Parte 1

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L'autobus è decisamente pieno, dei vecchietti sono occupati a litigare con la macchinetta per timbrare i biglietti, alcuni signori in camicia discutono di affari e dei ragazzi, che sembrano poco più grandi di me, sono intenti a preoccuparsi già degli esami della sessione invernale.

Quando sono per strada mi chiedo sempre cosa possa frullare nella testa delle persone intorno a me, ma in questo momento sembro l'unica davvero agitata.

Questa giornata porterà tante novità nella mia vita, oggi comincio il mio percorso universitario.

Dovrei riprendere la routine di qualche mese fa, abituarmi alla sveglia mattutina, al caos per strada e alle fastidiose voci dei professori.

Con una frenata improvvisa capisco di essere arrivata, scendo velocemente e mi ritrovo davanti l'immensa struttura universitaria.

La sua maestosità ricorda al pubblico un castello inglese, è contornata da giardini verdi curati minuziosamente e finestre in stile medievale.

Solo guardandola mi rendo conto di essere realmente cresciuta, non sono più un'adolescente, non sono più quella bimba piena di sogni e ambizioni. Ho desiderato così tanto la fine della scuola solo per ritrovarmi qui, terrorizzata, nel corpo di un'adulta, ma con il cuore di una bambina, quella che tempo fa è stata soppressa e messa in gabbia.

Mi incammino per il cortile in cerca dell'edificio giusto ma, troppo distratta dal mio telefono, vado a sbattere contro una ragazza. «Oddio scusami!» esclamo con preoccupazione, incrociando il mio sguardo con il suo.

I capelli mossi scendono morbidi lungo le sue spalle, contornano il suo viso pallido e innocente, nel quale spiccano i suoi occhi azzurri e lucenti. È radiosa, vivace e il suo sorriso trasmette la serenità di cui io ho bisogno.

Il suo corpo esile è coperto da un paio di skinny jeans e un golfino verde che le arriva appena sopra l'ombelico, sul quale si appoggiano una serie di collane oro con molteplici ciondoli.

«Non preoccuparti. Sei del primo anno anche tu?» mi chiede con voce squillante. Sembra una ragazza simpatica, mi piacerebbe conoscerla meglio.

«Sì, piacere Alyssa.» le porgo la mano che stringe con allegria. Mi scalda il cuore, è splendida.

«Io sono Sophie. Dove devi andare adesso?»

«Mh...edificio 7, e tu?» controllo i miei orari e dopo aver memorizzato le prime due ore, rimetto il foglio all'interno del mio zaino.

«Anche io! Vieni, andiamo insieme.» mi prende per mano e corre dall'altra parte dell'università. Nonostante sia più bassa di me mantiene un passo veloce, mentre io le sto dietro con lentezza.

Trovato l'edificio, entriamo dentro raggiungendo immediatamente l'aula. È molto vasta, parecchia gente ha già occupato metà dei posti, ma per fortuna io e la mia nuova amica riusciamo ad accaparrarci dei posti in seconda fila.

«Hai già visto il dormitorio? In che stanza sei?»

Scuoto la testa, «Non abito lontano da qui, ho deciso di rimanere a vivere a casa mia ancora per un po'.»

«Che fortuna, qui la retta non costa poco! Se ti va dopo posso farti fare un giro, dovrai venire a trovarmi qualche volta.»

«Ma certo Sophie.» le sorrido sinceramente.

Forse l'inizio di questa nuova avventura non sarà così terribile se con me ho la giusta compagnia.

Prendo l'iPad dalla borsa per prendere appunti, quando mi accorgo del ragazzo che si è appena seduto accanto a me.

«Finalmente ti ho trovata! Alyssa, ti avrò mandato almeno trenta messaggi.» si lamenta levando la giacca e buttandola sulla sedia con nonchalance.

Mi allungo per circondare il suo collo con le braccia e stringerlo in un forte abbraccio, che ricambia con affetto. Prima di lasciarmi andare mi lascia un delicato bacio sulla fronte che mi fa sciogliere tutti i nervi.

«Scusami. Hey Soph, lui è Jackson, il mio migliore amico.» mi tiro indietro per farli conoscere e si presentano l'uno all'altra; potremmo essere un bel trio in futuro.

Dopo numerosi minuti trascorsi a chiacchierare, il professore entra in aula con un'aria severa e rigorosa che sbigottisce tutti i presenti. Un silenzio abissale diventa il protagonista dell'intera sala, così immediatamente la lezione comincia e il corso viene presentato.


Una volta finita la spiegazione mi precipito insieme ai miei amici fuori dalla struttura, quasi mi addormentavo su quella poltroncina.

Alcuni studenti percorrono il cortile per raggiungere la propria facoltà, altri scherzano con i propri compagni e altri ancora studiano, ma un ragazzo in particolare cattura la mia attenzione: Vinnie Hacker.

Conosco Vinnie da quando ho sette anni, ha frequentato ogni tipo di scuola insieme a me.

Era un tipo socievole, gioioso, spensierato, la sua compagnia era abbastanza piacevole, ma con l'inizio del liceo qualcosa in lui è cambiato.

Alle superiori Vinnie era conosciuto come il ragazzo popolare, ricoperto di tatuaggi e con uno stile mozzafiato. Lasciava a bocca aperta chiunque posasse lo sguardo sulla sua figura, le ragazze sbavavano per lui e lo ritenevano il più figo della scuola, i ragazzi invece erano invidiosi.

È così affascinante che non deve nemmeno sforzarsi per attirare l'attenzione dei passanti. Ogni volta che entrava in un'aula gli occhi di tutti si posavano sul suo corpo sexy e sul suo viso angelico.

Ma di angelico Vinnie Hacker ha solo il suo bel faccino.

Non mi piace come tratta gli altri, è sempre troppo spocchioso e si sente superiore a tutti. È misterioso, non degna gli sconosciuti nemmeno di un cenno, se non per ottenere qualcosa in cambio, e non parla quasi mai.

È sempre nervoso, da cinque anni a questa parte non l'ho mai più visto sorridere sinceramente, le uniche volte in cui fingeva di farlo era per flirtare con qualche ragazza che finiva per scopare nei bagni.

A mensa non c'era mai, prendeva del cibo e poi correva di nascosto a rifugiarsi sotto gli spalti o negli spogliatoi.

Il suo atteggiamento non è cambiato nemmeno con il diploma, per quanto possibile, quest'estate lo ha reso ancora più scorbutico e taciturno.

Anche ora, con una sigaretta in mano e degli occhiali da sole se ne sta in disparte, lontano da tutti, ma ciò non ferma le occhiate delle ragazze in cerca di carne fresca.

Nonostante il suo brutto carattere, anch'io non sono riuscita a resistere al suo fascino. Ogni giorno provo a mettere da parte i miei sentimenti, cerco di ignorare la sua esistenza, eppure il desiderio di avvicinarmi a lui e conoscerlo nel profondo cresce sempre di più.

Nel momento in cui Vinnie mi passa accanto, mi sembra impossibile non sentirmi ammaliata da tale bellezza.

Quando mi cammina davanti, le strade sembrano illuminarsi, come se si trasformassero in una passerella sulla quale un diavolo travestito da angelo stesse sfilando, mettendo in mostra tutta la sua sensualità.

Speravo di abbandonare per sempre queste sensazioni con la fine della scuola, per quanto spaventata, ero contenta di iniziare l'università per lasciarmi tutto alle spalle.

Non mi aspettavo di vederlo qui, sua madre ha sempre raccontato alla mia del suo desiderio di trasferirsi e studiare a San Diego. Invece eccolo lì, più bello che mai.

Uno sbuffo interrompe i miei pensieri, Jackson accanto a me si è accorto della presenza del ragazzo dai capelli color miele. «Che ci fa quello stronzo qui? Tu lo sapevi?»

Scuoto la testa non distogliendo mai lo sguardo da lui, ma una figura davanti a me mi distrae facendomi spostare l'attenzione sul discorso precedentemente iniziato da Jackson. «Oh mio Dio, che bono, lo conosci Alyssa?» il viso di Sophie si illumina alla vista di Vinnie, non la biasimo.

«È il mio vicino di casa.»

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heyy!
è la prima storia che scrivo, se avete consigli o critiche costruttive le accetto volentieri, ma non siate cattivi per favore.
per chi viene dall'immagina "il ragazzo stronzo" (a cui questa storia è ispirata), conosce già una parte di questo capitolo, ma proprio scrivendo quelle parole mi è venuta l'idea per questo racconto, quindi non potevo non inserirla anche qui.
un abbraccio 🤍

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