Capitolo 47

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Non appena arrivò anche la famiglia di Abby preparammo una bella grigliata e tutti insieme mangiammo.
"Come è andata la gita, Lucy?"
Lucy era la madre di Abby. I suoi capelli biondi come la figlia e i suoi occhi scuri mi guardarono e sorrisero.
"Molto bene, Carol. E a te come va? E tua madre? È tanto che non la vedo"
Annuii, evitando la sua prima domanda "Ne sono contenta"
Intanto il padre di Abby, Mark, girava gli hamburger scherzando con i suoi figli. I suoi occhi chiari e penetranti mi avevano sempre fatto sentire al sicuro..ma anche il fatto che fa il poliziotto non scherza!
"Ehi Carol! Si è comportata bene la mia piccola mentre non c'eravamo?"
Abby gli diede una botta, imbronciata "Ehi! Padre infedele!"
"Dai, scherzavo!"
"Stai rischiando di non vedere mai più le mie frittelle per colazione, papà!"
"Perdonami, è stata tutta colpa mia!"
Risi. Insieme erano fantastici. Provai un po' di malinconia..

"A mangiare!" Disse Lucy che intanto aveva preparato la tavola, con l'aiuto mio e di Dave.
Fu una bella serata dove ridemmo e scherzammo.

Il padre di Abby era sempre stato un secondo padre per me. Mi trovavo bene con la sua famiglia e da una parte avrei voluto essere fortunata come lei.

Ormai era tardi ed io e Dave dovevamo tornare a casa.
"Arrivederci, grazie mille per la cena!"
"Oh è stato un piacere! Tornate presto"
"Senz'altro"
Sorridendo uscimmo dalla casa e ci incamminammo verso la macchina di Dave.
Quando fummo entrati calò il silenzio, interrotto solo dai nostri respiri. Sentivo che Dave mi guardava così mi girai verso di lui e notai il suo sguardo triste.
"Abby mi ha detto solo di correre a casa sua perché dovevamo starti vicino. Cos'è successo, Carol? Puoi dirmelo, lo sai"
Io distolsi lo sguardo.
"Jack..lui è.."
E raccontai tutto mentre Dave mi stringeva la mano.
Quando finii lui restò a guardarmi.
"Quello stronzo!"
Mormorò dando un pugno al manubrio.
Io abbassai ancora lo sguardo "Lo so.."
Lui mi prese di nuovo la mano e intrecciò le sue dita con le mie. Incrociai i suoi occhi e ripensai a tutte le volte che c'era stato per me. Era disposto a tutto per farmi stare bene.
Lo abbracciai e lui mi strinse ancora più forte. Sentii il suo calore diffondersi per tutto il mio corpo e le sue mano accarezzarmi i capelli. E dimenticai tutto il dolore. Non ero sola.
Sorrisi "Grazie Dave"
"Di esserti amico? Ce la faremo anche questa volta Carol, promesso" e partimmo.

***

Salutai Dave e scesi dall'auto rimanendo sul pianerottolo a guardarlo allontanarsi e poi aprii la porta. Ricordai che mia madre quella sera doveva tornare circa alle dieci e mezza perciò feci piano per non disturbare nessuno. Chiusi la porta e salii le scale. Mi sentii esausta. Erano avvenute così tante cose tutte insieme.
Contai i gradini. Uno, due, tre..
Mi sembrarono infiniti. Poi pensai a quello che mi aveva detto mia madre tempo fa, alla morte di mio nonno "Tutto finisce. A volte di punto in bianco, altre gradualmente. Ma finisce. Noi siamo finiti. L'unico modo di consolarci è pensare che noi l'abbiamo vissuto veramente. L'unico modo è vivere a pieno ogni secondo, ogni minuto, ogni ora. E sbagliare. Rischiare. Amare"
Mia madre sa sempre cosa dire.

Arrivai al piano di sopra e notai la luce accesa nella camera di mio padre. Mi avvicinai lentamente, col cuore in gola e aprii la porta. Michael si alzò di scatto e mi guardò, immobile.
Guardai la scrivania piena di spartiti, alcuni pieni di cancellature e modifiche.
Spostai lo sguardo sulle sue mani e vidi una scritta sul primo spartito "One star in a million". Una canzone.

Lo guardai negli occhi mentre posava i fogli sul tavolo. Mi avvicinai a lui e presi gli spartiti aspettando una sua reazione, ma lui rimase immobile mentre nell'aria si diffondeva un'atmosfera strana.

Mi sedetti allo sgabello del pianoforte e posai le mani sui tasti, dopo aver dato un'occhiata alle note e sospirai. Potevo farcela. E suonai.
Era come se avessi sentito quella melodia milioni di volte. Non sbagliavo una nota, scivolavo veloce sulla tastiera e mi lasciavo andare. Sorridevo e non staccavo gli occhi dallo spartito di fronte a me. Tremavo.
Ad un certo punto Michael si unì a me con la chitarra e iniziò a cantare. La sua voce..quanto mi mancava. E suonammo in silenzio, per non far svegliare mia madre, ma fu il momento più bello della mia vita, il suono più melodioso al mondo..la stella più luminosa di tutte.

La mia è la stella migliore #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora