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Sapevo che Rebecca non avrebbe aspettato un minuto di più, così pensai di portarla fuori immediatamente. Un po' di aria fresca avrebbe fatto bene ad entrambe, soprattutto alla mia Baby e alla sua carnagione biancastra. Prima però dovevamo sistemarci per poter andare al parco. Andai a frugare nell'armadio con gli abiti da Baby e trovai una felpa verde menta con le maniche rosa ed una R ricamata in alto a sinistra. A questa avrei abbinato una gonnellina nera come le Vans dello stesso colore e dei collant verdi con dei fiori rosa. "Rebecca tesoro, vieni che dobbiamo vestirci." Beka corse in camera e si stese subito sul letto, pronta per farsi cambiare. Le misi un pannolino pulito e poi il look che avevo ideato per lei; le legai infine i capelli in una treccia bassa e la lasciai sul letto mentre anche io mi sistemavo per bene. Presi con me uno zainetto della Marvel e poi, mano nella mano con Rebecca, uscimmo di casa per dirigerci al parco. Tirava una leggera brezza autunnale, ma questo non fermava certo il via vai della gente, impegnata come sempre nelle proprie faccende quotidiane. "Siamo arrivate!" disse Rebe cercando di correre avanti da sola. "Ferma, ferma!" le dissi, continuando poi "Io mi vado a sedere su quella panchina. Raccogli tutte le foglie che vuoi, ma non ti allontanare troppo. Voglio poterti vedere." Rebecca si mise subito alla ricerca di qualsiasi materiale utile per dipingere, mentre io mi andai a sedere su una panchina poco distante per leggere un libro. "Guadda Mamy!" mi disse dopo poco Rebecca, con la sua borsa di tela arcobaleno piena di foglie di tutte le forme e colori, assieme a bastoncini di legno e qualche sassolino. "Bravissima stellina." le dissi accarezzandole appena una guancia. "Posso andare sull'altalena?" mi chiese dolcemente. "Andiamo." le risposi unendomi a lei. La feci sedere sui seggiolini dei bimbi piccoli e iniziai a spingerla sempre più in alto, mentre si guardava intorno divertita. Passammo poi allo scivolo, che aveva varie scalette dalle quali si poteva salire. Ovviamente Rebe scelse l'arrampicata, divertendosi poi a salutarmi dall'alto. "Andiamo là!" mi disse ad un certo punto, indicando gli animaletti sulle molle che andavano avanti e indietro. La seguii ricordandole di non correre, ma a poco servì. Restò su quel giochino per parecchio tempo, fino all'ora di pranzo. "Rebeeeee dobbiamo andare. Forza, scendi da lì." le dissi, ma lei continuò imperterrita a dondolarsi. "Rebecca non farmi arrabbiare. Dobbiamo andare a mangiare la pappa." dissi di nuovo, questa volta con le mani sui fianchi. Finalmente la mia Baby si mise ad ascoltare e mi raggiunse, cercando il biberon di acqua che avevo sempre con me. Per pranzo pensai di fare qualcosa di diverso dal solito, così portai Rebecca in una pizzeria del centro, giusto per concederci una pausa dalla monotonia di tutti i giorni e rilassarci un po'. Prima di pranzare portai Rebe in bagno, per poterle cambiare il pannolino, che ormai aveva addosso da diverse ore. Quando lo aprii mi accorsi subito che era troppo bagnato rispetto al solito. "Rebecca devi forse dirmi qualcosa?" le chiesi prima di punirla. "Io...fatto niente." disse portandosi le mani davanti all'intimità. "Ora capisco perché non volevi scendere." dissi io spostandole le mani per darle una leggera sberla proprio sulle parti intime. Rebecca sobbalzò ma non disse nulla, perché sapeva bene di aver sbagliato. Visto che però le piaceva molto masturbarsi nei modi più disparati, pensai di torturarla un pochino; presi una salvietta intima e le andai a pulire la patatina, soffermandomi spesso sul clitoride con dei movimenti circolari e lenti. Era una piccola tortura, perché dopo poco smettevo, senza darle modo di eccitarsi abbastanza. Le misi un pannolino pulito e tornammo nella sala della pizzeria, dove la legai stretta, ma non troppo, al seggiolone, così che la cinghia non rappresentasse un nuovo giochino erotico. Dallo zainetto della Marvel tirai fuori un libro da colorare con un pennarello ad acqua, affinché l'attesa non fosse troppo snervante per la mia Baby. Quando arrivò la pizza, aiutai Rebecca a mangiarla, dandole da bere direttamente dal suo biberon, cosa alquanto imbarazzante e che la fece arrossire a dir poco. Dopo un pranzo simile, una bella passeggiata fino a casa ed un sonnellino erano proprio l'ideale. Subito dopo essere rientrate a casa, cambiai Rebecca, mettendole un pigiama peloso e unito a forma di orsetto, con il quale sarebbe certamente stata comoda e al calduccio. La coccolai un po', finché non chiuse gli occhi, esausta per la mattinata intensa; ora che la Baby dormiva, potevo concentrarmi sulla casa e su come organizzare lo studio dei prossimi giorni. Dopo nemmeno un'ora un urlo dalla stanza di Rebe mi fece sobbalzare dal divano. "Mamyyyyy!" gridò in lacrime. Mi precipitai in camera sua e mi stesi accanto a lei, che si mise subito sopra di me per essere abbracciata e rassicurata. Il suo respiro si fece di nuovo regalare e la paura iniziale scomparve, lasciando spazio a nuovi bellissimi sogni.

I want to be your babyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora