Capitolo 1

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"Sono una rondine. Volo, su nel cielo. Mi sento libera come mai era successo! Ed è tutto così bello da quassù! Lontano dai problemi, dalle persone..Tutto così..perfetto.."

Bip bip bip..

Erano le 6.00 in punto. La sveglia del mio telefono aveva iniziato a suonare. Mi rigirai nel letto desiderosa di tornare a dormire in santa pace e sperando fosse solo un incubo. Ma il continuo "bip" faceva evidentemente capire non era così. Con uno sbuffo mi scansai le coperte da dosso e misi i miei piedi freddi nelle ciabattine color cielo accanto al letto.

Dormivo sempre in maglietta e mutandine e di conseguenza la mattina mi gelavo.

Presi la coperta accanto a letto, me la avvolsi come un bozzolo, e scesi in sala da pranzo-inciampando parecchie volte per le scale-dove mamma mi aspettava con la colazione già pronta e calda.

Lei, sentendo il rumore della porta che si apriva urlò dalla cucina "Sei tu tesoro?" Io mi toccai i capelli scompigliati "No, sono un ladro che si è intrufolato in casa attraverso il water" sbadigliai mentre mi avvivinavo verso di lei "Buongiorno tesoro!" Disse sorridendo mentre mi baciava sulla guancia "Buongiorno mamma" mi sedetti e mi avvicinai la tazza di latte e cioccolato e i miei biscotti preferiti. Lei si sedette accanto a me e mangiammo la nostra colazione, in silenzio.

"Pronta per il tuo 'primo-ultimo' giorno di scuola?" Disse dopo che io mi ero vestita e lavata "Si mamma.." farfugliai ancora addormentata. Mia madre mi accarezzò la guancia e mi scansò i capelli da davanti agli occhi "Tesoro, vedrai che andrà tutto bene" Le sorrisi. Andai in camera e mi guardai allo specchio per qualche secondo: capelli color caramello, occhi marroni, corporatura normale. Addosso avevo la mia maglietta preferita e i miei fedeli jeans accompagnati dalle All-stars rosse. Come primo giorno ero abbastanza presentabile.

Presi un pacchetto di Oreo, la mia merenda preferita, e uscii di casa dopo aver abbracciato mia madre "La mia piccola sta diventando grande! Carol, sono così fiera di te! Per tutto ciò che sei!" Quello era uno di quei momenti in cui la mamma piangeva di commozione "Oh mamma! Non piangere dai! Ti voglio un mondo di bene" lei si asciugò le lacrime dai suoi profondi occhi scuri e mi guardò "Sei la mia vita tesoro, non dimenticarlo! Ma ora vai o farai tardi!" Io la salutai, le sorrisi e mi allontanai.

Aprii il cancello e mi avviai verso casa della mia migliore amica per poter andare a prendere il pullman con lei "Ehi, Carly!" Mi salutò Abby dall'altro lato del marciapiede. Io le feci un cenno e mi avvicinai. Ci abbracciammo fortissimo e lei disse ridendo "Pronta a ricominciare a sgobbare dietro quei banchi maledetti?" Feci una smorfia "Dai, non è così terribile! Solo il fatto di svegliarsi così presto è..scomodo!" "Per te è facile dire che la scuola non è terribile! Hai il cervello di Einstein lì dentro!" Risi. Abby riusciva sempre a farmi ridere, anche nei giorni più brutti

"Emh..senti Carly..come va con Jack? So che non vi parlate da un po'.." io mi incupii e fissai il pavimento, diventato incredibilmente molto interessante "11 mesi che..beh..evitiamo di parlarne.." Abby capì che non volevo parlarne e non disse neanche una parola.

Passammo sulle strisce pedonali e arrivammo alla fermata del pullman, giusto in tempo: dall'angolo della strada il pullman si avvicinava.

Insieme a noi molti altri ragazzi si preparavano a quello che io chiamo "L'ASSALTO": in fila, schierati come cavalieri, i ragazzi dell'ultimo anno.

Sembravano centinaia.

Appena il pullman si avvicinò i Pirati della strada (ma come sono simpatica la mattina, mamma mia..come il kebbabbaro in fondo alla strada!) si addossarono alla porta spingendo e sgomitando. Io ormai avevo capito il trucco così, il primo scemo che abbassò la guardia, fu scansato da me che agilmente riuscii a passare sotto le sue braccia.

Purtroppo persi l'equilibrio proprio all'ultimo gradino e finii addosso al ragazzo appena superato. Mi ritrovai davanti degli occhi verde smeraldo così profondi che avevo paura di perdermi "Oddio scusa! Non volevo!" Lui mi guardò sprezzante: capelli scuri, alto più di me, fisico non particolarmente palestrato avvolto in una camicia a righe, dei jeans e delle Superga nere. "Stai più attenta!" Io rimasi di sasso: possibile che un ragazzo dagli occhi così belli sia talmente idiota?

"Ho chiesto scusa, eh!" Risposi andando a prendere posto.

Riuscii a sedermi per un pelo e cercai Abby fra la folla del pullman. Notai che era riuscita a sedersi accanto a Dave. Dave era un nostro amico dalla prima elementare: occhi azzurri, capelli biondi, sempre con la battuta pronta. Mi rigirai e con lo sguardo verso il mio telefono sentii una voce che mi chiedeva "È occupato?"

La mia è la stella migliore #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora