Parte 40

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I colori caldi dell'alba segnano l'inizio di una nuova giornata, si fanno spazio nel cielo tinteggiandolo di sfumature purpuree e dorate. Il sole si sta innalzando e i suoi raggi traspaiono in camera mia attraverso le tende beige, ma la luce mattutina non ha nessun effetto su di me, ci aveva già pensato il profondo peso sul petto a svegliarmi alle quattro in punto, stringendomi il cuore in un pugno così stretto da velocizzarne i battiti. Ogni notte, quando il respiro si affatica e la tachicardia mi colpisce alla sprovvista, prego che non siano le mie ultime ore di vita, perché mi sento di morire.

Sono passate settimane da quando Jacob è stato sbattuto in prigione, giorni felici con Vinnie, finalmente il mio ragazzo, e notti insonni, come sempre.

Pensavo che il suo arresto avrebbe potuto placare ciò che mi ha causato, ma non si è portato con sé in carcere gli incubi e gli attacchi di panico. Dalla notte di Capodanno questi episodi sono peggiorati, e adesso ogni ferita è amplificata a dismisura.

Perché mi ostino a non guarire?

Mi sollevo con difficoltà dal materasso, sento i muscoli deboli e la testa girare; non è una sensazione nuova, so di aver bisogno di una tazza di caffè e qualcosa da mettere sotto i denti per sentirmi meglio.

Scendo le scale che indirizzano in cucina, nella quale sorprendendo mia madre alle prese con un pentolone di ragù italiano. «Ciao, mamma.» le stampo un bacio sulla guancia.

Mi mancava, abbiamo discusso quando le ho parlato di Vinnie e da quel momento l'ho vista sempre meno, a causa del mio orgoglio troppo grande da schiacciare sotto i piedi. Credo sia anche arrivato il momento di dirle che ormai ci siamo fidanzati, non ha più senso nascondersi per una mancata approvazione, mi interessa l'accettazione di mia madre, ma non fino al punto da vietarmi la felicità del mio primo e unico amore.

«Buongiorno, tesoro. Stai bene? Hai fatto colazione?»

«Sì, sì, non ti preoccupare.» afferro un biscotto dallo scaffale e riempio un bicchiere di caffè e latte. «Sai, non ti ho detto una cosa, ma so già che non sarai d'accordo, quindi non cominciare a darmi ordini che non rispetterò, okay?»

«Sentiamo.»

«Io e Vinnie stiamo insieme.» trattengo un sorriso, mordendomi il labbro inferiore.

Termina i suoi movimenti circolari nella pentola, mette giù il mestolo di scatto e si volta a guardarmi con un'espressione indescrivibile. «Mio Dio, fai sul serio?» mi abbassa il mento nella sua direzione, con l'obiettivo di obbligarmi a sfidare i suoi occhi indagatori.

«Certo, e mi andava di dirtelo, ora non fare commenti, per favore.»

«Santo cielo, credo stia per venirmi un infarto.» si tocca il petto teatralmente, provando a sentire le palpitazioni del suo cuore. Poi balza sul posto, risvegliandosi dal suo stato di trance e mi divora nella morsa estremamente asfissiante delle sue braccia. La pelle del suo collo emana un profumo tanto dolce che associo da sempre alla parola casa, è bello ritornare a sentirsi una bambina e affondare nelle braccia della mia famiglia. «Finalmente, lo desideravi tanto!» mormora al mio orecchio con un tono provato dall'emozione.

«Cosa? Non sei arrabbiata?»

«Sai che io e sua madre aspettiamo questo momento da sempre! Purtroppo, sei fortunata perché gli voglio bene come se fosse mio figlio. Ma Alyssa, devi promettermi che starai attenta e che non ti non caccerai in altri guai seri con lui.» scioglie la stretta per puntarmi un dito contro, assottigliando le palpebre con aria minacciosa.

«Cercherò di fare il possibile...» ridacchio, contenendo la commozione nell'assistere alla sua reazione. Sono contentissima sapendo che anche lei è contenta per me.

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