Capitolo 28

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Indugiai sulla maniglia e presi un enorme respiro. Chiusi gli occhi e aprii la porta.

Ed eccola..ecco la camera, così grande ma così vuota..Le pareti piene zeppe di poster di cantanti, chitarristi, gruppi musicali, erano sempre le stesse vecchie mura di una volta. Biglietti dei concerti appesi come delle cornici e poi..quella grande scrivania..da piccola non riuscivo mai a vederla bene, era troppo alta ed io ero mooolto bassa..Piena delle sue foto, piena dei suoi spartiti..piena di lui. Una lacrima mi scappò ma la asciugai subito, ricordandomi di Michael dietro di me. Il mio sguardo si posò su alcuni manichini sul lato destro della stanza, quelli con i vestiti tipici dei Queen, dei Rolling Stones e dei Beatles comprati a chissà quali concerti e si spostò sulla sua chitarra. Spiccava nell'oscurità della stanza, lì al centro, dove l'aveva lasciata Michael. Non era l'unico strumento, molte altre chitarre erano appoggiate al muro e un pianoforte nero impolverato faceva capolino da un lato della camera.

Era tutto come ricordavo. Quando vi ero entrata con Michael la prima volta non avevo realizzato completamente dove mi trovavo..in quel momento tutti i ricordi mi travolsero come un fiume in piena.

Respirai profondamente. Tutto sapeva ancora di lui..non era affatto fredda..il suo calore la riscaldava ancora e il suo profumo si diffondeva nell'aria. Ero così assorta nei miei pensieri che quando Michael mi scosse leggermente mi presi un colpo.

Lo feci sedere su una poltrona rossa mentre io mi accucciai su un puff sgualcito.

"Allora..vuoi davvero sapere perché sono scappata?" Domandai poggiando le mani sulle ginocchia.

Lui annuì "Sì. Come mai siamo qui?"

Io guardai nuovamente le pareti.

"Questa stanza fa parte di quello che devo dirti.."

Lui si guardò intorno confuso e annuì assorto.

"Vedi..tutto è iniziato tempo fa.."

"All'età di tre anni ho iniziato a cantare. Cantavo qualsiasi canzone, qualsiasi melodia sentissi. Cantavo ovunque, ero quasi un tormento per tutti quelli che mi stavano intorno. Questa era la sua stanza. Quando lo sentivo suonare non resistevo..accorrevo accanto alla scrivania e lui stava sulla poltrona su cui sei seduto tu ora. Era incredibile. Il suo modo di suonare non era umano! Il modo in cui toccava quelle corde..toccava il mio cuore. Cantavamo insieme.."

"Scusa ma..di chi stai parlando?" Mike mi guardava confuso.

"Parlo..di mio padre.." trattenni le lacrime ed evitai con tutte le mie forze di incontrare i suoi occhi.

"Io e lui..avevamo un rapporto speciale..ero la sua piccola, la sua principessa, il suo tesoro..lui era il mio eroe, una persona stupenda. Tutti lo amavano e io ero fiera di averlo come papà. Sapevo tutte le canzoni dei suoi cantanti preferiti. Imparai anche a suonare il pianoforte. La musica ci univa, era una cosa solo nostra. Lui aveva un ristorante, uno dei più famosi. Spesso si esibiva lì e portava anche me. Quel luogo era la mia seconda casa.."

"Un po' come il ristorante di mio zio per me..e poi? Che successe?"

Feci un respiro profondo. Dio, no..non posso..non riesco a dirlo..troppo dolore..

"Successe che arrivò lui..il cancro..a inizio agosto.."

Silenzio. Il solito silenzio rumoroso. Non avevo la forza di continuare.

"Aspetta..quindi..lui..?" Michael balbettava. Non credo se l'aspettasse.

"Si..è morto.." le lacrime iniziavano a minacciare di scendere mentre io lottavo con tutte le mie forze per non cedere.

La mia è la stella migliore #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora