare io." disse prendendomi in braccio di peso. Una volta sul fasciatoio mi mise due guanti che mi avrebbero impedito qualsiasi movimento delle mani. "Questi ti serviranno a non dare le botte alle altre bimbe." mi disse mentre iniziava a slacciarmi la tutina. Cercai di dimenarmi il più possibile, ma la tata mi bloccò le gambe e le braccia con dei bracciali, che le tenevano ferme al loro posto sul fasciatoio. Mi cambiò il pannolino canticchiando un motivetto allegro, mentre io diventavo un pomodoro per la vergogna. "Hai fatto poca pipì, ma sono sicura che sistemeremo anche questa cosuccia." mi disse ridendo, lasciandomi andare da sola verso il salone. Volevo solo tornare a casa mia.

I want to be your babyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora