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Dopo cena lasciai che le Baby guardassero mezz'oretta di cartoni animati, ma come immaginavo, crollarono stremate dopo nemmeno cinque minuti. Fui così costretta a portarle a letto in braccio, dando a ciascuna il bacio della buona notte: a Rebe sulla fronte, mentre ad Emma sulle labbra.
La mattina seguente, visto che il mare non aveva fatto impazzire le mie Baby, decisi di portarle nella piscina dello stabilimento. Speravo che così facendo Rebe potesse stare serena e fare il bagno senza preoccupazioni ed Emma rimanesse vicina a me e sotto il mio sguardo vigile. Mi svegliai presto per preparare la colazione, scaldando il latte e cucinando i pancakes con le gocce di cioccolato. Controllai nel frigo cosa potevo preparare per il pranzo e tutto considerato, una pasta fredda con tonno, pomodorini ed olive, poteva essere un buon compromesso tra un pasto equilibrato ma veloce. Stavo proprio tagliando i pomodorini, quando sentii qualcosa tirarmi i pantaloncini. Mi girai, guardando in basso, notando subito una manina esile. "Buongiorno Rebecca...come mai sei qui?" Si stava stropicciando gli occhi, tenendo con il braccio sinistro il peluche di Ironman che le avevo regalato. "Ho fatto un brutto sogno..." Mi chinai verso di lei. "Hai avuto tanta paura? Vuoi raccontarlo alla tua mamma?" Si aggrappò al mio collo ed io sentii immediatamente il suo respiro irregolare. "Ho avuto tanta tanta paura." disse stringendomi più forte. "Stellina, sono qui. Non vado da nessuna parte." Le accarezzai la testa, così che il contatto fisico la tranquillizzasse. "È tutto ok Rebecca, sei qui con la Mamy." Notando che ormai il peggio era passato, la feci sedere al tavolo della cucina con il biberon di acqua. Andai poi a svegliare Emma, che si aggrappò al mio petto come un koala, così fui costretta a portarla fino alla cucina in braccio. "Oggi abbiamo un po' di mammite, vero? Forza bimbe belle, vi ho preparato i pancakes. Voglio vedere i piatti puliti." Diedi loro un piattino con una forchetta che ovviamente non usarono, perché portavano tutto il cibo alla bocca direttamente con le mani. "Piccole porcelline che non siete altro. Bevete le vostre ciucce, che poi ci sistemiamo per uscire." Le portai in bagno per lavare loro bocca e mani, pettinandole con una coda alta. Dato che camera mia era la più vicina, le feci stendere sul mio letto e le spogliai. Rebecca stava giocando con la catenella del ciuccio che aveva trovato sul mio comodino, mentre Emma sembrava essere più in imbarazzo. "Apri queste gambe Emma!" le dissi dandole una pacca sulla coscia destra. Spalancò la bocca e insieme ad essa le gambe, così che la potessi vestire più facilmente. Una volta sistemato il pannolino, infilai a Rebecca un costume intero fucsia, tenuto insieme da una giraffa, poiché con i fianchi e la schiena scoperta; ad Emma, invece, infilai un costumino intero a righe bianche e blu, con una rouche nella parte superiore, sempre di colore blu. "Guarda i tuoi piedini Rebe. Sono tutti rovinati a forza di camminare scalza in spiaggia. Ecco perché ho pensato di metterti queste." dissi sventolando un paio di infradito con l'elastico sul resto. "Visto che le altre le toglievi sempre e senza difficoltà, con queste non potrai fare quello che vuoi così facilmente." Rebecca mise il broncio, ma mi rassegnò al suo destino. Quando fummo tutte quante pronte, uscimmo dirette alla piscina; ero tutta entusiasta, perché pensavo che Rebecca non mi avrebbe disubbidito e si sarebbe tenuta le ciabatte per evitare una punzione o per pigrizia, ma così non fu. Una volta arrivate sulla sabbia la vidi togliete le infradito e tenerle in mano, come se non potessi vederla, visto che stava proprio davanti a me. "Rebecca perché le tue ciabattine sono nelle tue manine e non ai tuoi piedi?" Lei si girò e per un secondo guardò le infradito che stringeva tra le mani. "Non mi piacciono...sono scomode." Il mio sguardo da Mamy arrabbiata non servì a molto, poiché la mia Baby sembrava ferma sulla sua decisione. "Rebecca metti le ciabatte o riceverai una punizione." Visto che nemmeno quelle parole sembrarono averla convinta, la presi per mano senza dire una parola e la portai fino alla piscina, facendola sedere sulla sdraio accanto alla mia, mentre Emma si stese su quello più esterno. "Emma guarda bene quello che sto per fare a Rebe." dissi con la speranza che non capitasse di nuovo. "Vieni sulle mie ginocchia." Rebecca si stese a pancia in giù ed io le sposati il costume ed il pannolino di lato. "Perché non ascolti la mamma? Adesso ti darò cinque sculacciate su una chiappa e cinque sull'altra, sperando che ti serva di lezione. Se non vuoi tenere le ciabattine per me puoi anche restare in casa tutto il giorno, mentre io ed Emma ci divertiamo." Non mi piaceva punirla, ma dovevo farlo. Le chiappe divennero subito rosse e così, dopo la punzione, massaggiai un po' la zona arrossata perché il dolore si potesse attenuare. Rebecca tornò sul lettino, stendendosi con le braccia incrociate in segno di protesta. Emma si mise invece a sedere sul bordo della piscina, tenendo i piedini a mollo nell'acqua fresca. "Emma, mi raccomando! È presto per fare il bagno." Dopo nemmeno un'ora che eravamo arrivate notai un comportamento un po' strano da parte di Rebe; non era da lei restare in silenzio per così tanto tempo, nemmeno se arrabbiata o innervosita. "Beka è tutto ok?" Vidi la sua espressione serena, abbastanza forzata. "Si...tutto bene..." Non era vero, glielo leggevo in volto. "Cosa c'è che non va?" sussurrai sedendomi accanto a lei, per rassicurarla e farla sentire a suo agio. "Ho male alla pancia." Il ciclo non poteva essere, quindi indagai ancor più a fondo. "Dove ti fa male?" Mi indicò la parte centrale della pancia e capii immediatamente che stava avendo un attacco di dissenteria forse per un colpo di vento o di freddo. "Vuoi che ci allontaniamo da qui così puoi farla tranquillamente? Non lo so, se ti devi mettere a covino..." Rebecca era bordeaux in viso e non proferì parola. "Ti faccio un massaggino?" Lei annuì con un'espressione di dolore, così poggiai la mano sulla sua pancia per massaggiarla lentamente, sperando di alleviare il suo fastidio. Dopo pochi minuti sentimmo entrambe uno strano odorino, preceduto da alcune puzzette rumorose. "Va meglio ora?" le domandai guardandola serenamente. "Forse sì..." Sapeva quello che l'aspettava. "Andiamo in bagno, così posso lavarti per bene." Chiamai Emma sotto l'ombrellone. "Tesoro io e Rebe torniamo subito, tu resta qui e fai la brava. Facciamo prestissimo." Portai Rebecca in bagno, tenendole la mano e una volta entrate le sfilai costume e pannolino, pulendola bene con l'acqua corrente. Poi le misi un pannolino pulito, che avevo portato con me e le infilai di nuovo il costume. Una volta tornate alle nostre sdraio, però, non vidi Emma e questo mi fece preoccupare a dir poco. Dove si era cacciata?

I want to be your babyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora