Capitolo 27

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Rimasi interdetta. Quelle dita delicate volavano sulle corde.

Mi chiesi che canzone fosse..sembrava una melodia molto importante per lui..emozionava. Era diverso dall'altra volta..era come se non fossero più due corpi separati, chitarra e chitarrista, erano una cosa sola. Quella musica..gli apparteneva.

Lo guardavo, incantata. Lui sorrideva. Aveva le lentiggini. Ci avevo fatto caso solo ora. Precedentemente ero stata distratta dagli occhi.

Smise e l'ultima nota rimase scolpita nel mio cuore. Alzò lo sguardo nuovamente e fece per alzarsi. In quel momento mi ricordai di una cosa: il latte!

Ero stata così tanto ferma ad ascoltarlo che mi ero dimenticata del latte! Corsi dall'altra parte del tavolo lasciando interdetto un Michael deluso.

Presi il guanto da forno e controllai se era abbastanza caldo. Lo tolsi dal fuoco e lo versai nella tazza. Dietro di me sentii lo sguardo di Michael sulla nuca. Cazzo, erano così profondi i suoi occhi..

Rossa in volto mi sedetti facendo finta di niente. La magia era stata interrotta. Poi però alzai la testa e lo guardai intensamente.

"Dove l'hai sentita questa canzone? È..stupenda. Non la conosco.."

Lui arrossì improvvisamente e notai il solito movimento della gamba destra. Si portò una mano alla nuca e spostò la chitarra di lato.

"Beh..l'ho improvvisata"

"Improvvisata?" Spalancai gli occhi. Era stato incredibile e non l'aveva neanche previsto?!

"Si.." sembrava ancora molto imbarazzato. Era tenero..

"Co..come fai ad improvvisare così, di punto in bianco, e a farmi venire i brividi in questo modo?"

Lui sorrise "Tu..hai i brividi?"

Io tuffai il biscotto nel latte e lo guardai ammorbidirsi "Si..il modo in cui suoni è meraviglioso, sembra che ci voli su quelle corde..mi ricorda tanto.." mi resi conto dell'errore che stavo facendo appena in tempo.

"Chi ti ricorda?" Disse lui improvvisamente incuriosito. Io mi morsi il labbro. Anni e anni a cercare di dimenticare quel dolore e un solo ragazzo per far tornare tutto..

"Io..emh..mi ricorda..mi ricorda il volo delle farfalle: delicate e leggere.."

Non ero stata molto convincente. A mentire non ero particolarmente brava..

Eppure tu menti a te stessa e, credimi, sei molto brava..

Di che stai parlando?

Oh io parlo di..

"Menti!" Mormorò Michael guardandomi negli occhi.

"No, non mento!" Dissi irritata.

"Si! Quando menti ti arrotoli i capelli intorno alle dita.."

Io spostai lo sguardo sul mio dito: in effetti una grande ciocca era avvolta sul mio indice.

"Io non..tu non..come diavolo fai a sapere questo su di me?!"

Lui sostenne lo sguardo "Lo so, e basta..diciamo che sono un grande osservatore.."

Feci mente locale su tutte le bugie che avevo detto negli ultimi giorni e poi mi venne: quando Abby e Dave mi stavano parlando delle vacanze..in realtà non li stavo ascoltando, guardavo Michael, e quando stavo per usare la scusa che avevo pensato evidentemente mi sono avvolta una ciocca col dito..

Allora lui..mi guardava..

"Emh..quindi stai dicendo che mi guardi spesso?" Chiesi incrociando le mani con i gomiti sul tavolo.

Le sue guance diventarono viola.

"Io..io intendevo dire solo che..sì, l'ho notato..ma non spostare l'attenzione su di me..dimmi chi ti ricordo."

Io deglutii. Si metteva male.

"Nessuno, okay? Fatti i cazzi tuoi, Lewis!"

Lui posò la chitarra e si avvicinò al tavolo minaccioso.

"Ma la finisci di fare così?!"

"Così come?" Non mi aveva spaventata minimamente e mi ero alzata fino ad arrivare a due centimetri di distanza dal suo naso.

"Come se tutto il dolore che hai dentro debba stagnare lì per sempre! Vuoi capirlo che ti puoi fidare di me? Se hai dei problemi io ci sono, cazzo! So che ci conosciamo da poco ma voglio solo fare amicizia con te, porca miseria! Lasciami sfondare quel muro!"

Le sue parole mi colpirono di nuovo come un fiume in piena.

"Ma fatichi così tanto a cercare di accettare questa mia decisione!?" esclamai. I miei occhi si posarono sulla sua bocca senza preavviso..

"Si! Caroline, io voglio conoscerti! È dalla prima volta che ti ho visto che volevo farlo!"

Io inarcai le sopracciglia "Ma se mi hai urlato contro! Non dire cazzate."

"Ma era perché..avevo paura.."

Io spalancai gli occhi.

"Paura..di me?"

Lui abbassò lo sguardo e notai che stava guardando le mie labbra, di nascosto.

"Oh no..io..avevo paura che tu non mi accettassi..avevo paura che se mi avessi conosciuto saresti scappata.."

Io inarcai le sopracciglia.

"Cosa? Perché dovrei scappare? E comunque potevi anche evitare di urlarmi contro.."

Lui alzò lo sguardo.

"Lo so, io..sono acido, stronzo, completamente imperfetto..tu ai miei occhi eri così..speciale..sono stato un coglione a trattarti in quel modo.."

Io mi sorprendevo sempre di più. Stava davvero dicendo quello che sentivo?

"Quindi sei..scappato tu da me? Mi allontanavi perché avevi paura di non essere alla mia altezza e mi odiavi perché ti facevo sentire così insignificante?"

Lui riabbassò la testa.

"Si..è più o meno così.."

Non potevo crederci. Lui stava scappando da me! Ero io quella che stava scappando da lui! Non per lo stesso motivo ma ci stavamo allontanando a vicenda!

"Poi però cos'è successo quel giorno? Cantando con me?"

Lui mi guardò in un modo strano..profondo..come se entrasse nella mia anima..

"Non ho intenzione di dirti nient'altro fino a che non confessi perché sei scappata dal ristorante, quella sera"

La magia si interruppe di nuovo.

Sospirai. Non volevo perderlo. Lui non lo immaginava neanche quanto tenevo a lui.

"Okay..te lo dico.." cedetti. Presi la tazza con il latte ormai freddo e la posai nel lavandino. Rimisi i biscotti nella credenza e gli feci segno di seguirmi.

Salimmo le scale, diretti in quella stanza, mentre il piano inferiore rimaneva nel semplice, rumoroso, silenzio.

La mia è la stella migliore #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora