Parte 22

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Per la prima volta, in settimane, la scorsa notte mi sono addormentata con un sorriso stampato sul volto e mi sono risvegliata allo stesso modo, un sorriso smagliante come quello di una bimba e consapevole degli universi che un bacio ha allineato dentro di me.

La mia mente non riesce ad allontanare il ricordo di Vinnie, e poi della sua bocca sulla mia, incastri che hanno raccolto tutti i frammenti che mi compongono e li hanno rimessi al loro posto, aggiustandomi nel migliore dei modi.

Ho cercato cure in tante persone, ma un tocco, un solo tocco è bastato a tormentare le mie interiora, e poi a mitigare e a guarire tutto ciò che ho di rotto.

«È da quando sei arrivata che hai questo sorriso stampato sul volto e mi ascolti a mala pena, che succede?» bisbiglia Sophie, che si è avvicinata a me scuotendo violentemente il mio braccio.

Ringrazio mentalmente di essere ormai all'università, dove ai professori non importa più se presti attenzione alle lezioni oppure no, perché il mio sguardo sognante e perso nel vuoto rendono ovvia la mia scarsa concentrazione.

Rido cercando di occultare il mio imbarazzo, appoggio il capo sul banco, facendomi da cuscino con gli avambracci. «Si tratta di Vinnie.»

«Uh, gossip! Sono tutt'orecchi.» posiziona la sua faccia poco distante dalla mia, nascondendo il suo viso dolce dietro la schiena della ragazza davanti a lei.

Riferisco tutto con fermento a Sophie, che ascolta ogni parola che esce dalla mia bocca mostrando interesse e, alla fine del discorso, mi sorride genuinamente vedendo quanto fossi contenta nel raccontarlo. «Quanto sei carina, sei tutta rossa.» mi fa notare, facendo riferimento al calore scarlatto che mi scalda le gote.

Le do una leggera spinta, spostando il suo corpo di qualche centimetro. «Smettila di prendermi in giro.»

«Quindi vi frequentate?» ritorna seria, togliendosi il ghigno divertito dal viso.

«No, non so se gli piaccio...penso che lui mi odi e basta in realtà.» alzo le spalle con noncuranza, fingendo disinteresse nei suoi veri sentimenti, come se non ci pensassi ogni maledetto giorno.

«Non credo ti odi, altrimenti non...» viene interrotta dalle parole del professore, che segna la fine della classe. «Finalmente, andiamo, dai!» infila lo zaino in spalla e mi tira con sé verso l'uscita.

«Ci vediamo a pranzo, ora devo fare una cosa.» mi fermo, sottraendomi dalla sua presa.

«A dopo.» mi stampa un affettuoso bacio sulla guancia, prima di correre via, come al solito. La vedo scappare verso la prossima aula frettolosamente, con il cappotto sgualcito sulle braccia e la coda tirata con estrema precisione, che oscilla da un lato all'altro.

Mi dirigo verso la solita scalinata in ferro, che porta all'uscita d'emergenza del college: il posto segreto di Vinnie, che è diventato un po' anche il mio.

Cammino oltrepassando la calca di studenti e svolto l'angolo per il retro, dopo il mastodontico castagno dalle foglie arancioni, che coprono l'intero sentiero, donando alla mia breve passeggiata i colori in una giornata spoglia e grigia della mia stagione preferita.

Come prevedevo, è lì, seduto sempre sullo stesso scalino, il terzo, nella solita posizione: sigaretta tra le dita, gambe divaricate e sguardo perso nel vuoto.

Una ragazza è all'in piedi di fronte a lui, il suo busto è abbassato, in modo da far apparire la scollatura sul seno prosperoso davanti agli occhi di Vinnie. Ha uno stupido sorriso stampato sul volto e gli occhi grandi da cerbiatta, la solita biondina da cui è attratto.

Gli arrivo dalle spalle, e solo nel momento in cui mi accomodo accanto a lui si accorge della mia presenza. Senza aprire bocca, gli sottraggo la sigaretta e la poggio sulle mie labbra, inspirando.

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